FATTI

Incroci fra tv nazionali e giornali:
"Il divieto diventa definitivo"

Il divieto di incroci stampa-tv “non sarà più prorogato di anno in anno come avveniva in passato e diventa definitivo". Il sottosegretario all'Editoria Vito Crimi ha scritto in materia su Facebook una nota intitolata siggnificativamente: "DIVIETO DI INCROCI TRA TV NAZIONALI E GIORNALI: FACCIAMO CHIAREZZA". Eccola:
"Cambia il tema ma continuano a sparare fake news. Questa volta il bersaglio è il divieto di incrociare in un'unica proprietà tv nazionali e giornali, appena inserito in manovra. Facciamo un po' di chiarezza, allora, per quei difensori del pluralismo a intermittenza, anzi a convenienza, che si strappano i capelli.
Il divieto, per chi possiede tv nazionali, di acquisire partecipazioni in imprese editoriali esiste dal 2005. Lo ripetiamo: il divieto esiste ed è in vigore da 13 anni. E pensate un po', in tutto questo tempo siamo sopravvissuti noi e sono sopravvissute le televisioni.
Il divieto è stato introdotto con il decreto legislativo n. 177 del 2005 (art. 43, comma 12). La norma prevedeva che per cinque anni (fino al 2010) non si potessero possedere contemporaneamente tv nazionali e giornali.
Ora, è dal 2010 che l'Agcom e l'Agcm (le Autorità garanti delle Comunicazioni e della Concorrenza e del Mercato) denunciano che se questa norma dovesse cessare i suoi effetti, il pluralismo sarebbe in pericolo. Avete capito bene: se viene meno la norma che impedisce la concentrazione di giornali e tv in un'unica proprietà, il pluralismo è in pericolo. Il pluralismo, proprio quello che in tanti oggi vorrebbero difendere: peccato che alcuni lo difendano solo quando non tocca i loro interessi. Insomma son tutti bravi a fare i pluralisti con gli interessi degli altri.
Dal 2005, tutti i governi di centro destra e centro sinistra hanno sempre prorogato questo sacrosanto divieto. Tutti, per 13 anni.
Ora che Il MoVimento 5 Stelle è al governo, sarebbe toccato a noi ripetere quel che hanno fatto tutti i governi fino ad oggi, ovvero prorogare il divieto di un altro anno, semplicemente. Ma arrivati a questo punto, se il divieto sopravvive da 13 anni ed è indispensabile per tutelare il pluralismo, perché dovremmo limitarci a prorogarlo di un solo anno? Possiamo fare di meglio, puntare alla semplificazione e renderlo definitivo.
Cosa c'è di straordinario in questo? Niente. Eppure è bastato questo semplice ragionamento a far impazzire i "difensori" del pluralismo. Forse qualcuno sperava in una svista, che ci sfuggisse. Forse qualcuno sperava che gli "incompetenti" al governo facessero un errore e non vedessero la norma, così da poter allargare il suo già grande potere di controllo sui media.
Beh, avete fatto male i calcoli. Non c'è più trippa per i vostri comitati d'affari!".