Libri

UCRAINA SENZA EBREI
di Vasilij Grossman

CESIRA FENU

Vasilij Grossman (Berdičev, 1905 – Mosca, 1964), giornalista corrispondente al seguito dell’Armata Rossa durante la Seconda Guerra Mondiale, scrittore sublime, autore fra gli altri dei capolavori Vita e destino e Stalingrado, ha lasciato testimonianze di guerra di cui il fondamentale Uno scrittore in guerra. Osannato dal regime e poi caduto in disgrazia per le sue posizioni fuori dal coro, subì il sequestro del dattiloscritto Vita e destino che fu poi ritrovato in anni recenti e finalmente pubblicato in Italia da Adelphi.

In Ucraina senza ebrei (Adelphi), piccolo ma denso saggio, Grossman ci dà un’ulteriore prova della sua umanità e delle sue doti di analista sociale e di storico. Egli nel settembre del 1943 entrò al seguito dell’Armata Rossa nell’Ucraina orientale liberata, dopo due anni di occupazione nazista.

Grossman, di origine ebrea aveva lasciato la madre, medico oculista, nella città natale presto occupata dai nazisti già dal luglio 1941. Ed ella prima di essere da questi trucidata scrisse una straziante lettera all’adorato figlio in cui descriveva la situazione da incubo in cui si trovavano gli ebrei in Ucraina sotto il tallone di ferro nazista. In URSS prima dell’occupazione tedesca vivevano 5 milioni di ebrei. Oltre la metà fu sterminata. Solo in Ucraina che era parte dell’URSS, ne viveva un milione. Ebbene, non ne rimase alcuno. Nel saggio l’Autore sottolinea il silenzio dei luoghi, delle città e dei villaggi. Colpiscono il vuoto, il suono del silenzio persino della Natura resa attonita per ciò che ha visto compirsi sotto un cielo muto. Tristemente famoso il massacro nel burrone di Babij Jar, a Kiev, dove tra il 29 e il 30 settembre 1941 furono massacrati oltre 30.000 ebrei. Nota dolente: molte furono le delazioni anche se i due popoli vivevano in armonia. Grossman rende palpabile il vuoto di una parte di umanità integrata con gli ucraini. Egli enuncia le mille attività e professioni degli ebrei sempre attivi e parte integrante della popolazione. Ricorda i canti, le nenie, i racconti, l’umorismo, che questa umanità, un vero e proprio mondo, ha tramandato da millenni. E poi i cibi, le pietanze, i dolci, le usanze, tutto cancellato da uno scellerato piano di sterminio realizzato razionalmente. Grossman raccoglie testimonianze per il giornale Krasnaja zvezda in cui elenca le atrocità, i soprusi, “la depravazione bestiale e irresponsabile dei criminali che hanno avuto in pugno il destino, la vita, l’onore e i beni di milioni di ucraini” (p. 13). La furia belluina ha trucidato anziani, donne e bambini molti dei quali neonati, ha incendiato villaggi interi, sparso il sale perché nulla vi ricrescesse più. Terra intrisa di lacrime e sangue e milioni di vite spente che urlano al Cielo chiedendo giustizia.

L’Autore narra della visita che fece al villaggio di Kozary sulla strada storica per Kiev. Vi trova silenzio e l’immensa quiete della morte. Non un’anima. Oltre 750 famiglie e 750 case arse e non un sopravvissuto. Egli realizza che il silenzio della morte è quello degli ebrei. Scrive: “Niente parole. Silenzio. Un popolo ucciso” (p.13). Ed elenca con maestria attività e professioni e sottolinea come l’Ucraina descritta dai grandi scrittori russi tra i quali Cechov, Gor’kij, Gogol, Korolenko pulluli di ebrei, dei loro canti, dei riti, vitalità e usanze, costumi. E poi le botteghe con i ciabattini nei loro sgabelli, i fabbri, i bimbi dai riccioli neri che giocavano con i biondi ucraini.

Scomparso il milione di ebrei, scrive Grossman che è stato calpestato e ucciso un popolo. Egli sottolinea come i nazisti avessero compilato liste di tutta la popolazione ebrea, compresi vecchi, donne e anche neonati. Queste liste, di cui tristemente si fece uso anche in Italia durante l’occupazione tedesca, furono il mezzo per procedere alla soluzione finale della questione ebraica. L’Autore cerca di spiegare dal punto di vista storico e sociologico ciò che sembra inspiegabile e che ha rappresentato il crimine più grave verso l’Umanità tutta e che non ha confronti con alcun altro nella storia. Prima della deportazione nei vagoni piombati verso i campi di sterminio dai nomi tristemente noti, gli ebrei furono reclusi nei ghetti. Ricordo la testimonianza che il Nobel Elie Wiesel, rabbino figlio di rabbino, ci ha dato nel terribile capolavoro La Notte (Giuntina). Recluso nel Ghetto di Łódź e poi deportato egli narra l’esperienza della notte della ragione che gli fece perdere la fede.     

Nel cercare di fare una analisi di un male incommensurabile Grossman sostiene che in un mondo in cui l’umanità precipita in un abisso e si è vicini alla catastrofe mondiale sia più che mai importante un risveglio delle coscienze. La distruzione è stata generata dalla Germania nazista nella convinzione che i tedeschi fossero il popolo eletto col disprezzo dell’intera Umanità. Si parla di razzismo, di idea diffusa dell’eccezionalismo non solo del popolo tedesco ma in generale e qui è possibile fare un confronto con l’Umanità del XXI secolo e sembra come di assistere a un film dal copione già scritto.

Grossman sostiene che la differenza di comportamento dei nazisti nei confronti degli ebrei sta nel fatto che essi sono accusati di essere ebrei e condannati in quanto tali. Gli altri popoli invece sono puniti per le azioni compiute in contrasto con la legge dell’occupante. Per l’Autore la guerra finirà e a vincere sarà il principio di uguaglianza dei popoli. Ma perché la Germania, la patria non solo di Hitler e i suoi accoliti, ma di Goethe, Kant, Hegel, Marx ed Engels è giunta a un tale abbrutimento? Secondo Grossman il nazionalsocialismo ha solo cristallizzato e piegato a suo vantaggio tratti che esistevano già in nuce. L’odio nei confronti degli ebrei è stato la scintilla che ha determinato il successo del nazismo che se ne è servito alimentando l’idea che tutti i mali fossero generati da un complotto dell’ebraismo internazionale. Così la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale e il Trattato di Versailles che impose fortissime sanzioni alla Germania, sarebbero stati generati dall’ideologia ebraica, da quella che veniva definita la plutocrazia ebraica. Il fatto che gli ebrei siano sparsi in tutto il mondo e spesso in posizioni di vertice, ha generato il successo della teoria nazista e dell’antisemitismo. Quest’ultimo in momenti di crisi degli Stati è sempre stato usato dai governanti come alibi per incolpare della crisi gli ebrei, il capro espiatorio presente in tutti gli Stati. E ciò ha generato i pogrom nella Russia zarista, o in Francia l’affaire Dreyfus. Ma mai si giunse a una tale devastazione fisica e delle coscienze con un piano studiato a tavolino. La paura del bolscevismo da parte degli industriali e la rabbia contro il Trattato di Versailles da parte delle masse hanno incendiato le menti e la reazione ha preso il sopravvento. Il periodo tra le due guerre, aggiungo, è caratterizzato da un fiorire di stati fascisti in tutta Europa a cominciare dal fascismo in Italia che fungerà da modello e apripista per le altre dittature nel Continente.

L’Autore traccia una interessantissima riflessione sul razzismo e antisemitismo.

Analisi lucida quella di Grossman che aiuta a comprendere i tempi in cui viviamo con la crisi Ucraina. Un saggio rigoroso e sentito e al tempo stesso soffuso di lirismo in cui l’Autore utilizza le grandi doti di scrittore per trasmetterci la sofferenza per la tragedia del popolo ebreo al quale egli appartiene e quello ucraino affratellati da un comune destino.

Libri più recenti