Dopo l’esternazione del nostro primo ministro Conte sulla impossibilità assoluta, a fronte di un ritiro delle ministre del guitto fiorentino, di un nuovo governo con la partecipazione di I.V. poi rielaborato con un doppio salto mortale rivoltato e carpiato dopo l’incontro con il Presidente Mattarella che riportava tutto ad una nuova disponibilità; dopo la conferenza pomeridiana di Renzi che perseguiva la scelta di abbandono programmata, sarebbe stato davvero da folli, per uno come me studioso di Comunicazione, perdersi lo spettacolo conseguenziale sulle reti televisive.
Comodo sul mio divano ho acceso quindi la video lavatrice (leggasi TV) e ho dato libero sfogo allo smanettamento sulle principali reti televisive
Come era facile intuire, all’appuntamento non si è assentato nessuno.
I giornalisti (??), opinionisti (??) tutti presenti all’appello. Pronti alla disamina della vicenda appena accaduta (parlo del presente), liberi di esprimersi su qualsiasi forma di ipotesi (parlo del futuro) in un vortice incontrollato e incontrollabile di seghe mentali (perdonate l’uso dell’utensile da falegnameria).
Prima di entrare nell’analisi dello spettacolo circense sgombrerei una volta per tutte la mente, approfittando della situazione, per definire i giornalisti (??), opinionisti (??) nel modo più corretto.
Direi tifosi di football. No, troppo raffinato. Tifosi di calcio. Ancora troppo raffinato. Meglio tifosi di pallone. Così la definizione dà più di Bar Sport.
Partiamo dall’inizio.
Si trattava, in prima battuta di inquadrare l’accaduto.
C’era la crisi oppure no?
Il primo dilemma era sbrogliare questo nodo.
Ipotesi, tesi e susseguente eventuale svolgimento.
L’enunciato di un teorema prevede che si suppongano vere le ipotesi. Se lo sono, anche le tesi risultano vere. E quindi si può operare su svolgimenti vari.
Ma ascoltando i due protagonisti della singolar tenzone non risultava chiaro se si fosse di fronte ad una “crisi” nel suo significato classico.
Insomma il tema al “presente” era di difficile svelamento. Immaginate le ipotesi prodotte dai giornalisti (??) e opinionisti (??) su analisi future!!!
(nota critica: devo smettere di mettere punteggiatura a iosa altrimenti mi convinco di star dettando a Peppino la famosa lettera “Signorina, vengo con questa mia addirvi” con conseguenti punto, punto e virgola, due punti…mah sì che poi dicono che noi provinciali...).
Insomma, per farla breve, i tifosi di pallone non sono riusciti a cavare un ragno dal buco.
Qualsiasi ipotesi proposta con tutto l’impegno possibile portava inevitabilmente alla falegnameria di cui sopra.
Anche qui su tutto si riproponevano due ipotesi. La prima che vedeva comparire come in ogni crisi politica italiana, le figure dei “responsabili”, divenuti con una nuova e più aggiornata lettura “costruttori”. E anche qui, credo si renda necessario approfittare della situazione per dare una definizione giusta a questi personaggi. Chiamiamoli “preservanti”, quelli per intenderci che si cautelano contro rischi o pericolo (perdita dello scranno parlamentare).
La seconda ipotesi, solo velocemente ipotizzata e altrettanto velocemente rigettata e messa in spazzatura, era quella di nuove elezioni.
Cosa assolutamente improponibile in una situazione pandemica in atto.
Sarebbe da irresponsabili. Questo è quanto.
Regno Unito, Spagna, Polonia, Azerbaijan, Irlanda, Slovacchia, Serbia, Stati Uniti, Perù, Israele, Etiopia, Costa d’Avorio, Iran hanno votato nel periodo pandemico.
Mamma mia quanti irresponsabili in giro per il mondo. A meno che non abbiano avuto nessun contatto con il Covid19. Scegliete liberamente la risposta più consona.
Ma su tutto, del circo Barnum, ciò che più mi ha colpito – direi fulminato – è che nessuno dei presenti alle tavole rotonde avesse dedicato un lauto periodo del loro tempo a disposizione per l’analisi di rito, sul passato dei due contendenti. Uno sguardo a quella porzione di tempo, appunto il passato, per poter ipotizzare soluzioni. Se non altro a fronte di ciò che i due “protagonisti “ci avevano proposto nei periodi appena passati.
Semplice dimenticanza? Incapacità di analisi? O paura di scoprirsi oltre misura?
Ne dico una su tutte.
Sarebbe bastato ricordare più volte e più volte ancora che il guitto fiorentino è lo stesso individuo che non molti mesi fa ha rappresentato il salvatore della patria per la formazione giallorossa (Roma football club) a scapito della formazione gialloverde (Brasile Confederacao football brasileira) vittima delle ubriacature da mojito estivo del genialoide leghista. Renzi? Stesso personaggio. Quello dei referendum con abbandono della politica attiva se perdente, quello delle rottamazioni. Nessun sosia. È sempre lui.
E dall’altra parte Conte, l’avvocato degli italiani, l’intellettuale che ha imparato in tempi da record, l’individuo che, a detta dei tifosi di parte, lavora alba, mattino, pomeriggio sera e notte (anche in questo caso la verifica è stata fatta sulla base di una luce accesa in una stanza come in un lontano perdio storico?). Il primo ministro vassallo dei due vice primi ministri, riciclatosi in una nuova coalizione di segno opposto. Nessun sosia. È sempre lui.
Forse i tifosi di pallone se avessero analizzato i due personaggi in questione ci avrebbero dato una visione più chiara dell’accaduto.
Ho timore, invece, che ci sarà il rischio di una replica delle esternazioni da ballatoio (così le definì il saggio Bersani) da parte del primo Ministro Conte in Parlamento nello strappo con Salvini.
Stavolta saranno dedicate a Renzi.
C’è solo da attendere.