Un libro appena pubblicato (La Radio, storie e curiosità per chi la fa e chi l’ascolta dalla valvola al web di Gianni Carrucciu, Santelli editore) mi porta in quella strada di Roma che unisce piazza di Spagna e piazza del Popolo. La via deve il suo nome alla statua di Sileno inserita nella fontana fatta costruire da Gregorio XIII alla fine del Cinquecento. Era così brutta che i romani la ribattezzarono «er Babuino». La fontana situata all'altezza dell'attuale numero civico 49 fu rimossa e smembrata nel 1877, perché troppo ingombrante. La statua venne sistemata nel cortile di palazzo Boncompagni Cerasi nel quale avrebbe fissato al propria sede romana la Eri, la casa editrice della Rai. Lo considero un grande privilegio aver lavorato per anni in quegli uffici con affacci anche su via Margutta e sul Pincio.
Nel 1957 la statua è stata nuovamente sistemata a fontana su una vasca e collocata, dove la vediamo ancora oggi, all’angolo della chiesa di Sant’Attanasio dei Greci.
La strada deve la sua particolare atmosfera alle gallerie d'arte, alle botteghe degli antiquari, agli studi degli artisti, ai ristoranti degli osti generosi che in cambio della loro calda ospitalità ricevevano dai pittori tele, ancora fresche di colore, che nel tempo si sarebbero dimostrate un buon affare.
Nei ritrovi avvolti nel fumo delle “nazionali” e nei caffè si incontravano pittori, scultori, scrittori, giornalisti, critici, protagonisti della bohème nostrana. Ci si vedeva da Notegen, da Canova, da Rosati oppure su e giù per via del Babuino. C’era Federico Fellini (aveva casa a via Margutta): lo s’incontrava, avvolto nelle sue lunghe sciarpe, accompagnato dalla sua Giulietta. Qui, veniva a trovarlo un giovane Roberto Benigni che il Maestro portava a gustare la buona cucina emiliana di Giuseppe a via Angelo Brunetti. Arriveranno, più tardi nel tempo, Luigi Magni e Pupi Avati.
C’era anche la libreria Feltrinelli frequentata da Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Elsa Morante, dal Gruppo 63 con qualche incursione di personaggi internazionali come Gabriel García Márquez e Günter Grass.
Ma quella strada deve la sua fama soprattutto alla Rai, che nel palazzo del conte Vaselli, Hotel de Russie prima e di nuovo oggi, ha avuto la sua antica sede. Via del Babuino 9: quante volte questo indirizzo è stato diffuso dalle onde radio in Italia e nel mondo! Erano gli anni della radio e delle sue mille voci (diffuse nell’etere dal Babuino e da via Asiago). Personaggi mitici. Qualche nome? Carlo Emilio Gadda, Antonio Piccone Stella, Sergio Tofano, Alberto Sordi, Silvio Gigli, Arnoldo Foà, Mario Ferretti, Nunzio Filogamo, Nicolò Carosio, Ruggero Orlando, Lello Bersani, Mario Giobbe. Erano gli anni di “Dio, Patria e Famiglia”. E di trasmissioni come Classe unica, L’approdo, I concerti Martini & Rossi e dei cantanti di Cinico Angelini.
Tra le molte voci del Babuino c’era quella inconfondibile di Zavoli: empatica, ferma, elegante, capace di coinvolgere e trasmettere emozioni. Il giornalista Sergio Zavoli è stato, per lunghi anni, protagonista della radio e della televisione più innovativa e ha fatto la storia della televisione. É incredibile, nel corso della sua lunga carriera rischiò il licenziamento: lo chiese il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat per un servizio sul Codice Rocco. Però al vertice della Rai c’era Ettore Bernabei e lui sapeva, quando era necessario, fare barriera contro chi premeva i bottoni.
Ma è all’Italia che la radio vuol dar voce e dal Babuino partono i mezzi mobili di color azzurro-metallizzato della Rai per raggiungere i comuni più lontani, dove artisti e tecnici delle “radiosquadre” allestivano spettacoli in piazza.
L’Italia è conquistata e la radio lascia spazio all’irruente televisione. E così dopo le voci anche i volti della Rai si diffondono nell’Italia e nel mondo.
Nella ristrutturazione logistica dell’azienda l’informazione della radio si trasferisce a Saxa Rubra mentre il varietà radiofonico continua a intrattenere, con tangibile successo, un pubblico vasto e fedele dagli studi di via Asiago.
Nel libro di Gianni Garrucciu si trova tutto ciò che la radio ha fatto per la crescita e per la formazione degli italiani nel corso di un secolo: i primi programmi, l’utilizzo del mezzo nell’era fascista, le macerie della guerra, l’entusiasmo della ricostruzione, la concorrenza della radiofonia privata. Il tutto arricchito dalle testimonianze spesso inedite di numerosi protagonisti. E poi le nuove tecnologie, i social media, gli studi scientifici e mediatici sulle figure che fanno e che ascoltano la radio dopo l’avvento degli smartphone, di instangram, twitter e facebook, sino al ruolo della radio nel futuro del pianeta.
Nella programmazione Rai la radio resta centrale e a livello globale è il mezzo maggiormente utilizzato. Questa capacità unica di raggiungere il pubblico più vasto significa che la radio può raccontare le diversità della società e dar loro voce per essere rappresentate e ascoltate, offrendo un’ampia varietà di programmi, punti di vista e contenuti.
Il libro di Garrucciu va oltre i confini di via Asiago. Nella prima parte ripercorre il lungo cammino della radio dal 1924 (Uri) e dal 1928 (Eiar), dagli anni della guerra e delle città liberate (Radio Bari, Radio Napoli, Radio Roma, Radio Firenze, Radio Bordigali-Sardegna…) a oggi, affrontando i temi sociali, politici, tecnici, e tutto ciò che lega la radio al processo di sviluppo del nostro Paese. Nella seconda parte, analizza la figura di chi lavora in radio e di chi l’ascolta: le nuove tecnologie, i social media e gli studi scientifici.
In un’era di rapida evoluzione mediatica, oggi, che la presenza della comunicazione è diventata dirompente e agli effetti della carta stampata, della radio e della televisione si sono aggiunti quelli dell’elettronica e di Internet, la radio mantiene un posto speciale in ogni comunità, come fonte accessibile e insostituibile di informazione. Oggi sta vivendo una nuova giovinezza, grazie alla digitalizzazione del segnale e alla trasmissione in Rete che permettono personalizzazione e condivisione.
Questo libro La Radio, storie e curiosità si rivolge a un pubblico che va da coloro che hanno conosciuto le origini del mezzo alla generazione che cresce con i social e le nuove tecnologie, ma frequenta la radio come strumento di informazione e di intrattenimento. Ed è anche un manuale assolutamente utile agli studenti che devono approfondire la radio come mezzo di comunicazione.
Una pubblicazione, questa di Garrucciu, che ha grandi meriti. Non ultimo l’aver richiamato l’attenzione sulle “Norme” di Carlo Emilio Gadda e di Antonio Piccone Stella su come si scrive una notizia e su come si affronta un microfono della radio.
Preziose le testimonianze originali di numerosi autori, attori e conduttori. Un indice dei nomi, che purtroppo manca, sarebbe certamente apprezzato. A Biagio Agnes (“rilancia la radiofonia di Stato, certamente grazie anche alle sue influenze politiche, ma soprattutto grazie alle sue intuizioni, alla sua esperienza, alla sua professionalità”), a Renzo Arbore (“personaggio-chiave della storia della radio italiana ne ha reinventato il linguaggio, ne ha rilanciato gli ascolti e l’immagine”) e a Sergio Zavoli (“ha contribuito in modo determinante a creare l’identità nazionale prima attraverso la radio, poi con la televisione, con i suoi libri e con il suo impegno politico. A lui si deve quel neorealismo radiofonico – presente sia nei giornali radio sia nei programmi di informazione e di intrattenimento – che ha impresso un fondamentale cambio di marcia nel linguaggio di chi parla alla radio e di l’ascolta”) sono dedicati interi capitoli. Particolarmente ricche la bibliografia e la sitografia che aiutano ad approfondire il mitico universo della radio.
L’autore, Gianni Garrucciu, giornalista, saggista, scrittore, lo conosciamo per la sua lunga carriera in Rai (conduttore di telegiornali e giornali radio) e per i suoi libri pubblicati con Rai Eri (Buonasera ovunque voi siate, breve storia degli 80 anni della radio; Giovanni Paolo II, l’Uomo che ha cambiato gli uomini; Renzo Arbore. Vita, opere e (soprattutto) miracoli.
Affido la conclusione a Marshall McLuhan: la radio tocca intimamente, personalmente, lo spettatore creando una relazione intima e privata tra l’ascoltatore e lo speaker.
*Nuova Armonia (Rai Senior), numero 3 del 2022