Erano accusati, sulla base di indagini della Guardia di Finanza, di "simulazione di vendite di copie del Quotidiano di Sicilia" e, così facendo di aver indotto "in errore la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento per l'Editoria nella determinazione del contributo pubblico da erogare" alla società editrice del quotidiano. Ora il Tribunale di Catania ha condannato a un anno e sei mesi di reclusione ciascuno - per frode allo Stato - i responsabili della Ediservice. Si tratta del presidente e direttore Carlo Alberto Tregua, del vice-presidente Filippo Anastasi e del consulente editoriale Sebastiano Urzì.
E' l'ennesima notizia che riguarda gli errori e gli orrori determinati, in tutta Italia, da una normativa dei contributi all'editoria che per decenni ha distribuito, senza controlli, risorse ai più furbi e agli amici degli amici, determinando peraltro gravi manipolazioni del mercato e della libera concorrenza, con danni incalcolabili alla stessa democrazia del Paese.
Per quello che riguarda la specifica vicenda catanese, la Ediservice tiene a precisare: "Con riferimento alla sentenza pronunciata dal Tribunale di Catania, Prima Sezione penale, pur nel rispetto della determinazione assunta dall'Autorità giudiziaria, non possiamo non manifestare stupore e meraviglia per l'esito che appare non corrispondente a quanto emerso nel dibattimento. Tuttavia attendiamo di conoscere le motivazioni e proporremo rituale impugnazione contro detta statuizione, nella certezza che in sede di Appello verrà riconosciuta la correttezza dell'operato della società e dei suoi rappresentanti legali, nella consapevolezza dell'estraneità rispetto ai fatti addebitati".
L'inchiesta della Guardia di Finanza è considerata dagli inquirenti "poderosa". A sostenere l’accusa è stato il pubblico ministero Fabio Regolo. Dopo un acceso confronto in aula tra le parti, la ricostruzione della Procura ha convinto il giudice.