Otto le vittime italiane del tragico volo Ethiopian. Ma i giornali ne ricordano sette, raccontandone le biografie. Di Rosemary Mumbai, invece, non si dice nulla, si scrive solo il nome, ultima nell’elenco dei morti italiani. Repubblica la cita assieme all’inglese Joanna Tools: le due sventurate lavoravano alla Fao e vivevano a Roma, come si scopre nelle sei righe che chiudono - in fondo alla seconda colonna - un articolo che descrive chi erano le due ragazze romane Pilar e Virginia, funzionarie Onu che avrebbero dovuto partecipare alla conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite a Nairobi.
Chi era Rosemary?
Possibile che sia stata trascurata, travolta dall’effetto collaterale in chiave giornalistica del truce “prima gli italiani” (sottinteso: quelli “veri”...)?
Ai tempi d’oro di Repubblica, quando il giornalismo cercava d’essere, nel limite del possibile, un mestiere serio, scomodo e complicato, se non fossimo stati capaci di scoprire chi era Rosemary ci avrebbero impalati (giustamente).
D’altra parte, in linea con questi tempi grami per il giornalismo, nel sito di Repubblica.it si può leggere un articolo sulla vicenda che ha appena coinvolto Al Bano. Il cantante pugliese è infatti stato inserito dalle autorità di Kiev nella lista nera degli individui che minacciano la sicurezza dell’Ucraina. Come mai? Al Bano paga la sua ostentata ammirazione per Putin. Nell’articolo si riporta una recente intervista del cantante, che spiega come abbia conosciuto il leader del Cremlino: “L'ho incontrato tre volte. Nel 1986, durante una tournée in Russia, feci 18 concerti a Leningrado e altri 18 a Mosca. In uno di questi era presente anche lui, allora capo del Kgb. Il giorno dopo venne in albergo per complimentarsi."...
Peccato che Al Bano abbia raccontato una supercazzola, ma chi lo cita non se ne è accorto. E questo è grave. Perché Putin non è mai stato capo del KGB, dove è entrato nel 1975 quando aveva 22 anni e mezzo, e dove è rimasto in servizio per sedici anni. Al momento del congedo, era tenente colonnello. Dal 1985 al 1990 ha vissuto a Dresda per conto del KGB collaborando con la Stasi, utilizzando come copertura un’identità di interprete. Bastava informarsi, ed evitare di diffondere simili sciocchezze. Le fake news sono sempre in agguato. Anche nelle redazioni di chi vuole combatterle...
(*) Facebook, 11 marzo 2919