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COMUNICAZIONE, POTERE E CITTADINI
Stefano Rolando

di Elena Nictolis (www.labsus.org, 23 febbraio 2014) - Le contraddizioni ereditate dal Novecento e le nuove prospettive di una disciplina che non è solo per gli addetti ai lavori. Lo sviluppo della comunicazione pubblica, ripensata da Stefano Rolando nell’ottica dell’evoluzione della pubblica amministrazione come sistema relazionale,non interessa solo le istituzioni pubbliche. Un’amministrazione moderna e in ascolto è un interlocutore fondamentale per i cittadini e per il sistema economico – produttivo. Il messaggio che Rolando vuole lanciare a tutti questi attori è che per arrivare a stringere un nuovo patto tra istituzioni e società è necessario partire dalla valorizzazione delle culture sociali e relazionali nel sistema degli apparati pubblici. La pubblica amministrazione deve rispondere alla crescente domanda di relazionalità da parte dei cittadini, cogliendo la sfida del cambiamento.

È intorno alla visione dell’amministrazione pubblica come sistema relazionale che si snoda la riflessione di Rolando sull’evoluzione della comunicazione pubblica. Alla crescente domanda di un sistema pubblico più relazionale e di servizio generata dai cittadini si affianca la consapevolezza della debolezza del cambiamento delle amministrazioni pubbliche. Rolando ripercorre i fattori di crisi e i punti di debolezza del sistema per offrire un contributo alla ricerca di una soluzione. L’obiettivo cui si dovrebbe mirare, secondo l’autore, è quello di configurare la comunicazione pubblica come una funzione capace di accompagnare la relazione tra istituzioni e società nel campo sia della solidarietà che della competitività.

Stefano Rolando si occupa da anni di comunicazione istituzionale. Il suo ultimo lavoro si pone al termine di un percorso di riflessione iniziato con Il principe e la parola. Dalla propaganda di Stato alla comunicazione istituzionale e La comunicazione pubblica per una grande società. L’obiettivo che l’Autore si pone con il suo ultimo lavoro è di proseguire sullo stesso sentiero, inquadrando la comunicazione pubblica nella cornice dei cambiamenti sociali e istituzionali in atto che impongono il superamento di una concezione della comunicazione pubblica che la vede solo come voce del potere.

La pesante eredità del passato

Il cambiamento di paradigma auspicato dall’autore presuppone un cambiamento della cultura comunicativa presente – in alcuni casi assente – nella pubblica amministrazione. L’eredità del novecento può essere riassunta secondo Rolando nel concetto delFattore P, che rimanda alla duplice dimensione propagandistica e partecipativa della comunicazione pubblica per come ci è stata “tramandata” dal secolo breve. L’approccio odierno alla comunicazione pubblica tiene conto dell’ampio uso che della macchina propagandistica è stato fatto nel novecento consegnando, come mette in luce Rolando, «alla comunicazione generata dalle istituzioni un marchio pesante, non facilmente rimovibile e intriso di commistioni tra uso dei media e uso degli apparati burocratici e di polizia, che hanno costruito culture, tecniche e poteri che hanno cercato di allungare la loro vita nel corso del tempo (…) questo macigno opaco, fluido, oleoso, maleodorante che, entrato nelle falde dei cambiamenti, ha contaminato anche al di là del tempo del suo maggiore splendore (…)[1]». D’altra parte, il Novecento racconta anche un’altra storia, una storia diversa«altrettanto importante e creativa, più fondata sulla società che sulle istituzioni, ma in momenti decisivi anche sorretta, sostenuta e regolamentata dalle istituzioni. La storia cioè delle emancipazioni, della cultura dei diritti, del pensiero sociale, della vocazione al servizio dei bisogni[2]». Per Rolando questo fattore rappresenta «l’altro volto del secolo». La comunicazione pubblica, vista a un tempo come voce del potere e spazio di espressione sociale, ha saputo interfacciarsi con questa eredità e rinnovarsi seguendo i mutamenti della società.

Cogliere i cambiamenti del presente

Il “presente”, per Rolando, è caratterizzato da un crescente bisogno di relazionalità nel rapporto tra istituzioni e cittadini. L’Autore ipotizza l’esistenza di una “terza amministrazione”, l’amministrazione come sistema relazionale. Protagonisti, artefici di questa terza evoluzione istituzionale (che si affianca, senza sostituirsi, all’amministrazione di controllo e a quella che si costruisce attorno alle competenze di gestione) sono gli “architetti sociali”. Con questa definizione, Rolando intende riferirsi a delle figure predisposte alla cultura del dialogo oltre che dell’ascolto, che sappiano orientarsi alla relazionalità. Per usare le parole dell’Autore, «costruttori di ponti». E sarebbe proprio questa la funzione dei comunicatori pubblici nel contesto attuale. L’evoluzione dell’amministrazione, il connettersi delle istituzioni con tutti gli attori presenti nella società è un fattore cruciale non solo per l’amministrazione stessa, ma anche per i cittadini e le imprese. Rolando individua delle spinte che portano verso il cambiamento e delle spinte che allontanano l’amministrazione da questo risultato. La domanda relazionale reciproca è alimentata o soffocata da fattori interni esterni. I “nemici” della relazionalità sono da ricercarsi in quegli ambiti della politica che vedono la partecipazione dei cittadini limitata al momento elettorale, in quelle sfere dell’amministrazione che fanno perno sulla cultura del segreto e del silenzio e infine in quella concezione del giornalismo e del sistema mediatico in generale che concepisce la notiziabilità solo  quando è legata alla negatività e allo scandalo.  Il crocevia nel quale s’incontrano le sollecitazioni che vengono dalla società e i nuovi orientamenti giuridici, nazionali e sovranazionali, si trova secondo l’Autore nella proposta avanzata da Arena dell’amministrazione condivisa, nell’ambito del quale i processi comunicativi con i quali le amministrazioni e i cittadini interagiscono cambiano radicalmente. Il modello dell’amministrazione condivisa è pienamente legittimato dal principio di sussidiarietà orizzontale, un principio per sua natura relazionale[3].

Uno sguardo al futuro

Il perno attorno al quale si costruiscono i raccordi comunicativi e relazionali tra cittadini e istituzioni deve essere la cultura della collaborazione. Ed è sul governo delle reti di collaborazione, in altre parole sulla produzione di governance, tra soggetti diversi accomunati dalla volontà di perseguire lo stesso fine, che si configura lo Stato relazionale, o Stato – regia, come evidenziato da un editoriale di Christian Iaione del marzo del 2013[4]. I quattro “fronti” dell’evoluzione della sussidiarietà sono individuati da Rolando nell’immigrazione, l’ambiente, la cultura e l’assistenza. Il compito affidato alla comunicazione pubblica è quindi quello di adeguarsi alla cultura della sussidiarietà e contribuire all’attivazione di un processo di cambiamento del rapporto tra cittadini e istituzioni che sia fondato, come rilevato da Arena, sulla collaborazione e la condivisione piuttosto che sulla separazione e la diffidenza[5]. Ed è proprio nell’alleanza tra i cittadini e le amministrazioni che Rolando vede la possibilità di rinforzare ed elevare quella «terza amministrazione» che vede nella relazionalità il presupposto della propria azione. «L’upgrading» della comunicazione pubblica non può che passare attraverso la formazione, universitaria e professionale, nell’evoluzione sul fronte del linguaggio che deve adeguarsi al linguaggio della rete, nel saper cogliere la portata dell’innovazione tecnologica soprattutto intrepretando il parallelismo tra le dinamiche della rete internet e dei social media in particolare e le dinamiche dell’orizzontalità. Rolando sottolinea che i social media sono in primis spazi relazionali. Il contributo che gli strumenti digitali possono apportare al cambiamento del rapporto tra cittadini e amministrazioni è stato messo in luce su Labsus da Iaione, con il concetto di wiki – sussidiarietà, che vede il web come strumento utile alla cooperazione[6].

Le riflessioni di Rolando sulla comunicazione pubblica permettono al lettore di ricostruire brevemente una“storia” della comunicazione delle istituzioni pubbliche dal «secolo breve» a oggi, ponendo l’accento su quei fattori di cambiamento che permetteranno alla disciplina di interpretare i mutamenti del presente e traghettarsi nel futuro. Da uno dei padri della comunicazione pubblica in Italia, arriva una disamina dei punti di forza e di debolezza di una funzione che è sicuramente cruciale per permettere all’amministrazione pubblica di intercettare i nuovi bisogni della società e di dargli una risposta. La diffusione delle responsabilità prospettata dall’autore in chiusura del testo non può certamente prescindere dal ruolo chiave ricoperto dai cittadini, primus movens del cambiamento. 

LEGGI ANCHE:


[1] S. Rolando, Comunicare, potere e cittadini. Tra propaganda e partecipazione, Egea, 2014, pag. 15

[2] S. Rolando, Comunicare, potere e cittadini. Tra propaganda e partecipazione, Egea, 2014, pag. 16

[3] G. Arena, Costruire reti di sussidiarietà. Dalle relazioni bilaterali alle reti, come evolve la sussidiarietà, in Labsus.org, 15 gennaio 2013

[4]C, Iaione, L’energia dei cittadini, “Dal basso” e “insieme” per la quarta rivoluzione istituzionale, 27 marzo 2013.

[5] G. Arena, Cittadini attivi, Laterza, Roma – Bari.
 
[6]C. Iaione, La wiki-sussidiarietà. La sussidiarietà al tempo del web 2.0, in labsus.org, 12 settembre 2011.