Ho la nausea dei libri di testo di storia. La loro organizzazione monolitica, la piatta ripetitività e la natura elementare di ogni argomentazione. Tutto ciò schiaccia ogni mia volontà di imparare qualcos'altro e di insegnare seriamente questa disciplina. Se un rappresentante te ne porta 15, di 15 case editrici diverse, sono incredibilmente tutti e 15 identici tra loro. Non solo. Un manuale di storia di oggi è del tutto identico ad uno di trent'anni fa, a sua volta non molto diverso da uno di sessant'anni fa.
Certo, si può fare a meno del manuale di storia per insegnare storia, questo lo so bene. Ma perché non si prova a fare qualcos'altro? Qualcosa di diverso? È questo il punto. Perché cambia tutto intorno a noi e non cambia l’ordine degli argomenti, l’impostazione e la trattazione degli stessi all’interno di un testo scolastico di storia? È questo il punto.
Noi dovremmo forse immaginare un libro di storia meticcia, scritto non da due mani, né tanto meno da due mani bianche. Dovremmo immaginare un libro di storia che fosse scritto da un grande numero e da una grande diversità di mani, una storia meticcia raccontata da molteplici punti di vista, da diverse latitudini, incorporando le prospettive di ognuno, di ogni cultura, di ogni frontiera, di ogni trasformazione, di ogni visione antropologica del tempo e dello spazio, della vita e della morte, dell’ordine e del caos, del cibo e della cura, del lavoro e del piacere.
Mi chiedo (da un bel po’ di tempo) se ciò sia possibile. Intanto mi rimane la nausea per i libri di testo di storia.
(*) docente e formatore, da Facebook, 25 gennaio 2019