FATTI

"Così, col nuovo governo possono
ripartire editoria e informazione"

In carrozza, si cambia. Quelle esposte martedì 29 ottobre dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Andrea Martella, sono vere e proprie linee programmatiche di una riforma organica degli interventi pubblici nel settore dell’informazione e dell’editoria. Stabilizzare i contributi diretti e indiretti all’editoria, rivedere il sistema di sostegno alle agenzie di stampa, sostenere il riequilibrio finanziario dell’Inpgi “anche attraverso l’ampliamento della platea contributiva”… Martella non si però è limitato a questo. Utiliozzare gli introiti della digital tax a sostegno del settore, combattere la precarizzazione dei giornalisti, attivare un tavolo per l’equo compenso giornalistico, supportare il turnover generazionale con concessione di prepensionamenti solo nel rapporto di 2 a 1 rispetto a una nuova assunzione…
L’informazione, afferma Martella, non può essere equiparata ad un qualsiasi bene materiale o ad un servizio che si acquisisce sul mercato, ma è un bene fondamentale per la democrazia. Infatti “è il pluralismo dell’informazione ad assicurare la formazione di un’opinione pubblica libera e criticamente fondata”. Già dalla prossima legge di bilancio, si differiranno di un anno i termini per la riduzione dei contributi diretti all’editoria. Si interverrà con contributi fiscali a favore delle edicole, misure di agevolazione degli investimenti pubblicitari e delle tariffe postali.
AGENZIE DI STAMPA. Potranno essere protratti fino al 30 settembre 2020 i contratti in essere hanno scadenza 31 marzo 2020. Sarà rivisto il sistema dei bandi di gara che “hanno mostrato criticità”. Per Martella “l’utilizzo di procedure di affidamento basate sul miglior fornitore non dovrebbe ritenersi compatibile con l’esigenza di necessaria garanzia del pluralismo informativo che richiede più fornitori che si differenziano per originalità e punto di vista”.
DIGITAL TAX. Sarà usata a sostegno dell’editoria. Il governo si impegna ad un “tempestivo recepimento della direttiva Ue sul copyright”, approvata quest’estate (“Deve essere recepita dai Paesi membri entro il 7 giugno 2021”). Intanto c’è l’utilizzo della digital tax sulle intermediazioni finanziarie, prevista nella legge di bilancio, con la proposta dell’utilizzo del 5% degli introiti con il limite massimo di 20 milioni di euro all’anno, “strutturalmente riservati all’alimentazione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione nel sistema editoriale”.

INCENTIVI OER ACQUISTI E ABBONAMENTI. Martella ha anticipato “una misura significativa non solo per l’impatto finanziario, ma anche e soprattutto per la sua valenza culturale”: sarà finanziato un sistema di incentivi all’acquisto di abbonamenti a quotidiani e periodici, anche in formato digitale, destinato alle scuole pubbliche e paritarie di ogni ordine e grado e ai singoli individui

RIFORMA EDITORIA 5.0. Insomma, per il responsabile editoria del governo M5S-Pd-Leu-Iv, serve avviare una riforma dell’editoria nel suo complesso. Una riforma attesa da 38 anni e mai portata a termine. Una riforma in linea con gli altri principali paesi europei, “che abbia lo stesso impatto di Industria 4.0”, tenendo conto delle mutate condizioni di mercato e delle innovazioni tecnologiche che ci portano a guardare all’editoria del futuro.Che significa “stimolo alla trasformazione digitale, senza abbandonare il sostegno alla produzione cartacea, valorizzando l’integrazione tra i supporti cartaceo e digitale anche con appositi incentivi fiscali”. Una riforma che nascerà sulla base del confronto, assicura il sottosegretario. “E’ mia ferma convinzione che qualunque determinazione di governo in un settore di interesse pubblico così rilevante per la tutela dell’ordinamento democratico, quale è quello dell’informazione, debba essere assunta con il pieno coinvolgimento del Parlamento e secondo un metodo partecipato e costantemente aperto al confronto con tutti gli stakeholders e con la società civile”.
CO.CO.CO. Martella ha anche annunciato la creazione di un tavolo specifico per il superamento dei contratti co.co.co in ambito giornalistico. “La precarizzazione del lavoro giornalistico è riconducibile almeno in parte all’utilizzo improprio dell’istituto della collaborazione coordinata e continuativa. Ritengo sia una criticità da affrontare anche mediante un apposito tavolo di confronto sul ruolo e il perimetro dei contratti collettivi”.
RIFORMA DELLA DIFFAMAZIONE. E’ fra altre importanti iniziative legislative ancora sospese da portare a termine, col superamento della pena del carcere per i giornalisti e la legge sulle querele temerarie. “La risposta non può essere quella della repressione penale. Serve semmai un sistema di sanzioni civili più congruo e adeguato ai nuovi mezzi di informazione, accompagnato da un rafforzamento del codice deontologico e da una maggiore responsabilizzazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione di contenuti giornalistici, dal direttore all’editore”.
SALVATAGGIO DELL’INPGI. “La difesa del lavoro giornalistico passa anche attraverso la sua effettiva tutela previdenziale e, in particolare, attraverso la garanzia della sostenibilità delle prestazioni”. Martella considera “positivamente le misure recentemente introdotte dal legislatore per favorire il riequilibrio finanziario dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti (Inpgi) e garantirne la sostenibilità economico-finanziaria nel medio e lungo periodo, anche attraverso
l’ampliamento della platea contributiva”. Precisando: “Per quanto di mia competenza, assicuro la massima attenzione del Governo nel monitoraggio di questo processo”.
SOSTEGNO ALLE EDICOLE. Falcidiate dalla crisi, ma presidio territoriale imprescindibile. “Bisogna assicurare la distribuzione democratica dell’informazione su base plurale e universale, le edicole svolgono innegabilmente una funzione di interesse pubblico, che merita di essere riconosciuta sia pure in un contesto profondamente mutato qual è quello attuale. Oggi occorrono, innanzitutto, interventi per favorire l’informatizzazione, per sostenere forme nuove di commercializzazione dei prodotti editoriali, per riavvicinare i
cittadini alle edicole, attraverso un’offerta nuova e diversificata”.
Insomma, per Martella è necessario “patto culturale” con il Paese. Per raggiungere gli obiettivi fondamentali per il settore serve “uno sforzo di collaborazione, che deve avere come obiettivo ultimo quello di salvaguardare il bene pubblico dell’informazione e del pluralismo, che sono imprescindibili per il buon funzionamento della nostra democrazia. Dalla tutela del pluralismo dipende anche la qualità della democrazia”.
REAZIONE DEL SINDACATO. Queste proposte e l’intera impostazione dei problemi da parte del sottosegretario “contengono spunti incoraggianti per tutto il settore» per Raffaele Lorusso, segretario generale della FNSI. “È positivo che il sottosegretario intenda riformare la legge 416 del 1981 in modo organico, mettendo da parte interventi estemporanei. Particolarmente importante è il riferimento alla necessità di affrontare compiutamente il problema del precariato, favorendo percorsi di emersione e di inclusione. Non è più pensabile affrontare i processi di ristrutturazione aziendale soltanto in termini di tagli e uscite anticipate dal mondo del lavoro. Si tratta di misure che fino ad oggi si sono dimostrate tutt’altro che risolutive perché – lo dicono i numeri – hanno aggravato la situazione del bilancio dell’Inpgi e allargato il perimetro della precarietà. È necessario ragionare contestualmente di investimenti, di rilancio e di sviluppo, di lavoro, partendo dalla salvaguardia dell’autonomia dell’Inpgi per la quale sono auspicabili provvedimenti in tempi brevi da parte del governo. Altrettanto impegnative sono le dichiarazioni del sottosegretario sulla necessità di contrastare le querele bavaglio e le azioni di risarcimento temerarie così come sulla sospensione dei tagli al fondo per il pluralismo dell’informazione e sulla tutela delle agenzie di stampa. La Federazione nazionale della Stampa italiana ribadisce la propria disponibilità al confronto a tutto campo con il governo e con gli editori, partendo dalla consapevolezza che serve un cambio di passo e, soprattutto, una visione d’insieme e non mirata a ottenere misure parziali. Bisogna ripartire dal lavoro regolare: la precarietà è nemica dell’informazione di qualità e non può sostenere quel pluralismo, da tutto riconosciuto – almeno a parole – un valore essenziale per la tenuta delle istituzioni democratiche”.