La crescita del mercato del libro che si era innescata già alla fine del 2020 si conferma anche nel lungo periodo con valori di vendite superiori a quelli del periodo pre-pandemia. Ciò è stato possibile anche grazie alla vitalità dell'offerta editoriale che è riuscita ad intercettare nuovi bisogni e nuovi pubblici. Va sottolineato che questo risultato è stato ottenuto tenendo bassi i prezzi, nonostante la crescita dei costi aziendali per materie prime ed energia. Gli editori, dunque, non hanno trasferito l’inflazione in libreria, limitando gli incrementi dei prezzi di copertina. Se prima della pandemia il prezzo medio era 14,78 euro, oggi siamo a 15,16 euro: meno di 50 centesimi in più. Le case editrici hanno così dimostrato di essere consapevoli della fragilità di un mercato della lettura sensibile ai minimi cambiamenti facendo una scelta che è stata sicuramente molto impegnativa soprattutto per gli editori più piccoli. È quanto è emerso dall'analisi dell’ufficio studi dell'Associazione Italiana Editori su dati Nielsen BookScan e altre fonti che è stata presentata al Salone Internazionale del Libro di Torino nel convegno “Il mercato del libro: andamento e analisi”.
Secondo i dati dell’Osservatorio AIE sulla lettura, la ripresa delle librerie è da attribuirsi a una precisa scelta dei lettori che nel 46% dei casi hanno dichiarato che negli ultimi dodici mesi hanno ridotto gli acquisti online e negli altri canali alternativi proprio a vantaggio delle librerie. In particolare, nel 55% dei casi la motivazione di questa scelta è dovuta a promozioni interessanti in libreria, nel 45% a un migliore assortimento e nel 26% all’aver riscoperto l’“atmosfera” della libreria (era possibile dare più risposte). Gli italiani che leggono narrativa sono in leggera maggioranza e totalizzano il 50,7% delle vendite mentre saggistica e manualistica non universitaria rappresentano il restante 49,3%. Uno dei fenomeni più rilevanti degli ultimi anni è il romance, i romanzi d’amore che spesso negli ultimi due anni si sono posizionati in vetta alle classifiche di vendita e che nei primi quattro mesi dell’anno hanno visto una spesa dei lettori pari a 15,7 milioni di euro, più che raddoppiata rispetto al 2019. Tra questi, iniziano ad affermarsi i titoli di autrici italiane che sono passati da un valore di vendita di 1,1 milioni del 2019 a ben 6 milioni nel 2023.
Il clima di fiducia è confermato dai dati dell’Osservatorio sulle librerie in Italia relativo al secondo semestre 2022, realizzato dall'Associazione Librai Italiani in collaborazione con Format Research e presentato anch'esso al Salone del Libro di Torino. Alla fine dello scorso anno le librerie hanno registrato, rispetto al periodo precedente, una crescita dei clienti e un aumento in valore e quantità dei libri acquistati. In particolare, il 57,8% delle librerie ha dichiarato che nel secondo semestre del 2022 il valore dei libri acquistati è stato maggiore rispetto ai sei mesi precedenti. Il 52,9% delle librerie ha sostenuto che il valore dei libri acquistati sia stato superiore anche rispetto al secondo semestre del 2021. Il 56,4% delle librerie ha poi dichiarato che nel secondo semestre del 2022 i clienti hanno acquistato più libri rispetto al semestre precedente, e il 54% ha ritenuto che siano stati acquistati più libri anche rispetto al secondo semestre del 2021. Infine, il 55% delle librerie intervistate ha dichiarato che nel secondo semestre del 2022 sono entrati più clienti rispetto al semestre precedente e il 52,5% ha registrato un maggiore afflusso anche rispetto al secondo semestre del 2021. Da sottolineare che, sul totale dei clienti che nel corso dei primi sei mesi del 2022 hanno acquistato almeno un articolo in libreria, quasi il 74% appartiene alla clientela occasionale. È una fetta molto consistente di acquirenti che va fidelizzata. Con questo obiettivo, quasi il 73% delle librerie si dedica alla cura del proprio spazio commerciale e il 57,3% punta ad accrescere la propria presenza sul web. Inoltre negli ultimi due anni quasi il 60% delle librerie ha svolto presentazioni con autori, il 41% si è dedicata all’organizzazione di iniziative per l’educazione alla lettura e il 31% ha organizzato convegni, conferenze, seminari e festival letterari.
Tuttavia il nemico principale rimane, per la filiera del libro, il basso indice di lettura del nostro Paese: l'Istat segnala che nel 2022 i lettori si sono ridotti rispetto al biennio 2020-2021. E’ quanto emerge dal report dell’Istat “Lettura di libri e fruizione delle biblioteche”. La contrazione registrata nel 2022 porta addirittura la quota di lettori al livello più basso mai registrato in quasi venticinque anni. Dal 2000, quando la cifra risultò pari al 39,1%, l’andamento è stato crescente fino a raggiungere il picco massimo nel 2010 (46,8%), per poi ridiscendere progressivamente fino ad arrivare nel 2016 allo stesso livello del 2001 (40,5%). Successivamente la percentuale di lettori si è mantenuta stabile fino al 2019 per poi crescere nel 2020 e attestarsi su un valore analogo nel 2021. Il lieve aumento registrato nel biennio pandemico 2020-2021 non è stato però sufficiente per recuperare le perdite registrate negli anni precedenti. Da notare che anche nel 2022 si evidenzia una rilevante differenza di genere in favore delle donne: la percentuale delle lettrici è del 44% mentre quella dei lettori del 34,3%. La distanza di genere in favore delle donne iniziò a manifestarsi nel 1988, anno in cui si dichiaravano lettrici il 39,3% delle donne e lettori il 33,7% degli uomini, mentre in precedenza si osservava una situazione opposta con valori più elevati tra gli uomini. Negli anni seguenti il divario ha manifestato una costante crescita fino al biennio 2015-2016, quando lo scarto raggiunse il suo valore più elevato (quasi 14 punti percentuali). Solo negli anni successivi la differenza di genere ha iniziato a ridursi, attestandosi a 9,7 punti percentuali nel 2022.