Libri

IL RAGAZZO DELLE API
di Piero Gaffuri

CESIRA FENU

La storia narrata con linguaggio piano propone uno stile di vita alternativo che comporta una immersione nella Natura, seguendo i suoi ritmi e il susseguirsi delle stagioni.
Piero Gaffuri (Padova 1956) dirigente Rai, scrittore collaboratore di “Linea d’Ombra” diretta da Goffredo Fofi, ha pubblicato vari romanzi e saggi nei quali trapela il suo amore per il mare.
Nella sua ultima fatica Il ragazzo delle api (Castelvecchi), narra una vicenda che potrebbe essere definita come un romanzo di formazione. Attraverso il profondo rapporto stabilito col nonno Pietro, Carlo, il giovane protagonista laureando in Biologia e attratto dalla natura e dal sogno di darsi all’apicoltura, riflette sulla vita e sull’agire in difesa della libertà e dell’ambiente. Pietro, già docente di Storia e Filosofia, ha partecipato giovanissimo alla lotta partigiana perdendo i suoi più cari amici e per la prima volta racconta a Carlo la sua storia. La vicenda è ambientata in un piccolo Centro nell’alta valle dell’Aterno, in Abruzzo.
Colpisce il ritmo lento di una vita a misura d’uomo, le passeggiate nel bosco vecchio tra gli imponenti vetusti castagni e le querce, con il fido cane Dutch, ombra inseparabile di Pietro. Quest’ultimo prepara un liquore dalle radici della genziana che egli solo sa dove si trovi nella profondità della foresta. Lo assaporano, con lentezza mentre Pietro racconta la sua Resistenza. Il casale dove si svolsero le vicende narrate di Resistenza ai Nazisti è di proprietà di Pietro che lo dona a Carlo perché vi impianti le arnie per le api e progetti una ristrutturazione perché diventi un agriturismo. Il ragazzo è affascinato dalla Natura, tratta le api con amore e dolcezza ed esse lo ripagano col loro miele, come l’ambrosia, il nettare degli dei.
Ambienti caldi, accoglienti, la casa di Pietro dove nonno e nipote trascorrono momenti profondi. Stanno nel portico con la foschia che lentamente sale e la Luna come una vestale pare li guardi dagli spazi siderali, mentre i fiori nel fresco della notte sono bagnati di rugiada.
Carlo è affascinato dalla storia che dopo l’8 Settembre portò Pietro alla scelta della Resistenza e alla vicenda che ebbe testimoni Anuello e il casale che tanto lo aveva colpito. Egli è impressionato dalle pareti crivellate di colpi di mitraglia testimonianza dello scontro che vide i Nazisti accanirsi contro i poveri ragazzi. Anuello perse due figli e degli altri partigiani nessuno si salvò. Ciò causò un senso di colpa nel giovane Pietro che decise di continuare la lotta con un’altra formazione. Rimane ancora in Pietro come un lato oscuro, un dolore profondo per non aver potuto salvare i suoi amici. Egli aveva tenuto i ricordi per sé condividendoli solo in parte col figlio. Per questo il racconto dei tragici eventi, il delineare la vicenda con Carlo è un fatto straordinario perché è un atto di fiducia, un aprire il cuore finalmente col nipote che più li unisce.
Essi affrontano anche il problema dello spopolamento della montagna per confluire nelle città che fungono da “specchietto per allodole” proponendo tutti gli elementi del consumismo, i centri commerciali, le comodità rispetto alla fatica del lavoro e ai ritmi lenti, la vita scandita dall’alternarsi delle stagioni, un tempo circolare rispetto a quello lineare della città, del mondo toccato dallo sviluppo industriale che propone uno stile di vita comodo ma frenetico, ricco ma carente del lato umano e della solidarietà.
Nonno e nipote parlano di monti, in particolare i Sibillini. Pietro dona a Carlo un libro: il Guerrin Meschino scritto da Andrea da Barberino che parla della Sibilla Picena il cui regno si troverebbe sul Monte Sibilla e il cui ingresso sarebbe visibile all’alba in alcuni mesi dell’anno. Carlo decide di cercarlo e col fuoristrada percorre la strada che porta nelle vicinanze del monte. Dopo un lungo cammino il buio e la comparsa di cani pastore minacciosi lo inducono a tornare indietro. Ma vede giungere un altro cane. Preso dal timore grida ed ecco che il pastore li richiama. Carlo conosce così Johnny che, quasi laureato, molti anni addietro entrò in un’azienda dove si scontrò con l’ambiente e a poco a poco decise di lasciare tutto e dedicarsi a quello che definisce “il mestiere più antico del mondo”: il pastore. Una scelta di vita a contatto con la natura e gli animali. Si scopre così che Johnny conosce Pietro perché fu relatore alla presentazione del libro di Fenoglio. Grande è la felicità di Johnny che accoglie Carlo nel suo casolare per la notte. Secondo Johnny ciò che manca è l’amore per la Natura e gli animali e, anche per la vita. Egli gli parla sottolineando come nella vita si debba pensare non a “cosa fare da grande” ma a cosa essere. Dice: “Spesso il diventare modifica in modo sostanziale l’essere”. Egli aveva scelto e l’importante era impegnarsi appieno, combattere attivamente per migliorare il mondo. Il colloquio colpisce molto Carlo che trova risposte alle domande che gli si affollano nella mente. Matura sempre più la convinzione di laurearsi e dedicarsi all’apicoltura. All’alba parte per il Monte Sibilla. Ammira un panorama mozzafiato mentre il sole sorge. Giunto sulla vetta entra in una specie di antro e all’improvviso sente un fortissimo boato mentre tutto trema. Fugge pensando a un avvertimento della Sibilla che si rivela una scossa di terremoto. Non potendo entrare nel “mondo altro” decide definitivamente di lasciar perdere le fantasticherie e impegnarsi concretamente in quella che sente sempre più la sua strada.
Con l’aiuto del nonno riesce a impiantare le arnie e con il duro lavoro, lo studio e l’amore per le api alle quali parla dolcemente, comincerà a raccogliere il miele. In paese verrà chiamato “il ragazzo delle api”.
Ma alla vicenda personale si incrocerà quella collettiva delle comunità montane che dovranno fare i conti con i catastrofici terremoti, prima ad Accumuli e ad Amatrice, poi proprio nel paese. Carlo e altri amici si daranno da fare per soccorrere le comunità in uno slancio di solidarietà e umanità che sono veri valori nella vita.
Pietro dopo un breve ricovero per un malore riflette sulla vita e gli sovviene spesso il pensiero di Heidegger e i suoi Holzwege, i sentieri che egli percorreva nella foresta nera. Sentieri che si diramano l’uno dall’altro e che permettono talvolta di cogliere piccoli particolari: un fiore, uno stecco, una veduta. Tutto è spettacolo unico della Natura alla quale dobbiamo guardare con rispetto e ammirazione e cogliere le “piccole – grandi” cose che paiono “banali”, ma sono in realtà speciali se le cogliamo con occhi diversi. I sentieri che si dipanano nel bosco ci propongono strade diverse e quelli che non abbiamo percorso fanno riflettere su ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere, ma non ci si deve pentire delle proprie scelte proseguendo il percorso fino in fondo.
Carlo nel periodo dei terremoti trova il suo docente di Botanica all’Università. Sarà una guida che gli prospetterà l’impegno in difesa della montagna e dell’ambiente. Tutti gli amici si daranno da fare creando una community dal nome “I lupi verdi” con una propria web tv. I ragazzi organizzeranno una manifestazione contro la costruzione di un resort sul Gran Sasso. Riscuoteranno grande successo.
Una prospettiva di vita impegnata, una proposta che l’Autore porta avanti con convinzione. Una storia avvincente che fa riflettere sulla vita e sullo stato attuale del Pianeta. Un romanzo di formazione, oserei, con profonde riflessioni e magistrali descrizioni della montagna e dei panorami con attenzione per le specie vegetali e gli animali. Sembra di entrare nel profondo del bosco, regno della biodiversità, con i profumi delle essenze, del sottobosco e della macchia, delle foglie secche, dell’humus. Si entra nel bosco dove i sentieri si schiudono offrendoci possibilità. Un libro che appunta l’attenzione sull’impegno, la lotta partigiana per Pietro, quello di Carlo per l’ambiente.
Un libro scorrevole e profondo, una storia che propone un modello di vita "lenta", un ritorno ai ritmi della Natura in cui nelle delicate descrizioni del bosco o dei monti, del paesaggio appenninico, viene resa la filosofia di vita dell'Autore. Un richiamo ai libri di Emerson e Thoreau e al capolavoro "Walden". Il giovane protagonista si lascia guidare dal nonno e dal professore di Botanica che con la loro esperienza propongono un modello di resistenza in armonia con la Natura. Una proposta di riflessione in questi tempi frenetici e in cui tutto corre rapinosamente e sembra mancare la capacità di riflettere, soffermarsi, fermarsi un attimo e pensare.
Un romanzo da leggere e proporre come importante dono per il Natale.



 

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