Per un’abitudine ormai inveterata non leggo mai un libro per volta. E quando uno balza in primo piano, ce ne sono almeno uno o due che lo accompagnano. Idealmente potrebbero essere infiniti.
La questione delle ciliegie funziona perfettamente anche per i libri.
I legami possono essere di vario tipo, a partire dalla curiosità. Così quando sono entrata in possesso di C’era una casa a Mosca (Donzelli 2020) – un acquisto inusuale per certi aspetti, al punto che il libraio non ricordava di che libro si trattasse - ero (e sono ancora) alle prese con un saggio filosofico tanto impegnativo da dover essere centellinato e, per di più, tanto datato da poter passare inosservato, come qualcosa di stantio. Il titolo è L’uomo è antiquato. Considerazioni sull’anima nel tempo della seconda rivoluzione industriale (Bollati Boringhieri 2003). L’autore è Gunther Anders, l’anno della prima edizione il 1956, quello della prima edizione italiana il 1963. Le riflessioni che contiene sono indispensabili per capire come siamo arrivati al punto in cui ci troviamo. Ma non può essere letto in fretta. Va meditato.
Per questo entra in scena C’era una casa a Mosca.
È un illustrato ed è pensato per essere letto a partire dagli otto anni. Come intermezzo tra una riflessione filosofica e l’altra dovrebbe essere perfetto.
Di grande formato, si fa apprezzare per la particolare interazione tra testo e illustrazioni.
Le due autrici - Alexandra Litvina (testo) e Anna Desnitskaja (illustrazioni) - devono avere lavorato in stretta sintonia e collaborazione. Ogni illustrazione, anche la più piccola, è accompagnata da una didascalia: una parola o poco più, un’intera frase, un segno grafico che rimanda all’oggetto raffigurato tra tanti altri.
In copertina c’è la porta d’ingresso della casa. Una volta aperta la porta è impossibile uscirne perché si entra nel 1902 e se ne esce nel 2002. Cento anni di storia vista dal punto di vista della famiglia che ha abitato quella casa per quasi un secolo.
Meglio ancora, del punto di vista di ciascuno degli abitanti di quella casa e di molti altri rappresentanti della famiglia allargata (zii, cugini, ecc.) che non è necessariamente lo stesso sui fatti che avvengono al di fuori, a Mosca, in Russia, in Europa.
Protagonisti della narrazione, condotta per parole e illustrazioni, sono la famiglia e la casa. O, forse, la casa e la famiglia.
Ad apertura un albero genealogico, su due pagine, con nomi, ritratti, date di nascita della prima generazione considerata (i nati nella seconda metà del 1800), e le tre successive, fino alla quarta (i nati nella seconda metà del 1900), senza dimenticare gli animali della famiglia, ognuno con il suo ritratto nell’apposito medaglione (due cani e quattro gatti).
A chiusura, ancora due pagine di ritratti: sono amici, vicini e contemporanei che entrano a vario titolo nella storia della casa e dei suoi abitanti. In mezzo un secolo che ha visto avvenimenti di una portata e di una gravità ancora operanti nel mondo attuale: per raccontarli le autrici hanno alternato due pagine di narrazione (affidata ogni volta a un rappresentante diverso della grande famiglia e ad una illustrazione degli interni della casa completa di tutto, mobili e personaggi) relativa a una data diversa (1902, 1914, 1919 e così via fino al 2002) e due pagine costituite da una sorta di collage di illustrazioni accompagnate da brevi testi che fanno da supporto al testo precedente (scene dialogate, scene con attività casalinghe, oggetti, abiti, scarpe, cartoline illustrate, giocattoli, suppellettili, servizi d tè, cibi, pentole, ricette, divise, bandiere, il telefono a parete, il grammofono, ecc.).
Da questa particolare ottica, raccontano la prima guerra mondiale, la rivoluzione, la coabitazione, lo stalinismo, la seconda guerra, i dissidenti, la guerra fredda, il disgelo, l’espulsione di Solzhenitsyn e l’esilio di Sakharov, la perestrojka e la fine della perestrojka.
Il racconto relativo all’ultima data – il 9 giugno 2002 – è affidato alla voce di Iljusha, sei anni (classe 1996), nel giorno del compleanno della bisnonna (classe 1910) al quale sono stati invitati amici e parenti. I parenti sono arrivati da luoghi diversi, quelli in cui si sono stabiliti nel tempo: Francia, America, Georgia, Bielorussia. Sono tanti, non potrebbero entrare nel monolocale dove ormai abitano. Così, decidono di festeggiare in un caffè in centro. E il caffè in centro è ricavato proprio nella casa che è stata la grande abitazione della famiglia.
È un libro per bambini? Sicuramente sì, soprattutto se un adulto (genitore, nonno, fratello grande o maestro lo guida alla lettura del glossario e dell’epilogo che completano il volume).
Ma è anche un libro per adulti. Può essere molto utile per rinfrescare la memoria, per ricordare i fatti che hanno costellato un secolo di Europa, per ripercorrerli attraverso le memorie familiari di ciascuno, quale che sia il paese europeo dove abita.
E, magari, se non lo ha già letto, per leggere Le 10 mappe che spiegano il mondo di Tim Marshall (Garzanti 1915) che non a caso apre la trattazione con un intero capitolo dedicato alla Russia e alle ‘non montagne’ che ne fanno a tutti gli effetti un territorio europeo, senza sbarramenti naturali.
C'ERA UNA CASA A MOSCA
di Alexandra Litvina e Anna Desnitskaja
ROSA ROSSI