Ti informiamo che, per migliorare la tua esperienza di navigazione questo sito utilizza dei cookie. In particolare il sito utilizza cookie tecnici e cookie di terze parti che consentono a queste ultime di accedere a dati personali raccolti durante la navigazione. Per maggiori informazioni consulta l'informativa estesa ai sensi dell'art. 13 del Codice della privacy. L'utente è consapevole che, proseguendo nella navigazione del sito web, accetta l'utilizzo dei cookie.

Vai al blog di Beppe Lopez su il Fatto quotidiano
macchina da scrivere

Blog

MARIA ROSARIA GRIFONE

  • “ALLA SCOPERTA DEL REGNO
    DELLA BIODIVERSITÀ”

    data: 02/09/2024 17:26

    Scrivere un libro sul proprio territorio di origine è un’esperienza che va oltre il semplice atto di raccontare storie o descrivere luoghi. È un modo per preservare la memoria, valorizzare la propria identità e condividere con gli altri la ricchezza e la diversità della propria terra. Attraverso la scrittura si possono mettere in luce le bellezze naturali, storiche e artistiche del territorio, contribuendo così alla sua promozione, ma un libro sulla propria terra diventa soprattutto un ponte tra passato, presente e futuro. È innegabile l’importanza di avere una radice sempre, ovunque poi ti portino le strade e il destino. Lo sapeva bene lo scrittore Cesare Pavese che di questo suo filo tenace e anche doloroso parla nel suo romanzo “La luna e i falò”. È diventata celebre la frase: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.

    La migrazione è da sempre elemento costitutivo dell’economia appenninica, a partire dalla transumanza, con le sue “strade d’erba” che hanno messo in connessione centri abitati e montagna, rilievi e costa. L’andare e tornare è fin dall’origine il modo di interpretare la vita su quei monti. La montagna appenninica, più che spartiacque o frontiera, è infatti da sempre valico, scambio e contaminazione. Gli Appennini rappresentano in modo esaustivo quelle porzioni di territorio che sono state battezzate come “aree interne”. Identificabili con l’ampia parte di Paese distante dai grandi centri urbani e di servizio e, spesso, con prospettive di sviluppo incerte, queste zone rischiano di essere associate nell’immaginario collettivo soltanto con i “margini”, nell’erronea convinzione che abbiano poco da offrire ai loro abitanti e a chi le osserva dall’esterno. Le aree interne dell’Appennino rappresentano invece un prezioso scrigno di biodiversità e tradizioni. È importante conoscere e valorizzare la diversità biologica di queste terre per proteggere l’equilibriodegli ecosistemi, garantire la disponibilità di risorse naturali e promuovere la sensibilizzazione ambientale perché preservare la biodiversità rappresenta un dovere etico e un investimento per il futuro delle nuove generazioni.

    Anche il turismo trova nelle aree interne un luogo interessante di sperimentazione per un modello sostenibile, non solo in termini di fruizione del territorio a breve raggio con il cosiddetto “turismo di prossimità”. L’Appennino però è una montagna in cui il turista è chiamato a entrare in punta di piedi, mettendosi in ascolto e offrendo sostegno a chi da sempre partecipa alla vita di quei luoghi.

    Un libro può essere dunque uno strumento efficace per invitare alla scoperta di un territorio che ci può sorprendere e incantare, come quello dell’Oasi WWF Guardiaregia-Campochiaro. “Alla scoperta del regno della biodiversità” è infatti molto più di una semplice guida turistica. È una rivisitazione dei luoghi selvaggi del Molise che in passato hanno incantato i miei occhi di bambina e che oggi continuano a raccontare storie meravigliose ai visitatori suscitando un’antica sensazione di libertà.

    Il libro vuole ricordare anche l’impegno di un gruppo di volontari che nel lontano 1997 ha avviato un’impresa pionieristica creando l’Oasi WWF molisana, un chiaro esempio di come la determinazione possa cambiare il destino di un territorio. Da oltre un quarto di secolo è in corso infatti un’operazione di recupero e valorizzazione di una grande area, la cui ampiezza supera i tremila ettari. L’Oasi è diventata nel 2010 Riserva Naturale Regionale e attualmente si colloca per estensione al secondo posto in Italia tra le zone tutelate dal WWF. In questo lungo lasso di tempo la storica associazione ha svolto numerose attività nell’area, a partire dalla gestione del territorio fino all’educazione ambientale. Uno dei fiori all’occhiello è rappresentato inoltre dall’attività scientifica con la realizzazione di monitoraggi di flora e fauna. Tutto ciò ha fatto emergere il valore di questo ambiente, un vero scrigno di biodiversità: basti pensare alla presenza di oltre quaranta diverse tipologie di orchidee selvatiche e di un numero superiore a trecento specie di farfalle diurne e notturne. Grazie all’Oasi WWF è stato inoltre possibile il ritorno del cervo sul massiccio del Matese con il progetto dell’Area faunistica localizzata a Campochiaro. Qui vive inoltre un raro endemismo italiano, la salamandrina dagli occhiali, simbolo della Riserva, chiamata così per la presenza di due macchioline poste intorno agli occhi. Tra gli uccelli rapaci, si possono osservare l’aquila reale, il rarissimo lanario, il falco pecchiaiolo, il nibbio reale.

    La Riserva racchiude anche un ambiente carsico estremamente affascinante per la presenza di alcuni degli abissi più importanti d’Italia, noti anche a livello internazionale, come le grotte di Pozzo della Neve e Cul di Bove, oltre al canyon del torrente Quirino e alla cascata di San Nicola.

    Nel libro non poteva mancare infine uno spazio per le vicende storiche dei due borghi, Guardiaregia e Campochiaro, che sono parte integrante dell’Oasi e che con il loro patrimonio di tradizioni e la loro ricchezza di autenticità offrono ai visitatori un’esperienza emozionante tra natura incontaminata e vestigia del passato.

  • ALLA SCOPERTA DELLE
    “CUCINE” EDITORIALI

    data: 19/07/2024 00:00

    "Andare per i luoghi dell'editoria" di Roberto Cicala, pubblicato dalla casa editrice Il Mulino, riesce a catturare l'essenza e l'importanza dei luoghi in cui vengono creati i libri che amiamo leggere. La profonda conoscenza dell'argomento da parte dell'autore è evidente, grazie alla sua esperienza come docente universitario ed editore.

    Attraverso un viaggio tra le varie città italiane, Cicala ci porta alla scoperta delle case editrici che hanno plasmato l'identità culturale del nostro Paese rivelando i retroscena della produzione libraria, raccontando storie di editori, poeti e scrittori anche se, come è raro che accada, le vere protagoniste sono le case editrici. «Il fatto che si chiamino “case” la dice lunga sull’importanza dei luoghi in cui si cucinano le parole per renderle più appetibili e gustose al palato degli ospiti, cioè i lettori, dentro il piatto dei libri. In gergo è detto davvero “cucina” il lavoro di redazione: è ciò che capita dietro le quinte dei libri per farli nascere. A partire dalle sedi più rappresentative questo viaggio in Italia tenta di tracciare una piccola storia dell’editoria italiana attraverso alcuni marchi consolidati la cui aura permea molti luoghi. È il racconto di un campione di sigle che hanno plasmato l’identità culturale della nostra nazione mediante i gusti e le scelte di editori protagonisti o di letterati editori, due categorie che non sono del tutto tramontate», scrive l’autore nell’introduzione.

    Roberto Cicala ci guida così attraverso un viaggio nei sestieri lagunari di Manuzio a Venezia, nelle gallerie del centro storico di Milano, nella Firenze dei caffè scelti dai poeti e in molte altre città italiane dove le case editrici hanno sede. Ci introduce a luoghi spesso sconosciuti al grande pubblico, come le redazioni e le ville degli editori, ma ci accompagna anche negli open space e nelle librerie che sono il palcoscenico della creazione letteraria. Con la sua scrittura brillante e ricca di dettagli, Roberto Cicala ci regala dunque una panoramica completa del mondo dell'editoria italiana, mostrandoci come le case editrici siano vere e proprie fabbriche di sapere e cultura. Esperto di editoria libraria e multimediale, ci guida in un viaggio attraverso le città e le province italiane alla ricerca di quella "bibliodiversità" che permette di preservare un equilibrio e una chiarezza nel panorama editoriale, lontano dalla frenesia del mercato e della pubblicità.

    Un punto forte del libro è la varietà di temi trattati, che spaziano dalle origini delle case editrici durante il Risorgimento fino alle realtà contemporanee come il digitale. Un viaggio affascinante e ricco di spunti, che ci permette di apprezzare in modo più consapevole il lavoro complesso che è alla base della produzione editoriale. «I paesaggi, per lo più urbani, che si vedono dalle finestre delle case degli editori incontrati sono tanto differenti quanto sono simili gli ambienti interni di questi luoghi dei libri, tra luci dei monitor, ticchettare delle tastiere, campionari di carte e prove di stampa di vario formato, telefoni che squillano, copertine ingrandite appese alle pareti e voci che si rincorrono dalla redazione all'ufficio stampa» scrive Roberto Cicala nelle pagine finali, anche se sottolinea che non si tratta di una conclusione perchè il suo è un “libro aperto”.

  • RELAZIONI PERICOLOSE
    TRA LIBERTÀ
    E SOCIAL MEDIA

    data: 05/06/2024 19:41

    L'avvento dei social media ha rivoluzionato il modo in cui esercitiamo il nostro diritto alla libertà di espressione. Se da un lato ciò ha reso più accessibile e immediata la condivisione delle idee, dall'altro ha introdotto nuove complessità e sfide. La possibilità di esprimersi su queste piattaforme ha infatti aperto la porta all'uso dell'anonimato per commettere atti di bullismo, molestie e intimidazioni. Inoltre, se i social media offrono a ciascuno di noi una voce e una piattaforma per esprimerci, allo stesso tempo facilitano la diffusione della disinformazione che può causare danni sia a livello individuale che sociale. La regolamentazione di questa sfera, dunque, è cruciale per garantire un reale diritto alla libertà.

    Nell'Unione Europea esistono leggi che proteggono la libertà di espressione online ma il rischio che le piattaforme digitali decidano arbitrariamente cosa costituisca una legittima espressione di opinione e cosa no è sempre in agguato, soprattutto se queste decisioni vengono prese da aziende che mirano principalmente a massimizzare i propri profitti utilizzando algoritmi e filtri per monitorare e limitare i contenuti che vengono condivisi sulle loro piattaforme. Nel libro "Libertà di espressione e 'costo' del consenso nell'era della condivisione digitale" (Cedam) Angela Mendola affronta il tema della condivisione digitale nei social network in maniera precisa ed analitica. Il testo esplora i rischi e le tutele nella profilazione del consumatore digitale mettendo in luce i limiti alla libertà di espressione e di negoziazione in un contesto globale di sharing economy. L'autrice analizza le diverse esperienze giuridiche rispetto alle ultime frontiere della pubblicità e si interroga sulla responsabilità dei provider dei social network nell'affrontare i danni derivanti dalla condivisione digitale.

    Da qualche anno persino i guru del web stanno mettendo in discussione il dogma secondo cui internet sarebbe il luogo per eccellenza della libertà di espressione e del libero scambio tra le persone. Se però le cose non stanno più così, forse il nostro approccio cambierebbe se ci rendessimo conto che il web è sempre più il luogo della “libertà vigilata”. La domanda che sorge spontanea è: quale livello di controllo esiste effettivamente? David Kaye, con il suo libro "Libertà vigilata" (Treccani), offre un reportage appassionato e un'indagine informata sui pericoli per la democrazia, invitando ad una riflessione profonda su come condividiamo i nostri dati e pensieri con chi potrebbe usarli in modo indiscriminato. Per l'autore se il nostro presente è sotto controllo, il futuro è già compromesso.

     

    Il libro di Jacques Attali, "Disinformati. Giornalismo e libertà nell'epoca dei social" (Ponte alle Grazie), esamina invece la crisi dei media tradizionali e l'esplosione dei social media come strumenti di informazione e propaganda. L'autore evidenzia i rischi di un mondo dominato da pochi giganti monopolisti e di un pubblico incapace di distinguere tra informazioni autentiche e false. Attali chiama all'azione urgente per combattere questa situazione, dalla formazione dei giornalisti all'educazione dei lettori, dall'uso consapevole della tecnologia fino alla possibile necessità dello smantellamento delle grandi piattaforme per preservare la democrazia e la libertà di informazione.

  • UNA MOSTRA DEDICATA
    A MARCO POLO A 700 ANNI
    DALLA SUA SCOMPARSA

    data: 03/04/2024 19:28

    Il 2024 è l’anno di Marco Polo, il più famoso viaggiatore italiano, che nel XIII secolo riuscì a raggiungere la Cina. Il suo viaggio diventò un’opera tra le più conosciute al mondo, “Il Milione”, da cui traspare tutto l’amore del suo autore per la scoperta e per la conoscenza. Il libro è considerato infatti un capolavoro che ha ispirato generazioni di scrittori e viaggiatori. Nato a Venezia da una famiglia di mercanti, Marco Polo fece parte nel 1271 di una spedizione commerciale in Oriente insieme al padre Niccolò e allo zio Matteo. Questo viaggio lo condusse fino alla corte di Qubilai Khan in Cina, dove trascorse circa venticinque anni, guadagnandosi importanti privilegi e riconoscimenti. Subito dopo il suo rientro in patria, Marco Polo cadde prigioniero dei genovesi e proprio nelle carceri di Genova dettò al suo compagno di prigionia Rustichello da Pisa il resocontodi viaggio “Le divisament dou Monde”, scritto originariamente in lingua franco-veneta ma subito tradotto in volgare fiorentino, che divenne famoso con il titolo “Il Milione”, dal soprannome di tutta la stirpe dei Polo, per aferesi da Emilione. Perdutosi ben presto l’originale, il testo ci è noto soltanto attraverso rifacimenti e traduzioni. Oltre ad essere un classico della letteratura universale, l’opera di Marco Polo è soprattutto il libro di viaggi per eccellenza dell’Occidente. La morte di Marco Polo,avvenuta nel 1324, rappresenta la fine di una vita straordinaria dedicata all’esplorazione e alla scoperta di nuovi mondi che quest’anno viene ricordata a sette secoli di distanza dalla sua conclusione. L’anniversario è anche l’occasione per far conoscere alle generazioni più giovani “Il Milione”, considerato il primo resoconto completo e affascinante sulle civiltà asiatiche. Lecelebrazioni si svolgeranno nell’arco di tre anni, fino al 2026, con varie iniziative ed eventi coordinate dal Comitato nazionale istituito dal Ministero della Cultura. La mostra principale si terrà a Venezia, all’interno di Palazzo Ducale, dal 6 aprile al 29 settembre e si intitolerà “I mondi di Marco Polo. Il viaggio di un mercante veneziano nel Duecento”. Attraverso oltre trecento opereprovenienti da istituzioni italiane, europee e musei orientali, i visitatori potranno ripercorrere i viaggi e gli incontri di Marco Polo in Asia descritti nel suo libro “Il Milione”. L’esposizione offrirà anche un approfondimento sulla fortuna mondiale dell’opera di Marco Polo tra Ottocento e Novecento e sulle rappresentazioni della sua figura e delle sue avventure nell’arte contemporanea. A Venezia, all’interno del Museo di Palazzo Mocenigo, sarà possibile ammirare anche la mostra “L’Asse del Tempo: tessuti per l’abbigliamento in seta di Suzhou’, che racconta la millenaria tecnica tessile che rese celebre la seta della regione dello Jiangnan, esplorata da Marco Polo durante i suoi viaggi. Inoltre, il museo ospiterà una selezione di abiti di scena e bozzetti tratti dallo sceneggiato Rai su Marco Polo del 1982. Gli studi e le ricerche sulla figura del grande veneziano sono inoltre al centro delle attività accademiche, con l’Università Ca’ Foscari che pubblicherà nuove edizioni digitali e saggi dedicati al mercante veneziano. Da segnalare anche il recente ritrovamento del testamento di Agnese, una figlia sconosciuta di Marco Polo, che aggiunge nuovi dettagli alla storia della famiglia del viaggiatore.

  • I LUOGHI E LE PAROLE
    DI ENRICO BERLINGUER
    IN MOSTRA A ROMA

    data: 24/01/2024 22:16

    La figura di Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1984, è stata fondamentale nella nostra storia politica del Novecento. Uomo di straordinaria moralità, era stimato anche dai suoi oppositori. In occasione del centenario dalla sua nascita, è stata organizzata una mostra intitolata “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer”, ospitata fino all'11 febbraio al Mattatoio di Roma, che ne ripercorre la biografia attraverso materiali originali come documenti d'archivio, fotografie, elementi audiovisivi e sonori. Sono cinque le sezioni tematiche principali dell'esposizione. La prima è intitolata "Gli affetti" e si concentra sulla rappresentazione della dimensione più intima, familiare ed emotiva della vita di Berlinguer. Oltre ai materiali d'archivio, questa sezione presenta libri, fotografie e oggetti personali appartenuti al leader. La seconda sezione, chiamata "Il dirigente", ricostruisce il suo percorso di militanza comunista, a partire dall'iscrizione di Berlinguer alla sezione giovanile del Pci di Sassari nel 1943 fino alla sua elezione a Vicesegretario del partito nel 1969. La terza sezione, "Nella crisi italiana", si sofferma sul periodo in cui Berlinguer assume la carica di segretario del Pci nel 1972. In questo contesto, il leader comunista opera durante una profonda crisi della società italiana e questa parte della mostra ripercorre i momenti cruciali della sua biografia politica fino alla sua prematura scomparsa nel 1984. La quarta sezione, intitolata "La dimensione globale", presenta gli aspetti salienti dell'azione politica di Berlinguer a livello internazionale. Vengono approfondite, ad esempio, le sue riflessioni sui fatti del Cile, la ridefinizione del rapporto con l'Unione Sovietica, l'eurocomunismo, i movimenti di liberazione del Vietnam e la ricucitura dei rapporti con la Repubblica Popolare Cinese. L'ultima sezione, chiamata "Attualità e futuro", si interroga sul lascito politico di Berlinguer come figura centrale del panorama repubblicano, apprezzato e riconosciuto anche al di fuori del suo mondo politico, in grado di attirare l'attenzione su problemi globali sempre più pressanti. Oltre a quelle dedicate alla biografia politica di Berlinguer, la mostra propone altre tre sezioni tematiche. "Il mondo di Berlinguer" rappresenta e restituisce il fitto intreccio di relazioni internazionali del leader e il suo ruolo di figura globale mentre "Violenza politica, stragi e terrorismo in Italia" ricostruisce la lunga serie di attentati e azioni criminali che si sono verificati in Italia dal 1969 al 1984. Infine "Una stagione riformatrice" presenta le leggi per le quali il ruolo del Pci è stato determinante portando all'allargamento dei confini della cittadinanza democratica e alla nascita dello Stato sociale moderno. Assieme ai documenti cartacei e fotografici, decine di installazioni video trasmettono spezzoni di registrazioni tematiche tratte da interviste, da comizi alle Feste de L’Unità e da partecipazioni alle tribune elettorali. Nella sala cinematografica inoltre viene proiettato il film-documentario di Valter Veltroni su Berlinguer. Nel primo mese di apertura sono stati oltre ventimila i visitatori nei due padiglioni della mostra. É infatti un'esposizione destinata non solo al pubblico che c’era, formato dai nostalgici over sessanta che sono ancora avvolti nel mito rassicurante di Berlinguer, ma anche a quello che non c’era e vuole scoprire un’altra politica.

  • L’AIE CHE VERRÀ
    TRA SFIDE VECCHIE E NUOVE
    PER IL SETTORE EDITORIALE

    data: 18/12/2023 23:35

    Dal 28 settembre scorso Innocenzo Cipolletta è alla guida dell’Associazione Italiana Editori. È stato nominato infatti Presidente per il prossimo biennio prendendo il testimone da Ricardo Franco Levi che ha concluso il suo mandato dopo sei anni. L'AIE, che aderisce a Confindustria e ne è stata una delle fondatrici, copre con i suoi associati oltre il 90% del mercato del libro. Ha tra i suoi compiti quelli di tutelare gli editori e favorirne la crescita professionale, di promuovere iniziative che siano un contributo alla diffusione del libro, della lettura, del diritto d’autore e della cultura italiana in Italia e nel mondo.

    Con una vasta esperienza nel mondo delle imprese italiane, Innocenzo Cipolletta attualmente ricopre importanti incarichi nell'ambito della cultura e dell'economia italiana. Tra questi, ci sono la carica di Presidente di Confindustria Cultura Italia, la federazione dell’industria culturale del nostro Paese, e la partecipazione al Consiglio di Amministrazione di Laterza S.p.A., una delle principali case editrici italiane, e del Consiglio Direttivo dell'Associazione per l'Economia della Cultura, di cui è stato Presidente dal 2008 al 2019. Dotato di una formazione economica solida, Innocenzo Cipolletta è un promotore attivo dello sviluppo culturale e finanziario in Italia, oltre ad aver firmato numerosi libri e articoli di carattere scientifico. La sua vasta esperienza e le sue competenze lo rendono pertanto una figura chiave nel settore.

    Durante l'assemblea dell’AIE, il nuovo Presidente ha sottolineato che gli editori hanno svolto un ruolo fondamentale nella crescita dell'Italia attraverso la diffusione di idee e cultura che rappresentano la base essenziale di una democrazia sana ed efficiente. La sua richiesta di una politica industriale per il settore culturale dimostra una consapevolezza dei bisogni specifici dell'industria editoriale e la volontà di agire per il suo sviluppo e la sua prosperità. Come ha dichiarato subito dopo la sua elezione, al centro del suo mandato ci sarà l’obiettivo della crescita del livello culturale e degli indici di lettura degli italiani.

    Cipolletta ha sottolineato quindi l'importanza di instaurare un dialogo continuo con il governo, mettendo in evidenza la necessità di una forte coesione tra tutti gli attori della filiera del libro, dagli editori alle librerie, dagli autori alle biblioteche. Per il Presidente dell’AIE è chiaro che i Paesi con i redditi pro-capite più elevati sono anche quelli con alti livelli di istruzione e una maggiore propensione alla lettura. Questo rende urgente la necessità di investire in maniera sostanziale nell'istruzione e nella promozione della lettura stessa per poter crescere e raggiungere livelli culturali coerenti con quelli degli altri Paesi simili all’Italia. La sua visione si basa dunque sull'importanza di una cooperazione solida tra tutti gli attori della filiera del libro e l'improrogabile necessità di un investimento mirato per garantire una crescita culturale adeguata. Accanto a ciò, c’è la chiara consapevolezza che le case editrici sono imprese industriali che hanno delle specificità come tutte le altre aziende: hanno i temi dei costi, delle professionalità, dell’assunzione di rischi, della finanza. Quali sono dunque gli obiettivi del suo mandato e come vede il futuro dell'AIE? Ecco le risposte del Presidente Cipolletta a queste e ad altre domande.

    “Nel giorno della mia elezione ho parlato della necessità di una politica industriale per la cultura, che non è un ossimoro ma un obiettivo concreto che AIE come associazione di categoria deve perseguire perché l’editoria è fatta dagli autori, certo, ma anche dagli editori che sono realtà industriali e come tali vanno sostenute nel loro percorso di crescita e innovazione. AIE come me la immagino io è un soggetto che collabora con le istituzioni e le altre associazioni della filiera per perseguire gli obiettivi comuni e che, allo stesso tempo, mantiene il suo impegno per la crescita culturale e civile del Paese, ad esempio attraverso la promozione della lettura. Questo non è infatti solo un prerequisito per l’esistenza di un mercato editoriale, ma una condizione irrinunciabile per la crescita dell’intero Paese, soprattutto in una economia avanzata come la nostra che ha nella conoscenza uno degli asset principali”.

     

    A proposito della necessità di una politica industriale per la cultura, ci può spiegare meglio cosa vuol dire per un settore particolare come quello editoriale?

    I quattro pilastri di questa politica sono lo stimolo alla domanda, che passa attraverso la promozione della lettura e il sostegno all’acquisto da parte delle famiglie e delle biblioteche. La regolazione dei mercati, che significa la difesa del diritto d’autore soprattutto nel rapporto tra imprese editoriali e giganti del web. Il sostegno all’innovazione, che per gli editori vuol dire soprattutto infrastrutture digitali, e quello all’internazionalizzazione che ha nella partecipazione del nostro Paese come Ospite d’Onore alla Fiera di Francoforte nel 2024 un passaggio fondamentale.

     

    Qual è lo stato di salute del settore editoriale in Italia?

    Alla Fiera di Francoforte abbiamo presentato i dati del settore che ha chiuso il 2022 con un valore del venduto di 3,388 miliardi, in lieve flessione rispetto all’anno precedente ma in crescita di quasi 300 milioni rispetto al 2019. Nei primi nove mesi del 2023 il solo mercato trade – ovvero escludendo editoria scolastica, universitaria e professionale - ha visto una lieve crescita a valore e un piccolo calo come numero di copie vendute. Sono dati positivi perché indicano una stabilizzazione del mercato dopo la forte crescita del post pandemia. Allo stesso tempo, non deve sfuggire a nessuno che il grande balzo dell’inflazione e dei costi di produzione hanno ridotto i margini di guadagno degli editori e questo è ovviamente un fattore di preoccupazione. Così come preoccupa, certamente, la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie.

     

    L'intelligenza artificiale è un'opportunità o una minaccia per l'industria culturale in generale e per l'editoria in particolare?

    È entrambe le cose assieme e questo non è strano. Le innovazioni tecnologiche sono sempre un’opportunità e sempre devono però essere regolamentate perché il mercato non è una giungla ma, appunto, un campo dove i soggetti si confrontano sulla base di regole condivise. Da questo punto di vista, AIE è perfettamente allineata con la Federazione degli editori europei nel chiedere che le tech company siano sottoposte a obblighi di trasparenza e che in particolare comunichino su quali database – di testi, immagini e non solo – istruiscono i loro algoritmi. Solo la trasparenza può tutelare i detentori di diritti, autori ed editori. Allo stesso tempo, le intelligenze artificiali possono avere moltissime applicazioni in ambito editoriale: dal supporto nella correzione bozze per passare alla gestione del magazzino e della logistica, all’individuazione dei trend di vendita, alla gestione dei metadata e molto altro ancora. Sono tutti ambiti che possono migliorare drasticamente la produttività delle aziende che, specie quando molto piccole, devono essere supportate nei loro piani di crescita e investimento.

  • “10 MOSSE PER AFFRONTARE
    IL FUTURO”: INTERVISTA
    A OSCAR FARINETTI

    data: 16/11/2023 23:24

     Una via nuova attraverso il piacere e la bellezza. È quella che ci indica Oscar Farinetti nel suo libro “10 mosse per affrontare il futuro” edito da Solferino. L'imprenditore e scrittore ha scelto Leonardo da Vinci per discutere delle sue dieci pratiche per avviarsi nella giusta direzione. La destinazione finale è il futuro che l'autore considera l'obiettivo assoluto. In un mondo incerto e competitivo, Oscar Farinetti sostiene che c'è solo un modo per non lasciarsi sopraffare dal futuro e trovare modi concreti per affrontare le sfide che ci aspettano: progettarlo, giorno dopo giorno, seguendo dieci semplici pratiche. Scritto con un linguaggio chiaro e accessibile, “10 mosse per affrontare il futuro” è un libro che ci invita a proiettarci verso il futuro con fiducia, combinando l'insegnamento dei grandi del passato con le sfide e le opportunità del presente. Per far funzionare le dieci mosse che Oscar Farinetti suggerisce è necessario però un impegno collettivo che può nascere solo da una cultura condivisa, la sola che può spingere all'azione e al cambiamento, sempre all'insegna del “piacere e della bellezza”. Di tutti questi temi e della sua inguaribile passione per la scrittura parliamo direttamente con l'autore.  

    Oscar Farinetti, con quali parole potrebbe sintetizzare la sua ricetta per affrontare il futuro?

    “Il futuro è provarci” e metterei perfino un punto esclamativo alla fine per sottolineare quanto io creda nel nostro impegno personale. Leonardo da Vinci diceva: “Godo in sovrappiù a provarci che a farcela” e aveva perfettamente ragione perché se non ci proviamo non ce la facciamo. Provandoci siamo già a metà dell'opera. Se per caso non ce la facciamo, vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa ma da lì possiamo ricominciare.

    Il sottotitolo del suo libro è “Una via nuova attraverso il piacere e la bellezza”. In che modo proprio il piacere e la bellezza possono aiutarci ad affrontare il futuro in una maniera diversa?

    Nel libro non parlo tanto di regole quanto di sentimenti. Le regole sono secondarie e vengono dopo i sentimenti. Se non hai buoni sentimenti qualsiasi regola non tiene. C'è già la regola che non si butta per terra, che non si scrive sui muri, che bisogna pagare le tasse. Ci sono tante regole ma non le applichiamo perché abbiamo cattivi sentimenti. Nel mio libro parlo sempre di sentimenti. In particolare, tra le mie dieci mosse per affrontare il futuro ce ne sono tante che si riferiscono al piacere e alla bellezza. Per esempio c'è la mossa “From duty to beauty” dove spiego che bisogna smetterla di dire che è necessario comportarsi bene per senso del dovere. Ad esempio dico che il fatto di relazionarsi diversamente con il nostro pianeta per salvare la vita umana va raccontato non più come senso del dovere ma come bellezza. Insomma dobbiamo far sì che comportarsi bene diventi “figo”, piacevole, attraente: faccio la differenziata e mi sento “figo”, guido un'auto elettrica e mi sento “figo”, compro prodotti che durano il doppio e ne acquisto la metà e mi sento “figo”, compro cibi biologici e mi sento “figo”. Se saremo capaci di presentare il rispetto per l'ambiente come qualcosa di bello e piacevole ci vorrà molto meno tempo per raggiungere l'obiettivo.

    Qual è il ruolo di Leonardo da Vinci nel suo libro e come contribuisce a dare autorevolezza ai dieci consigli che lei propone?

    È un ruolo fondamentale perchè Leonardo ha affrontato il tema del futuro per tutta la sua vita con un approccio mentale di grande piacevolezza. Ho scelto Leonardo anche perché lui era un laico che cercava di dare sempre una risposta alle cose e rifiutava il senso del mistero che a quell'epoca era ancora più in voga di adesso. Con il mistero apparentemente si risolve tutto ma in realtà non è così. Lui era un laico e si occupava di cercare sempre il perché. Infatti diceva: “Godo più a fare le domande che a trovare le risposte, godo più a incominciare che a finire”. Secondo me nessuno è più autorevole di lui perché è cintura nera di tutti i tempi dell'avvenire. Il ruolo principale di Leonardo nel libro è esprimere il suo parere sulle mie dieci mosse. Io scrivo come si attuano secondo me queste pratiche e poi lui le commenta in base al suo tempo. Andando avanti nel libro si capisce però che, parlando continuamente del futuro, anche lui è curioso di ciò che è successo dopo la sua morte. Siccome del suo futuro faccio parte anch'io che sono nato cinque secoli dopo, gli racconto cosa è successo attraverso quindici racconti brevi, da Marilyn Monroe a Kennedy, dal maggio francese a New York.

    Il suo libro è dedicato a tutti i giovani della generazione Z. Quale potrebbe essere una delle strategie chiave da proporre a questi ragazzi per affrontare il loro futuro in modo diverso e contribuire a migliorare le condizioni del nostro pianeta?

    La strategia è nella mossa numero sette che si intitola “Restare giovani”. Il segreto è cercare di restare giovani per tutta la vita. Soprattutto quelli della parte finale della generazione Z, che hanno un'età compresa tra i diciotto e i venticinque anni, a me piacciono moltissimo perchè non hanno la sicurezza di avere un maggior benessere rispetto ai propri genitori e quindi si stanno dando da fare. Li vedo tutti con le loro borracce, li vedo rispettare l'ambiente, li vedo avere un approccio migliore. Siccome la mossa numero sette raccomanda di non parlare sempre di sé ma di occuparsi del bene comune, io consiglio di continuare a farlo per tutta la vita. È l'unico trucco per restare giovani. Io infatti sostengo che si può essere giovani a tutte le età come si può diventare vecchi da giovani. Il segreto per restare giovani è quindi occuparsi del futuro pensando al bene comune e non solo al proprio.

    Lei è autore di molti libri. Da dove nasce il suo amore per la scrittura e come concilia questa sua passione con la sua attività imprenditoriale?

    È un amore che nasce da sempre, da quando ero piccolo. Io ho frequentato il liceo classico e ho sempre amato scrivere. Ho scritto tanti romanzi e tanti saggi che non ho mai pubblicato. Scrivo tutti i giorni, appena ho cinque minuti di tempo se mi viene in mente qualcosa la scrivo. Scrivo però soprattutto di sera e al mattino presto cosi riesco a conciliarlo con il mio lavoro. Scrivere mi dà orgasmo e poi, dopo aver scritto una serie di pensieri, li metto insieme. Il tema del futuro c'è in quasi tutti i miei libri. Come diceva Hemingway “In fondo scriviamo lo stesso libro per tutta la vita”. In un certo senso anch'io scrivo lo stesso libro in forme diverse. Ovviamente per scrivere bisogna leggere e il mio obiettivo è far venire voglia alla gente di leggere. Infatti alla fine dei miei libri pubblico la bibliografia non come un semplice elenco di testi ma la romanzo anche un po', cioè spiego perché ho letto tutti quei libri e cosa ci ho trovato. In questo modo magari al mio pubblico viene voglia di leggere di più. Come ho scritto anche nel libro, leggere serve a farsi venire dei dubbi perché è con le domande che si crea futuro e si risolvono i problemi. Tutti i miei libri sono un invito a leggere non solo quelli scritti da me ma i grandi classici, le grandi opere che mi hanno cambiato la vita e la possono cambiare a tante altre persone.

  • A PERUGIA UNA MOSTRA
    DEDICATA A SANDRO PENNA

    data: 17/10/2023 19:04

    Dopo aver celebrato il Perugino in occasione dei cinquecento anni dalla sua morte, Perugia dedica una mostra a un altro suo importante concittadino, Sandro Penna, con l’obiettivo di far conoscere una dimensione meno nota del poeta: la sua profonda connessione con le arti figurative.

    La mostra “Un mare tutto fresco di colore. Sandro Penna e le arti figurative”, dal 6 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024 alla Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia, offre un’affascinante panoramica sul mondo artistico del poeta che era nato proprio nel capoluogo umbro. Attraverso 150 opere di autori del calibro di Pablo Picasso, Jean Cocteau, Alexander Calder, Leoncillo, Filippo De Pisis, Mario Mafai, Tano Festa, Mario Schifano e Franco Angeli l’esposizione illustra i legami e le influenze tra Penna e il mondo dell’arte. La mostra offre una visione inedita delle sue relazioni con gli artisti del suo tempo proiettando una nuova luce su uno dei poeti più sensibili e profondi del Novecento, non solo italiano, come dimostrano le numerose e continue traduzioni dei suoi versi.

    L’esposizione vuole esplorare i gusti e le tendenze culturali che hanno caratterizzato il periodo tra gli anni Quaranta e gli anni Settanta del secolo scorso, di cui Penna è stato protagonista insieme a figure come Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia ed Elsa Morante, dei quali fu amico e collega. L’obiettivo è quello di cogliere l’essenza di quei decenni e mostrare come l’arte e la letteratura si siano influenzate reciprocamente.

    Le opere in mostra a Perugia provengono dalla casa romana di Sandro Penna, in via Mole de’ Fiorentini, che fungeva da punto di incontro per pittori, scultori, galleristi e letterati e nella quale il poeta svolgeva la sua attività di mercante d’arte. Il percorso espositivo, curato da Roberto Deidier, Tommaso Mozzati e Carla Scagliosi, offre non solo una selezione di opere d’arte ma anche Un’ampia raccolta di autografi, diari e lettere di Sandro Penna. Questi documenti, insieme alle prime edizioni delle sue opere e ai materiali audiovisivi, permettono di comprendere le passioni e i pensieri del poeta.

    La mostra crea un dialogo tra immagini e parole, evidenziando l’affinità tra l’opera letteraria di Penna e il lavoro di chi dipinge. La critica letteraria ha spesso sottolineato il rapporto tra la poesia di Penna e le arti visive. Cesare Garboli, ad esempio, ha evidenziato come Penna trattasse le sue poesie “come fossero dei quadri”. Altri esponenti del mondo culturale, come Luciano Anceschi, Carlo Levi, Dario Bellezza ed Elio Pecora, hanno individuato una vasta gamma di riferimenti nella sua produzione poetica che vanno da Matisse a Watteau, da Scipione a Rosai passando naturalmente per il Perugino e i suoi paesaggi limpidi e suggestivi, ricchi di aria e di azzurro.

    Sandro Penna rimane un punto di riferimento fondamentale nel panorama della poesia italiana per la sua capacità di coniugare sensibilità ed espressione in modo unico e intenso. La sua pigrammaticità non è solo una lezione di stile, ma di sintesi e di rigore. Nel 2017 è stata pubblicata nei Meridiani Mondadori una raccolta completa della sua opera, intitolata “Penna. Poesie, prose e diari”, che rappresenta una testimonianza del suo intero percorso umano e artistico. Il volume raccoglie infatti l’intero corpus delle poesie di Sandro Penna, le prose pubblicate in vita dall’autore e una cospicua selezione degli scritti di diario ancora inediti. Nel libro ci sono anche alcune liriche ritrovate tra le sue carte e altre recuperate da riviste oltre a tutti i racconti, alcuni dei quali mai pubblicati prima.

  • UNA MOSTRA A ROMA
    PER RACCONTARE CALVINO

    data: 03/09/2023 11:05

    A partire dal mese di ottobre le Scuderie del Quirinale ospiteranno una grande mostra dedicata a Italo Calvino in occasione del centenario della sua nascita. L'autore di capolavori come “Il barone rampante”, “Il sentiero dei nidi di ragno” e “Le città invisibili” era nato il 15 ottobre 1923 a Santiago de las Vegas, Cuba.  L'esposizione celebrerà il grande scrittore e il suo rapporto con le arti, mai indagato così compiutamente in una mostra, grazie anche al sostegno e alla disponibilità di istituzioni pubbliche e private nazionali e internazionali e di numerosi artisti e collezionisti.

    “Favoloso Calvino” è il titolo scelto per la mostra curata da Mario Barenghi e organizzata da Ales SpA/Scuderie del Quirinale in collaborazione con la casa editrice Electa, che pubblicherà per l'occasione un libro e la guida, disegnati dallo Studio Sonnoli. Il catalogo-guida al percorso espositivo è curato da Mario Barenghi mentre il volume dal titolo “Calvino A-Z” farà parte della collana delle enciclopedie e sarà a cura di Marco Belpoliti, con numerosissime voci affidate ai maggiori specialisti.

    La mostra si articolerà in  dieci sezioni sui due piani delle Scuderie del Quirinale. La ricchissima esposizione comprende oltre duecento prestiti: dipinti, sculture, disegni, illustrazioni con le opere amate dal Rinascimento a oggi, codici miniati medievali, arazzi, armature, fotografie costruiranno un viaggio attraverso la vita, le scelte, l’impegno politico e civile, i luoghi e soprattutto la produzione letteraria e il metodo di lavoro di Italo Calvino.

    L'esposizione si rivolge sia al pubblico degli estimatori di Calvino sia ai lettori nuovi, in particolare ai giovani, con una specifica attenzione al rapporto dello scrittore con le arti figurative.  Per Calvino l’arte rappresentava infatti un’inesauribile miniera di ispirazione come dimostrano le scelte di copertina dei suoi libri, con gli amati Klee e Picasso, o ancora gli scritti dedicati a Giulio Paolini, Fausto Melotti, Giorgio de Chirico, Luigi Serafini, Enrico Baj. In mostra ci saranno anche le installazioni direttamente ispirate ai suoi libri, pensate e create per l’occasione da artisti viventi come Emilio Isgrò, e alcune esperienze artistiche più recenti, accostabili per varie ragioni all’immaginario calviniano, come quelle di Giuseppe Penone ed Eva Jospin.

    “Favoloso Calvino” è dunque un progetto che promette di aprire nuove finestre sulla produzione dello scrittore, offrendo inedite chiavi di lettura anche ai suoi estimatori più preparati. Un omaggio necessario al lavoro di un autore che appare oggi più che mai esemplare per la sua attenzione curiosa e indagatrice verso i più vari aspetti della cultura e della realtà, riuscendo sempre a proiettarsi verso il futuro con risolutezza, anche nei contesti più problematici, in grado di parlare più di altri alla coscienza contemporanea.

  • CONSUMI CULTURALI:
    IN ITALIA È BOOM DELLA
    PIRATERIA AUDIOVISIVA

    data: 18/07/2023 10:03

    Il fenomeno della pirateria online rappresenta una grave minaccia per l’industria creativa in tutta Europa, Italia compresa. Questa forma illecita di consumo di contenuti arreca danni economici alle imprese e ai lavoratori del settore, ma anche ai consumatori stessi che espongono i propri dati sensibili a pericolosi attacchi cyber. Nonostante ciò, la violazione del diritto d’autore è ancora considerata come un reato da una percentuale troppo limitata di cittadini e utenti della rete. Forse questa mancanza di consapevolezza deriva dalla seduzione del “gratuito apparente” offerto dalla pirateria oppure dal fatto che non si ha una reale comprensione del reato in sé.

    Tuttavia il problema della pirateria audiovisiva rimane grave e rappresenta una seria minaccia per l’industria dei contenuti audiovisivi nel nostro Paese. Mentre l’incidenza degli illeciti tra gli adulti rimane sostanzialmente stabile, si registra un incremento tendenziale tra i più giovani. Nel 2022 sono stati registrati circa 345 milioni di atti illeciti, 30 milioni in più rispetto all’anno precedente.

    Questi dati, elaborati da Ipsos per conto di Fapav (la Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali), confermano un aumento della pirateria in diversi settori chiave. In particolare, nell’ambito degli eventi sportivi live il fenomeno è aumentato del 26% in un anno mentre nel settore dei programmi tv e delle serie/fiction la crescita è stata, rispettivamente, del 20% e del 15%. I film rimangono il contenuto più piratato, rappresentando il 35% degli atti di pirateria audiovisiva (oltre 120 milioni), anche se si registra un calo rispetto agli anni precedenti.

    I dati Ipsos inoltre evidenziano che la pirateria digitale è la modalità principale di fruizione dei contenuti illegali con il 39% di incidenza, seguita dalla pirateria indiretta (prestito o visione di copie fisiche o digitali piratate) che rappresenta il 12%.

    Il problema, che poi è lo stesso per diversi Paesi europei, è che le persone condannano certamente gli atti criminali, ma non considerano tali quelli che generalmente sono stati definiti “atti di pirateria”. Per quanto riguarda la consapevolezza, infatti, l’81% dei consumatori di contenuti piratati in Italia si rende conto che si tratta di un reato ma il 55% di loro ritiene difficile essere scoperti e puniti. Il 59% dei consumatori di contenuti piratati invece non è pienamente consapevole del danno che la pirateria causa all’industria audiovisiva e al mondo del lavoro.

    Per contrastare il fenomeno sono stati individuati sei ambiti di azione: riportare al centro del confronto il rispetto delle regole, intervenire rapidamente contro il crimine organizzato, condividere informazioni, strumenti e soluzioni tra tutti i soggetti coinvolti, utilizzare la tecnologia per le indagini e la repressione dei fenomeni criminali, garantire la sicurezza informatica degli utenti che accedono ai siti e alle piattaforme pirata e promuovere campagne di informazione per aumentare la consapevolezza del reato.

    Nella lotta alla pirateria l’oscuramento dei siti si è dimostrato un’efficace misura deterrente. Il 40% dei pirati adulti ha incontrato almeno una volta un sito bloccato e la metà di loro si è rivolta ad alternative legali. Oltre alle azioni di enforcement, la recente approvazione di una nuova legge antipirateria ha suscitato ottimismo. Il 17 luglio scorso infatti è stato approvato in via definitiva dal Senato il ddl antipirateria per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita in rete di contenuti tutelati dal diritto d’autore. Questo provvedimento conferisce nuovi poteri all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per bloccare le piattaforme che diffondono illegittimamente eventi live, sport, prime visioni di film e programmi di intrattenimento. Inoltre la legge considera finalmente il camcording come un reato, equiparandolo ad altre forme di pirateria. Si tratta dell’attività svolta da una persona che, entrata in una sala cinematografica portando con sé qualsiasi  tipo di dispositivo di registrazione, riproduce intenzionalmente in tutto o in parte il film. Il testo ora dovrà essere controfirmato dal Capo dello Stato, successivamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale e, dopo quindici giorni, produrrà gli effetti di legge. A quel punto, tramite l’emanazione di un Regolamento da parte di AgCom, sarà possibile pienamente attuarla.

     La lotta alla pirateria audiovisiva richiede dunque un impegno congiunto da parte di tutti i soggetti interessati. Solo attraverso un’azione coordinata e una maggiore consapevolezza da parte del pubblico sarà possibile contrastare efficacemente questo grave fenomeno e tutelare l’industria audiovisiva e culturale italiana.

  • I LETTORI TORNANO IN LIBRERIA

    data: 24/05/2023 23:28

    La crescita del mercato del libro che si era innescata già alla fine del 2020 si conferma anche nel lungo periodo con valori di vendite superiori a quelli del periodo pre-pandemia. Ciò è stato possibile anche grazie alla vitalità dell'offerta editoriale che è riuscita ad intercettare nuovi bisogni e nuovi pubblici. Va sottolineato che questo risultato è stato ottenuto tenendo bassi i prezzi, nonostante la crescita dei costi aziendali per materie prime ed energia. Gli editori, dunque, non hanno trasferito l’inflazione in libreria, limitando gli incrementi dei prezzi di copertina. Se prima della pandemia il prezzo medio era 14,78 euro, oggi siamo a 15,16 euro: meno di 50 centesimi in più. Le case editrici hanno così dimostrato di essere consapevoli della fragilità di un mercato della lettura sensibile ai minimi cambiamenti facendo una scelta che è stata sicuramente molto impegnativa soprattutto per gli editori più piccoli. È quanto è emerso dall'analisi dell’ufficio studi dell'Associazione Italiana Editori su dati Nielsen BookScan e altre fonti che è stata presentata al Salone Internazionale del Libro di Torino nel convegno “Il mercato del libro: andamento e analisi”.

    Secondo i dati dell’Osservatorio AIE sulla lettura, la ripresa delle librerie è da attribuirsi a una precisa scelta dei lettori che nel 46% dei casi hanno dichiarato che negli ultimi dodici mesi hanno ridotto gli acquisti online e negli altri canali alternativi proprio a vantaggio delle librerie. In particolare, nel 55% dei casi la motivazione di questa scelta è dovuta a promozioni interessanti in libreria, nel 45% a un migliore assortimento e nel 26% all’aver riscoperto l’“atmosfera” della libreria (era possibile dare più risposte). Gli italiani che leggono narrativa sono in leggera maggioranza e totalizzano il 50,7% delle vendite mentre saggistica e manualistica non universitaria rappresentano il restante 49,3%. Uno dei fenomeni più rilevanti degli ultimi anni è il romance, i romanzi d’amore che spesso negli ultimi due anni si sono posizionati in vetta alle classifiche di vendita e che nei primi quattro mesi dell’anno hanno visto una spesa dei lettori pari a 15,7 milioni di euro, più che raddoppiata rispetto al 2019. Tra questi, iniziano ad affermarsi i titoli di autrici italiane che sono passati da un valore di vendita di 1,1 milioni del 2019 a ben 6 milioni nel 2023.

    Il clima di fiducia è confermato dai dati dell’Osservatorio sulle librerie in Italia relativo al secondo semestre 2022, realizzato dall'Associazione Librai Italiani in collaborazione con Format Research e presentato anch'esso al Salone del Libro di Torino. Alla fine dello scorso anno le librerie hanno registrato, rispetto al periodo precedente, una crescita dei clienti e un aumento in valore e quantità dei libri acquistati. In particolare, il 57,8% delle librerie ha dichiarato che nel secondo semestre del 2022 il valore dei libri acquistati è stato maggiore rispetto ai sei mesi precedenti. Il 52,9% delle librerie ha sostenuto che il valore dei libri acquistati sia stato superiore anche rispetto al secondo semestre del 2021. Il 56,4% delle librerie ha poi dichiarato che nel secondo semestre del 2022 i clienti hanno acquistato più libri rispetto al semestre precedente, e il 54% ha ritenuto che siano stati acquistati più libri anche rispetto al secondo semestre del 2021. Infine, il 55% delle librerie intervistate ha dichiarato che nel secondo semestre del 2022 sono entrati più clienti rispetto al semestre precedente e il 52,5% ha registrato un maggiore afflusso anche rispetto al secondo semestre del 2021. Da sottolineare che, sul totale dei clienti che nel corso dei primi sei mesi del 2022 hanno acquistato almeno un articolo in libreria, quasi il 74% appartiene alla clientela occasionale. È una fetta molto consistente di acquirenti che va fidelizzata. Con questo obiettivo, quasi il 73% delle librerie si dedica alla cura del proprio spazio commerciale e il 57,3% punta ad accrescere la propria presenza sul web. Inoltre negli ultimi due anni quasi il 60% delle librerie ha svolto presentazioni con autori, il 41% si è dedicata all’organizzazione di iniziative per l’educazione alla lettura e il 31% ha organizzato convegni, conferenze, seminari e festival letterari.

    Tuttavia il nemico principale rimane, per la filiera del libro, il basso indice di lettura del nostro Paese: l'Istat segnala che nel 2022 i lettori si sono ridotti rispetto al biennio 2020-2021. E’ quanto emerge dal report dell’Istat “Lettura di libri e fruizione delle biblioteche”. La contrazione registrata nel 2022 porta addirittura la quota di lettori al livello più basso mai registrato in quasi venticinque anni. Dal 2000, quando la cifra risultò pari al 39,1%, l’andamento è stato crescente fino a raggiungere il picco massimo nel 2010 (46,8%), per poi ridiscendere progressivamente fino ad arrivare nel 2016 allo stesso livello del 2001 (40,5%). Successivamente la percentuale di lettori si è mantenuta stabile fino al 2019 per poi crescere nel 2020 e attestarsi su un valore analogo nel 2021. Il lieve aumento registrato nel biennio pandemico 2020-2021 non è stato però sufficiente per recuperare le perdite registrate negli anni precedenti. Da notare che anche nel 2022 si evidenzia una rilevante differenza di genere in favore delle donne: la percentuale delle lettrici è del 44%  mentre quella dei lettori del 34,3%. La distanza di genere in favore delle donne iniziò a manifestarsi nel 1988, anno in cui si dichiaravano lettrici il 39,3% delle donne e lettori il 33,7% degli uomini, mentre in precedenza si osservava una situazione opposta con valori più elevati tra gli uomini. Negli anni seguenti il divario ha manifestato una costante crescita fino al biennio 2015-2016, quando lo scarto raggiunse il suo valore più elevato (quasi 14 punti percentuali). Solo negli anni successivi la differenza di genere ha iniziato a ridursi, attestandosi a 9,7 punti percentuali nel 2022.

  • SPETTACOLI, IN RIPRESA
    LA PARTECIPAZIONE
    DEGLI ITALIANI

    data: 31/03/2023 20:38

    Nel biennio pandemico 2020-2021 il calo della partecipazione a spettacoli e intrattenimenti fuori casa è risultato trasversale su tutto il territorio nazionale. In entrambi gli anni i livelli di partecipazione sono stati tendenzialmente più elevati nelle regioni del Centro-Nord rispetto a quelle meridionali. Tuttavia i dati relativi al 2021 evidenziano una riduzione delle distanze da attribuire alla contrazione generalizzata della partecipazione agli eventi fino ad arrivare ad un annullamento del divario territoriale nel caso di intrattenimenti come il teatro e i concerti di musica diversi da quella classica. Il 2022 ha fatto registrare una ripresa generalizzata della partecipazione nelle diverse aree del Paese, nel quadro di una costante polarizzazione tra Centro-Nord e Mezzogiorno, ma le differenze sul territorio sono inferiori rispetto al 2019 e, più in generale, al periodo pre-pandemico. È quanto emerge dagli ultimi dati Istat relativi ai consumi culturali in Italia.

    Nel 2022, diversamente dal biennio precedente, c'è stata una buona ripresa delle varie forme di spettacolo e fruizione culturale, con aumenti che sono più che raddoppiati. Questo è particolarmente vero per il teatro che, nel 2022, ha fatto registrare cifre quattro volte superiori rispetto al 2021. Le presenze ai concerti, nei cinema, in discoteca e agli eventi sportivi risultano invece triplicate. Nonostante la ripresa registrata nel 2022, però, la partecipazione non raggiunge i livelli pre-pandemici, ma si arresta a valori inferiori al 2019 per tutte le forme di intrattenimento.

    Analizzando i dati Istat alla luce delle differenze di genere, nel 2022 si registra una partecipazione complessiva a intrattenimenti e spettacoli pari al 52,4% per gli uomini (con un aumento di circa 30 punti percentuali sul 2021) e pari al 46,7% per le donne (che crescono quasi del 27% rispetto all'anno precedente). Tra le varie forme d’intrattenimento, per i concerti di musica classica e per le visite a siti archeologici e monumenti la quota di partecipazione delle donne è pressoché simile a quella degli uomini. Se le donne visitano più musei e mostre e vanno più a teatro, le preferenze degli uomini si orientano invece maggiormente verso gli eventi sportivi, le discoteche e in generale i luoghi in cui si balla, il cinema e i concerti.

    I giovani fino a 24 anni di età sono in genere più propensi a partecipare a forme di intrattenimento fuori casa. Purtroppo però negli anni di pandemia hanno subito maggiormente l’impatto delle restrizioni, allineandosi, specialmente nel corso del 2021, ai valori osservati tra la popolazione adulta e anziana. Nel 2022 si segnala tuttavia per questa fascia di età un forte recupero in tutte le attività di svago a eccezione del teatro, che si mantiene su livelli molto più bassi rispetto al periodo pre-pandemico (era pari al 28,7% nel 2019 e si dimezza attestandosi al 15,3% nel 2022).

    Tra le persone dai 25 anni in su i tassi di fruizione di spettacoli e intrattenimenti sono decisamente più alti tra chi possiede un più elevato titolo di studio, anche se il divario è in genere meno accentuato tra gli adulti di età compresa tra i 25 e i 44 anni mentre aumenta progressivamente al crescere dell’età. Fa eccezione l’abitudine ad andare in discoteca o in luoghi in cui si balla, per la quale non si osservano differenze nelle diverse fasce di età.

  • COPYRIGHT, E' ARRIVATO
    IL REGOLAMENTO

    data: 02/02/2023 18:00

    A distanza di oltre un anno dal recepimento nel nostro ordinamento della Direttiva Copyright, che era stata approvata dal Parlamento Europeo nel 2019, è stato emanato dall’Agcom il Regolamento che stabilisce un sistema di equo compenso per editori e giornalisti. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, presieduta da Giacomo Lasorella, ha infatti sancito che la diffusione di contenuti professionali sul web debba essere retribuita.
    Il Regolamento in materia di determinazione dell’equo compenso per l’utilizzo online delle pubblicazioni di carattere giornalistico (questo il titolo per esteso) è stato approvato dopo mesi di consultazioni pubbliche, studi e simulazioni.
    La novità è figlia dell’articolo 15 della Direttiva Copyright, recepito in Italia dall’articolo 43-bis della Legge sul diritto d’autore, introdotto con il decreto legislativo n. 177/2021. D’ora in poi, dunque, per l’utilizzo online delle pubblicazioni giornalistiche, le piattaforme, che finora hanno sfruttato i contenuti giornalistici per fare traffico senza mai pagarli, dovranno stipulare specifici contratti per determinare quanto dei propri ricavi pubblicitari derivanti da questo utilizzo debba essere corrisposto agli editori. Lo stesso discorso vale per le imprese di media monitoring, cioè per chi realizza rassegne stampa.
    L’attenzione di tutti gli attori in gioco adesso si concentra sull’applicazione concreta dei criteri che sono stati individuati per lo sfruttamento online dei contenuti giornalistici. I parametri non sono infatti automatici e vanno adattati ai vari modelli di business delle piattaforme digitali. Anche la base di calcolo potrà cambiare di volta in volta e potrà arrivare al massimo al 70% dei ricavi pubblicitari delle piattaforme. Dal punto di vista dell’Agcom, proprio la complessità dei criteri per la determinazione dell’equo compenso può dare maggiore flessibilità alle parti per il raggiungimento di un’intesa. In caso di controversia fra gli editori e i giganti del web, sarà comunque la stessa Autorità a determinare il compenso se sarà chiamata in causa.
    Con l’emanazione del Regolamento Agcom potrebbe aprirsi dunque una fase di maturità in cui chi produce i contenuti, sostenendone i costi, ha diritto di mettere a budget i ricavi che ne derivano.
    Gli editori di giornali riuniti nella Fieg hanno giudicato il Regolamento Agcom "un risultato importante e molto atteso, che completa il quadro della disciplina di attuazione” europea. Più cauto il giudizio dell’Associazione Nazionale della Stampa Online, visto che “le realtà più piccole vogliono tutelare il significativo traffico che traggono dai motori di ricerca” e quindi temono di essere penalizzate dai giganti del web a vantaggio delle testate maggiori.
    “Il Regolamento approvato dall’Agcom è un importante passo in avanti al quale il nostro Dipartimento ha lavorato già dalla scorsa legislatura – ha commentato Alberto Barachini, sottosegretario con delega all’editoria sulle pagine di Italia Oggi – L’intervento dell’Autorità incentiva, infatti, editori e over the top a trovare degli accordi equilibrati per entrambi evidenziando, nel contempo, un punto fondamentale: l’informazione di qualità si paga”.

  • GLI ITALIANI
    E LA COMUNICAZIONE

    data: 11/01/2023 18:49

    “I media delle crisi” è il titolo scelto per il 18° Rapporto sulla comunicazione del Censis, presentato il 16 dicembre scorso a Roma. Rispetto all’anno precedente, nel 2022 lo studio evidenzia ancora un forte aumento dell'impiego di internet da parte degli italiani (l'88,0% di utenza, con una crescita del 4,5%), mostrando una perfetta sovrapposizione con quanti utilizzano gli smartphone (88,0% e +4,7%). Gli utenti dei social network salgono complessivamente all'82,4% (+5,8% in un anno) e tra i giovani di età compresa tra 14 e 29 anni si registra un ulteriore passo in avanti nell'impiego delle piattaforme online. Se il primo posto spetta a WhatsApp, usata dal 93,4% degli utenti, sul podio salgono anche YouTube all'83,3% e Instagram all'80,9% . Si registra inoltre una forte crescita dei giovani utenti di TikTok (54,5%), di Spotify (51,8%) e di Telegram (37,2%) mentre Facebook (51,4%) e Twitter (20,1%) fanno segnare una flessione. Non si ferma neppure la spesa delle famiglie per i dispositivi digitali: 7,9 miliardi di euro nell’ultimo anno con un balzo del 572% dal 2007.
    Parlando dei media tradizionali, il Rapporto del Censis sottolinea che nel 2022 la fruizione della televisione rimane pressoché stabile: la guarda complessivamente il 95,1% degli italiani. Tuttavia, da un’analisi approfondita emerge una contrazione del numero di telespettatori della tv tradizionale, con il digitale terrestre che ha riportato una diminuzione del 3,9% rispetto al 2021. Il saldo è tuttavia positivo grazie ad una lieve crescita della tv satellitare (+1,4%) e soprattutto al forte rialzo della tv via internet (+10,9% in un anno) e al boom della mobile tv, che attualmente è vista da oltre un terzo degli italiani. Un anno all’insegna della sostanziale stabilità anche per la radio con il 79,9% degli italiani che scelgono questo mezzo. L’esame dettagliato dei dati evidenzia però una leggera flessione negli ascolti dell’apparecchio tradizionale (-0,8% rispetto al 2021) e un incremento di 4,6 punti percentuali per l’autoradio, probabilmente anche per la fine delle limitazioni alla mobilità che erano state imposte nell’anno precedente a causa dell’emergenza sanitaria. Stabile al 20,4% l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet mentre acquista sempre più peso la fruizione della radio attraverso lo smartphone con un incremento del 5,4% in un anno.
    Nel 2022 si accentua purtroppo la crisi ormai storica della carta stampata con il crollo dei lettori dei quotidiani venduti in edicola: se nel 2007 erano il 67% degli italiani, nel 2022 si sono ridotti al 25,4%. Aumentano, invece, gli utenti dei quotidiani online che rappresentano il 33% degli italiani con un incremento del 4,7% rispetto al 2021. Tornano a diminuire anche i lettori d libri (-0,9%) dopo un breve arresto dell’emorragia osservato nel 2021. Attualmente gli italiani che leggono libri cartacei sono il 42,7% del totale con una flessione del 16,9% rispetto al 2007. La perdita è parzialmente compensata dall’aumento dei lettori di e-book, cresciuti del 2,3% e pari al 13,4% della popolazione. I dati sono dunque inequivocabili: libri e giornali sono ormai prodotti di nicchia con pochissime persone che ne fanno un uso molto assiduo, e la stragrande maggioranza che li ha totalmente o quasi esclusi dalla propria vita.
    Quali sono le conseguenze di questo calo drammatico dei lettori su carta, tanto di contenuti giornalistici quanto di prodotti editoriali? Il Censis parla di “press divide”: c’è ormai una frattura sociale tra quel 60% circa di italiani che non fa più uso della carta come mezzo d’informazione e quel 40% che continua a usarlo. Il deflusso dalla lettura più importante è avvenuto nella fascia d’eta fra i 45 e i 64 anni. In un solo anno, dal 2021 al 2022, i non-lettori in questo segmento sono passati dal 55,3% al 62,4% mentre nello stesso periodo i lettori sono aumentati, seppure molto lievementente, fra i giovanissimi e fra gli anziani. È inoltre interessante segnalare che fra i laureati la percentuale di coloro che non legge testi stampati ha raggiunto il 50,7% nel 2022.
    La lettura di libri si conferma un’attività prediletta dalle donne rispetto agli uomini. Se in generale gli italiani che leggono almeno tre libri l’anno sono il 23,7% della popolazione secondo il Censis, la percentuale cambia sensibilmente in base al sesso: le lettrici abituali sono il 28,2% mentre i lettori abituali sono a malapena il 19,1%.
    È interessante notare che, nonostante la grande passione degli italiani per i dispositivi personali digitali, dal Rapporto Censis emerge che radio, televisione e carta stampata staccano ancora di gran lunga web e social network in termini di credibilità. “Tuttavia – viene spiegato – prima con la pandemia, poi con la guerra scoppiata alle porte dell’Europa, si è posto il problema di decidere che cosa i media mainstream possono dire e che cosa no. Il 60,1% degli italiani ritiene legittimo il ricorso a una qualche forma di censura (in particolare, per il 29,4% non dovrebbero essere diffuse le fake news accertate, per il 15,7% le opinioni intenzionalmente manipolatorie e propagandistiche, per il 15,0% i pareri espressi da persone che non hanno le competenze per parlare). Al contrario, per il 39,9% non è mai giustificata alcuna forma di censura”.

     

     

     

     

  • MA COSA CHIEDONO
    I NUOVI LETTORI?

    data: 29/11/2022 17:59

    In un contesto storico in cui online e offline non sono più mondi totalmente distinguibili e dove sempre più l’innovazione digitale apre a cambiamenti, anche il modo di leggere è mutato e lo è pure il “cosa” leggiamo. Lo spiega con chiarezza il primo Rapporto annuale “Cosa leggeremo l'anno prossimo?”, il progetto ideato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli che è stato presentato a Milano nel corso dell'ultima edizione di Bookcity. In base ai risultati dell'indagine, realizzata con il contributo di professionisti ed esperti del mondo accademico, editoriale, tecnologico e manageriale, sono le giovani generazioni con la loro passione per il fantasy, il giallo, l'horror e i fumetti, a determinare i fenomeni che influenzano il settore.

    Infatti il genere più acquistato nel 2021 è quello dei fumetti, con una notevole crescita rispetto al 2020 (+134%). Il rapporto evidenzia inoltre che le ragazze leggono di più dei ragazzi e che, in una classe di studenti, la percentuale media di lettori forti si attesta al di sotto del 15%. Un fenomeno molto interessante riguarda i ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 14 anni che cercano un'esperienza di lettura meno individuale e sempre più condivisa, come testimonia il grande successo dei book influencer che con dei brevi video pubblicati su piattaforme come TikTok riescono a riaccendere la voglia di leggere soprattutto nei più giovani. Grande successo anche per le nuove forme di narrativa online che vogliono abbattere le barriere tra lettori e scrittori con Wattpad che primeggia tra le piattaforme di lettura sociale.

    I numeri parlano chiaro: la community italiana conta 1 milione e mezzo di utenti con 14 milioni di storie scritte in italiano. Un fenomeno rivoluzionario per l'editoria è anche quello dei prodotti audio: i podcast sono ascoltati da oltre 11 milioni di lettori mentre gli audiolibri contano un milione di utilizzatori. La passione per i “libri da ascoltare” è scoppiata durante il lockdown e ha dato la possibilità di condividere il piacere dell'ascolto con altre persone, nella maggior parte dei casi con i figli, oltre a permettere di superare meglio i momenti di solitudine. Accanto a coloro che si concentrano esclusivamente sull'ascolto, la maggioranza dei fruitori si dedica all'audio entertainment mentre è impegnato a fare altro, una delle principali ragioni di apprezzamento di questi prodotti. Il Rapporto presenta anche una panoramica dell'offerta editoriale. La lettura si è polarizzata tra pochi bestseller con successi mondiali che vendono tantissimo e titoli che raggiungono una tiratura contenuta (meno di 10.000 copie), mentre sono in progressiva riduzione i titoli di successo medio. A una crescita dell'offerta in termini di titoli (85.000 novità nel 2021) si sta sempre più contrapponendo una riduzione della tiratura (in media 5.730 copie di editoria varia tra le categorie adulti e ragazzi). Il 43% dei libri venduti, infine, viene acquistato online, canale di vendita privilegiato soprattutto per gli editori di piccole dimensioni.

    Se l'indagine promossa dalla Fondazione Feltrinelli vuole osservare il presente per immaginare il futuro, alla Fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi, promossa e organizzata dall’Associazione Italiana Editori e in programma a Roma dal 7 al 10 dicembre è tempo di consuntivi. Nel giorno di apertura ci sarà infatti la presentazione dell’indagine “Come finirà questo 2022. Un anno che speravamo normale” sull’andamento del mercato a un mese dal Natale. L’8 dicembre con “I social che stanno cambiando il mercato” si parlerà invece del ruolo che l'ecosistema digitale sta avendo nel cambiare la filiera. Un altro percorso del programma professionale della Fiera Più libri più liberi tocca la lettura. Un primo incontro si svolgerà il 9 dicembre con “Gli altri modi di leggere” sulle altre e diverse forme di lettura che si muovono nella rete. Grande attenzione nello stesso giorno anche a come stanno cambiando i canali d’acquisto, i comportamenti di consumo e, di conseguenza, la distribuzione: se ne parla con i panel “La distribuzione che verrà e i comportamenti d'acquisto” e “Innovare la gestione dei dati tra editori e librai”.
     

  • COSI' LE STATISTICHE
    CULTURALI
    AIUTANO A CONOSCERE,
    VALUTARE E DECIDERE

    data: 26/10/2022 19:53

    In un mondo che si fa sempre più complesso, le informazioni e le statistiche acquisiscono un'importanza crescente come strumento utile per l'orientamento, i processi decisionali e la pianificazione per il futuro. La stessa considerazione vale anche per la politica culturale. In questo campo le statistiche offrono infatti un quadro della scena culturale e della sua evoluzione, forniscono le basi per il dibattito politico ed evidenziano l'importanza socioeconomica della cultura. É sempre più chiaro inoltre il ruolo della cultura per favorire uno sviluppo sostenibile grazie alla sua capacità di generare valore aggiunto per la società con ricadute positive a livello economico e occupazionale.

    Gli investimenti in cultura risultano quindi utili soprattutto in un'ottica di ripresa dalla recente crisi socioeconomica causata dalla pandemia e appaiono fondamentali nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano e del Piano strategico Grandi attrattori culturali nel Fondo Complementare. Di conseguenza, è indispensabile la creazione di strumenti per il monitoraggio degli obiettivi raggiunti e per il continuo miglioramento per il futuro. L’Italia è tra i Paesi più virtuosi d’Europa nella produzione e nella diffusione di dati ufficiali su e per la cultura: sono numerosi i soggetti, le istituzioni e gli enti di ricerca che rendono disponibili dati e indicatori relativi ai diversi ambiti culturali. Malgrado questo, individuare con facilità dove si trovano le fonti, con i dati e gli indicatori dei principali domìni e ambiti di attività, utili alla ricerca di settore o per attuare in modo strategico nuove politiche culturali, è ancora oggi complesso. Spesso i dati sono dispersi e incompleti, si fa fatica a rintracciare serie significative che aiutino a comprendere il mondo culturale, poco abituato a fornire informazioni puntuali.

    Anche se la domanda di dati e informazioni accreditate è forte da parte dell'università, della ricerca, della progettazione culturale, manca la regia. Con l’obiettivo di colmare questa lacuna, la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali ha pubblicato una prima guida intitolata “Come si misura la cultura? Il manuale per navigare tra dati, fonti, indicatori”. Il volume si propone come una sorta di bussola per orientarsi tra banche dati, siti web, rilevazioni, utile tanto a chi studia i fenomeni della cultura, quanto a chi il patrimonio culturale lo gestisce: operatori culturali, ricercatori, studenti, decisori pubblici, tutti i professionisti del settore. In undici capitoli, la pubblicazione censisce e scheda le principali fonti ufficiali nei diversi ambiti: musei, monumenti e aree archeologiche, biblioteche, luoghi e attività dello spettacolo, attività culturali, occupazione culturale, partecipazione culturale, spesa delle famiglie e indice dei prezzi per beni e servizi culturali, spesa pubblica per la cultura, commercio internazionale di beni e servizi culturali, cultura e benessere, turismo culturale. Per ciascuno di essi vengono illustrate le fonti accreditate, definendone obiettivi e contenuti, così come eventuali limiti e aspetti di criticità nella disponibilità di dati utili a descriverne compiutamente i fenomeni. La postfazione offre infine il quadro di riferimento sui domìni culturali a livello europeo. Un’appendice, con indice delle fonti, glossario e riferimenti bibliografici, completa il volume. Sul sito della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali è disponibile online la versione preprint per la consultazione e il download.
     

  • SI POTEVA FORSE
    NEL TRECCANI
    NON FARE PARITA'
    DI GENERE?

    data: 01/10/2022 17:18

    Anche un vocabolario può contribuire a contrastare la discriminazione mediata dal linguaggio contribuendo a eliminare, all'interno delle definizioni e degli esempi, i cosiddetti “stereotipi di genere” secondo i quali a cucinare o a stirare è immancabilmente la donna, mentre a dirigere un ufficio o a leggere un quotidiano è puntualmente l’uomo. Dopo quattro anni dall'ultima edizione, esce infatti la versione aggiornata del vocabolario Treccani che, per la prima volta nella storia plurisecolare della lessicografia italiana, non presenta le voci privilegiando il genere maschile, ma scegliendo di includere anche nomi e aggettivi femminili. La nuova edizione del dizionario, diretto da Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, è in tre volumi: il Dizionario dell’Italiano Treccani (Parole da leggere), il Dizionario storico-etimologico (Parole da scoprire) e la Storia dell’italiano per immagini (Parole da vedere).

    Insieme all’aggiornamento - che prevede ad esempio l’introduzione di neologismi come terrapiattismo, infodemia o lavoro agile - sostantivi e aggettivi avranno la stessa importanza sia nella forma femminile che in quella maschile e saranno presentati in ordine alfabetico: “amica, amico” oppure “direttore, direttrice”. E per la prima volta verranno inseriti dei nomi identificativi di professioni che, per tradizione androcentrica, finora non avevano un’autonomia lessicale: notaia, chirurga, medica, soldata. La declinazione al femminile di questo tipo di nomi, che attribuisce così forma e sostanza linguistica alle donne che esercitano determinate professioni o accedono a cariche pubbliche, è una questione che ha alle spalle un dibattito pluridecennale. Sono state svolte ricerche, stilati documenti, linee guida, prontuari, ma tanto nella lingua comune quanto in quella politica, istituzionale, amministrativa e giornalistica non si è tuttora stabilizzato un loro uso chiaro e condiviso. Per tutti i nuovi esempi ci si è basati su materiali tratti da internet, giornali, blog, documenti, libri, ma anche su commenti tratti dai social.

    L’edizione 2022 del Dizionario Treccani vuole accendere dunque i riflettori su un argomento attualissimo e di grande interesse sociale, che riguarda importanti questioni di parità e diritti, con l'obiettivo di dare spazio e dignità anche ai femminili di molte professioni che, pur esistendo nella lingua italiana, fanno fatica ad affermarsi nel linguaggio comune perché rimandano a lavori che storicamente erano considerati solo maschili. La stessa parola “uomini”, in contesti con valore generale di “esseri umani”, sarà sostituita dalla parola “persona”. La nuova edizione del vocabolario Treccani è dunque molto più che la versione aggiornata dell’opera pubblicata nel 2018: è lo specchio del mondo che cambia e il frutto della necessità di dare valore e dignità a una nuova visione della società, che passa inevitabilmente attraverso un nuovo e diverso utilizzo delle parole.

    Non c’è un incitamento ad andare in una direzione invece che in un’altra, piuttosto si registra un cambiamento già avvenuto nei fatti. Secondo alcuni si tratterebbe di questioni obsolete e superate, di mero nominalismo. D'altra parte, però, sono oramai passati decenni e il diritto delle donne di esercitare certi ruoli professionali con piena parità giuridica ed economica è fuori discussione: ma allora perché la lingua non dovrebbe tener conto di questi positivi cambiamenti?

     


     

  • LE FOTO, "SEGRETA MANIA"
    DI VERGA, COMPLEMENTARE
    DELLA SCRITTURA VERISTA

    data: 01/09/2022 12:31

    Le lastre fotografiche originali di Giovanni Verga, che erano state messe recentemente all’asta a Torino, saranno acquisite dalla Regione Siciliana attraverso il diritto di prelazione. Il prezioso materiale entrerà così a far parte del patrimonio documentario pubblico legato alla memoria del grande scrittore, di cui quest’anno si celebra il centenario della morte. Composto da 448 documenti di grande interesse anche dal punto di vista storiografico, il corpus fotografico costituisce una straordinaria testimonianza della sensibilità artistica di Verga che, oltre agli scritti, ha lasciato memoria della società protagonista dei suoi romanzi anche attraverso una corposa rappresentazione visiva di luoghi e persone. L’acquisizione permetterà di arricchire il patrimonio legato all’eredità di Verga, del quale a Catania esiste la casa-museo dichiarata nel 1940 monumento nazionale.
    Le foto erano state custodite gelosamente dal grande scrittore siciliano ed erano rimaste alla famiglia Verga fino agli anni Settanta del secolo scorso quando furono vendute a Giovanni Garra Agosta, un insegnante catanese che fece conoscere il materiale concedendolo per pubblicazioni e mostre. La produzione fotografica è stata suddivisa in tre gruppi, a seconda dei soggetti ritratti: il primo è quello in cui lo scrittore ha immortalato la sua famiglia, i suoi colleghi e amici o lui stesso, un altro è quello in cui Verga ha rappresentato l’ambiente siciliano e l’ultimo è quello dei paesaggi del Nord. Accanto alle foto dell’ambiente rurale con i suoi braccianti, figure umili e col volto ruvido, segnati dal sole e dalla fatica, ci sono dunque i ritratti della famiglia e degli amici - Luigi Capuana, con cui condivideva la passione per la fotografia, Federico De Roberto e Cesare Pascarella, che gli aveva regalato una Kodak Pocket 96 – insieme alle fotografie scattate a Eleonora Duse e agli editori Treves ma c’è anche spazio per un autoritratto fotografico. Verga però amava fotografare anche i paesaggi, soprattutto la sua Sicilia, a partire dalla natia Vizzini, ma anche luoghi completamente diversi, come la Basilica di Superga a Torino, la Valtellina, lo Stelvio e le città svizzere. La passione di Giovanni Verga per la fotografia fu molto precoce: a nove anni vide lo zio scattare foto e fin da giovanissimo si servì di uno dei più rudimentali prototipi di macchina per le sue prime esperienze. Vide poi altri modelli di macchine fotografiche nei suoi soggiorni a Milano e Firenze. In quegli anni la fotografia era diventata una specie di moda per nobili, intellettuali e persone facoltose. Tuttavia per Verga non sembra essere stato un semplice passatempo ma piuttosto uno strumento complementare rispetto alla sua scrittura verista, un modo per guardare e fermare la realtà attraverso le immagini di uomini e donne che ricordano i protagonisti delle sue opere più famose, da “I Malavoglia” a “Mastro Don Gesualdo”. Sembra quindi che la fotografia, che egli stesso aveva definito la sua “segreta mania”, dovesse costituire per Verga un modello ideale a cui ispirare lo stile dei propri racconti. Verga ha utilizzato la medesima tecnica sia per le opere scritte che per quelle fotografiche perché, pur cambiando il mezzo con il quale immortalava la realtà, il suo fine era sempre lo stesso: rappresentare il semplice fatto umano.

     

     

     

  • L'ARTE OLTRE LA GUERRA
    E RIAPRE UN MUSEO A KIEV

    data: 27/07/2022 21:00

    Per la prima volta dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina uno dei musei più importanti di Kiev, il PinchukArtCentre, ha riaperto le sue porte al pubblico per presentare la mostra “When Faith Moves Mountains” che sarà visitabile fino al prossimo 9 ottobre. Il museo privato, fondato nel 2006 dall’imprenditore miliardario Victor Pinchuk, è stato costretto a chiudere per 143 giorni mentre il popolo ucraino combatteva per il proprio Paese. Nella mostra sono esposte opere che ritraggono conflitti storici, ricevute dal Museo d’Arte Contemporanea di Anversa che ha prestato più di quaranta lavori di artisti internazionali, e numerose fotografie e dipinti di artisti ucraini contemporanei realizzati proprio durante questi mesi di conflitto. Il Museo di Anversa si è reso disponibile a prestare la collezione anche se non poteva essere assicurata contro i danni causati dalla guerra.

    Jan Jambon, ministro-presidente fiammingo, ha detto: “È un rischio che corriamo volentieri. In questo modo possiamo esprimere la nostra solidarietà all’Ucraina”. Attraverso il lavoro di artisti ucraini che a volte hanno rischiato la vita per trascrivere visivamente l’impatto della guerra sulla gente comune, la mostra restituisce un'importante testimonianza del tragico costo umano del conflitto. “L’esposizione mostra i più terribili momenti della guerra, mostra le vittime, e restituisce un nome e un volto a coloro che hanno sofferto a causa dei crimini di guerra russi” ha detto Björn Geldhof, direttore artistico del PinchukArtCentre. Il museo di Kiev negli ultimi mesi aveva già sfruttato il potere dell’arte per denunciare ciò che sta accadendo in Ucraina esponendo opere durante la Biennale di Venezia e anche in occasione del Forum economico mondiale a Davos. Il collezionista miliardario Victor Pinchuk, la cui fondazione omonima è alla base del progetto del centro d'arte contemporanea a Kiev, si è formato come ingegnere in epoca sovietica, ottenendo un dottorato di ricerca presso l’Istituto metallurgico di Dnipro, nell’Ucraina orientale, prima di fondare la propria azienda nel 1990 per produrre un nuovo tipo di tubi di metallo che aveva inventato.

    Il PinchukArtCentre possiede una solida collezione di opere di artisti ucraini e internazionali, con figure di spicco come Damien Hirst, Takashi Murakami e Olafur Eliasson, che espone in grandi mostre. A partire dal 2009 ha organizzato il Future Generation Art Prize con l'obiettivo di scoprire, riconoscere e dare supporto a lungo termine a giovani artisti provenienti da tutto il mondo. “Noi, come tutti gli altri ucraini, abbiamo l’obbligo di difendere l’Ucraina nel modo migliore che abbiamo a disposizione. E il modo migliore con cui il mio team e io possiamo farlo non è con le armi, ma con le mostre”, ha dichiarato Geldhof.
     

  • NASCE IL FONDO A TUTELA
    DELL'EREDITA' CULTURALE
    DI ANDREA CAMILLERI

    data: 28/06/2022 18:57

    Tutelare l'eredità culturale di Andrea Camilleri, proporsi come spazio identitario e qualificato per la conoscenza della sua opera di scrittore, autore teatrale e radiofonico, regista, intellettuale, figura pubblica. In questa prospettiva è nato a Roma, sua città di adozione, il Fondo Andrea Camilleri in via Filippo Corridoni, a poca distanza da quella che fu la sua casa privata nel quartiere Prati, nel “quadrilatero” della Rai compreso fra la sede di viale Mazzini, il centro di produzione tv di via Teulada, il teatro delle Vittorie di via Col di Lana e la sede di Radio Rai in via Asiago. Con la supervisione della famiglia Camilleri e dello stesso autore, che lo aveva pensato e progettato, è stato avviato quindi un recupero fisico del materiale conservato nella sua abitazione romana, nello studio, nella casa di Porto Empedocle e in altri luoghi in cui nel corso di oltre settant'anni di lavoro erano stati raccolti faldoni, scatoloni, accorpamenti di fascicoli insieme a libri, riviste culturali, audiovisivi, fotografie.

    Un archivio che è uno scrigno prezioso, aperto al pubblico dal prossimo mese di luglio, con centoventi faldoni, sessanta regie, trenta copioni teatrali appuntati a mano, locandine, foto di scena, recensioni e lettere a cui si aggiungono trecento sceneggiature, adattamenti radiofonici, televisivi e per il cinema, oltre alle immancabili sceneggiature del commissario Montalbano anch'esse appuntate. É un insieme di documenti che abbraccia un periodo lungo e denso di grandi trasformazioni in molteplici ambiti ma soprattutto permette di conoscere passaggi e connessioni meno noti del percorso artistico professionale di Camilleri, segnato dallo spartiacque della grande notorietà e popolarità che ne ha definito il profilo pubblico di scrittore dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, cioè negli ultimi vent'anni della sua vita. Un ricchissimo materiale che mostra la fitta trama di rapporti personali e professionali di Andrea Camilleri con autori, attori, scenografi, artisti, registi, musicisti, personalità della cultura, editori, impresari teatrali e televisivi, un intreccio complesso di vicende, ambienti e contesti che raccontano il tessuto profondo del mondo culturale di quegli anni. Nelle raccolte di corrispondenza, nucleo centrale dell'archivio, sono conservate le lettere di esponenti del mondo culturale italiano ed europeo come - tra i tanti, Orazio Costa, Silvio d'Amico, Eduardo De Filippo, Elio Vittorini, Francesco Pavolini, Primo Levi, Jean Genet - da cui emergono progetti professionali e stretti legami di amicizia e stima reciproca.

    Il Fondo Camilleri non è un semplice archivio dove sono custoditi cartoline, appunti scritti a mano, foto di decine di anni fa i cui protagonisti sono scomparsi da tempo e che si fa fatica a riconoscere ma è un ricco compendio di oggetti e testimonianze che, opportunamente studiati, consentono la ricostruzione di una figura di scrittore e uomo, di pensatore critico e divulgatore popolare che nel 2016 scriveva: "Oggi nel linguaggio corrente quando parliamo di archiviare una storia intendiamo dire dimentichiamocela, mandiamola in una specie di buco nero dove tutto si perde. Ed invece gli archivi sono esattamente l'opposto. Gli archivi sono eternamente vivi perché rappresentano la memoria del nostro passato, una memoria palpabile che tutti possono verificare e controllare". L'apertura del Fondo cade a pochi giorni dall'uscita in libreria di "La coscienza di Montalbano", pubblicato dall'editore Sellerio, che riunisce per la prima volta sei racconti rimasti esclusi dal canone antologico con protagonista l'amatissimo Commissario.
     

  • SALONE DEL LIBRO
    EDIZIONE RECORD
    E SGUARDO AL FUTURO

    data: 26/05/2022 12:50

    Sono già state svelate le date dell'edizione 2023 del Salone Internazionale del Libro di Torino: si terrà dal 18 al 22 maggio e avrà un compito impegnativo, visto che quest'anno la manifestazione ha chiuso i battenti con numeri giganteschi. I visitatori sono stati oltre 168.000, facendo registrare il record assoluto di presenze.
    "Il Salone è unico a livello mondiale - ha spiegato il direttore Nicola Lagioia nella conferenza di chiusura - qualcosa di più di una fiera editoriale. Il segreto del Salone è che non ha pubblico, ma ha una vera e propria comunità di lettori, che si ritrovano anche nel resto dell'anno". Nei cinque giorni di kermesse sono stati circa duemila gli eventi dentro e fuori il Lingotto Fiere, di cui duecento sold out. Grande successo anche per le novità di quest'anno come la Casa della Pace, dedicata all'analisi della guerra in Ucraina e alla solidarietà per il suo popolo, o il Bosco degli Scrittori, lo spazio più fotografato del Salone realizzato con Aboca. “I temi qui dentro erano gli stessi del fuori, la pandemia, la guerra, la paura della povertà, la crisi, ma la differenza è che qui non eravamo soli" ha commentato Lagioia, che ha aggiunto: "C'è stato un record di visitatori, gli editori non hanno mai venduto tanti libri come in questa edizione e i numeri ci dicono che questa crescita che si registra anno dopo anno, dal 2017 ad oggi, non è una fiammata ma una crescita strutturale. Questo significa che il Salone di oggi è molto diverso da quello di qualche anno fa, è entrato in una nuova dimensione, si è allargato, è diventato più solido".
    Per gli organizzatori, insomma, un modello vincente che detta la linea per le nuove edizioni. Il futuro, però, è tutto da scrivere: nelle prossime settimane deve essere rinnovato il presidente del Circolo dei Lettori, ente organizzatore del Salone con l'associazione Torino Città per il Libro, e deve essere individuato il nuovo direttore, che l'anno prossimo sarà ancora affiancato da Nicola Lagioia. Per garantire e aumentare ancora la qualità del Salone, che quest'anno ha toccato il suo apice organizzativo anche per l'aumento degli spazi che hanno superato i 110.000 metri quadri, dovranno essere fatti importanti investimenti, anche strutturali.
    All'inaugurazione del Salone il Ministro della Cultura Dario Franceschini ha ribadito il suo impegno “per portare a compimento un disegno di legge per il libro complessivo, una legge di sistema che prendesse un po' come riferimento la legge del cinema in Italia”. Il Ministro della Cultura ha anche ricordato che "i dati che riguardano il settore dell'editoria sono confortanti. In particolare, la stagione del lockdown ha riavvicinato le persone ai libri, alla lettura e ai consumi culturali". Che la cultura sia il fondamento della libertà e della crescita dei ragazzi e di tutti noi, lo ha sottolineato anche il Ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi: "Saper leggere è importante come saper scrivere. Vuol dire avere le parole per dirlo. Essere cioè liberi". Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato che "leggere rende liberi e arricchisce" nella lettera inviata al Presidente dell'Associazione Culturale Torino, la Città del Libro e Salone del libro, Silvio Viale, letta nell'incontro inaugurale. "Pasolini, di cui abbiamo recentemente celebrato i cento anni dalla nascita, scriveva ''Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell'esperienza speciale che è la cultura'" ha aggiunto il Capo dello Stato. Sul palco della Sala Oro dell'Oval Lingotto è salita tra gli applausi anche Maria Falcone, invitata da Lagioia per l'apertura del Salone. "La vita è una sola e bisogna spenderla al meglio delle nostre possibilità, diceva mio fratello Giovanni. E questo viene dalla bocca di un uomo che ha saputo fare della propria vita uno strumento di libertà per tutti" ha raccontato la sorella del giudice Falcone nel trentennale della strage di Capaci. Per Jovanotti, superstar alla fiera di Torino nel giorno di apertura, "il Salone del Libro è il Sanremo della letteratura". Jovanotti è salito sul palco con Nicola Crocetti tra applausi e grida dei fan che lo hanno atteso per ascoltare le “Poesie da spiaggia” che ha pubblicato e scelto con il mitico editore di poesia. "La poesia circola, si muove, mi piacerebbe che ci fosse uno spazio nelle librerie curato senza ammiccamenti. Un bell'angolo dedicato alla poesia che ha un bel vantaggio perché è rapida" ha detto Jova dell'antologia che a una settimana dall'uscita è subito entrata nella top ten dei libri più venduti.
    La grande parete colorata dello stand di Ivrea Capitale italiana del libro è stata forse la più vivace del Salone di Torino, con i suoi post-it multicolori con le risposte alla domanda "Cosa faresti per far leggere di più gli italiani?". Tanti i commenti propositivi, come abbassare il prezzo dei libri, stimolare l'apertura delle librerie anche nei piccoli centri o inserire le graphic novel nelle biblioteche scolastiche, o ancora spegnere il calcio e gli smartphone. Alcuni sono dei veri propri appelli: “Leggete, perché da questo dipende ciò che saremo domani. La cultura è il passaporto per i popoli” o “Leggere rende liberi e ti fa invecchiare meglio". I commenti saranno ripresi sui canali social della Capitale italiana del libro e diventeranno spunto di riflessione per il Manifesto per il futuro del libro e della lettura che Ivrea realizzerà nei prossimi mesi.
    Il Salone è anche un momento di bilanci per il settore editoriale. Quest'anno per la prima volta l'Associazione Italiana Editori, in collaborazione con il programma Eudicom finanziato dalla Commissione Europea attraverso Europa Creativa, ha presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino i numeri che definiscono il peso dei fumetti - strisce, graphic novel, manga, fumetti per bambini e ragazzi - nell'editoria italiana. Negli ultimi anni il genere che ha avuto la crescita maggiore è infatti il manga, passato da 11,2 milioni di euro di vendite nel 2019 a 58,3 milioni di euro nel 2021. Quanto al valore delle vendite, i fumetti pesano per il 5,9% sul totale del mercato di varia e i numeri dei primi quattro mesi del 2022 indicano che questo genere continua a crescere: nel periodo tra gennaio e aprile arrivano a pesare per il 12,3% sul numero di copie e per il 7% come valore.
    Altri dati interessanti sono quelli rielaborati dall'AIE su rilevazioni Nielsen BookScan relativi alle librerie fisiche che tornano ad essere il canale dove si vende più della metà di tutti i libri di varia. A livello di quote, le librerie superano la metà delle vendite con il 52,4%, l'online si ridimensiona al 43% mentre la grande distribuzione cala ancora fino al 4,6%. Si interrompe così la crescita dell'online che proseguiva ininterrotta dal 2019, mentre le librerie fisiche continuano a recuperare terreno dopo il crollo nel 2020 a causa delle chiusure dovuta alla pandemia. Tuttavia l'editoria italiana dovrà affrontare un contesto economico caratterizzato dall'aumento dei prezzi della carta, dall'inflazione e dalla caduta dell'indice di fiducia dei consumatori. Sul lungo periodo, la scommessa è conquistare nuovi lettori giovani attraverso i canali di comunicazione da loro più utilizzati e con un'offerta editoriale e culturale in cui possano sempre più riconoscersi. Secondo una rilevazione dell'Osservatorio AIE a cura di Pepe Research, gli acquirenti che nelle loro scelte dichiarano di essere stati influenzati "molto" o "abbastanza" da quanto letto, visto o ascoltato sui social network sono il 59% nel 2021 mentre erano il 50% nel 2019.
    Prevale l'ottimismo tra le piccole librerie: quasi due librai su tre prevedono di chiudere l'anno con vendite stabili o in aumento rispetto al 2021. E altri segnali positivi di ripresa sono gli eventi in presenza, organizzati dal 23% delle librerie e previsti a beve per il 34%. Sono le indicazioni che arrivano dal sondaggio "2022: Ritorno in libreria. La ripartenza dei piccoli librai tra pandemia e crisi internazionale", condotto da SWG per Sil-Confesercenti su un campione di 400 responsabili di librerie non legate a catene nazionali distribuito su tutto il territorio nazionale. Dall'indagine emerge che l'incertezza legata alla ripresa dei contagi Covid, acuita dall'esplosione del conflitto russo e dalla corsa dei prezzi energetici, ha frenato le vendite nei primi quattro mesi dell'anno ma per la restante parte dell'anno prevale l'ottimismo: il 64% pensa di chiudere l'anno con vendite stabili o con variazioni positive o molto positive nonostante tutto.

     

     

  • IVREA DI ADRIANO OLIVETTI
    CAPITALE DEL LIBRO 2022

    data: 29/04/2022 20:58

    Dopo Chiari nel 2020 e Vibo Valentia nel 2021 è Ivrea la capitale italiana del libro nel 2022. Adriano Olivetti ne aveva fatto il suo laboratorio del futuro e proprio l'eredità culturale e tecnologica di Ivrea, a partire dalla Olivetti, è stata decisiva nella scelta della città, che da ex capitale dell'informatica è diventata la capitale italiana del libro: laddove un tempo si discuteva di crescita tecnologica, di industria dal volto umano, di futuro da inseguire rispettando l'uomo, nel corso del 2022 si parlerà di tutto ciò che un libro può e deve essere nel nuovo millennio.

    Il calendario di appuntamenti ruoterà intorno al festival “La grande invasione” la cui decima edizione è in programma dal 2 al 5 giugno. In collaborazione con la città messicana di Guadalajara, che è la capitale mondiale del libro 2022, Ivrea promuoverà inoltre il “Manifesto per la lettura al 2050” invitando lo storico e pensatore israeliano Yuval Noah Harari insieme ad alcuni grandi scrittori italiani.
    Al dossier presentato da Ivrea ha lavorato il veterano delle candidature Paolo Verri, anima del successo di Matera capitale europea della cultura 2019, che ha dedicato la vittoria alla figlia di Adriano Olivetti, Laura, scomparsa nel 2015. D'altro canto, Ivrea e Matera hanno in comune l'impronta olivettiana. Il borgo materano La Martella è noto infatti per un intervento urbanistico di grandissima portata voluto negli anni Cinquanta da Adriano Olivetti che voleva costruire centri residenziali che potessero essere di propulsione alla formazione di comunità locali con l'obiettivo di restituire dignità alle persone. Coltissimo, Olivetti credeva profondamente che la cultura elevasse l’uomo. Puntò il suo interesse sulle condizioni del Mezzogiorno considerando l’industrializzazione un processo globale e il progresso un tutto integrato in cui intervenivano diverse variabili.
    Olivetti oggi rappresenta la sintesi fra preveggenza imprenditoriale, cultura di prodotto e responsabilità sociale d'impresa. In realtà, quell'epopea si concentra soprattutto nel periodo in cui Adriano Olivetti guidò l'azienda e ne definì l'identità che ancora oggi ammiriamo, stabilendo che gli straordinari mezzi tecnologici in nostro possesso dovevano essere sottoposti al primato di valori eterni: amore, verità, giustizia, bellezza. Un intervallo di tempo di circa quarant'anni nella storia di un'azienda più che centenaria, fondata nel 1908, che va più o meno dal 1932 fino a poco tempo dopo la sua scomparsa, avvenuta il 27 febbraio 1960.
    Oggetto-simbolo di Ivrea capitale del libro è la macchina da scrivere Lettera 22, la mitica portatile ideata dalla Olivetti e divenuta un’icona mondiale “non solo per festeggiare il prodotto emblematico della sua storia industriale, quella Lettera 22 che nel 1950 cambiò modo di scrivere a decine di migliaia di persone sul pianeta, almeno quanto Gutenberg aveva cambiato il loro modo di leggere” come spiega il dossier con cui Ivrea si è aggiudicata il titolo per il 2022. Un’altra peculiarità del successo dell'azienda di Ivrea consistette nell’attenzione data al design perché Adriano Olivetti ripeteva che “il design è l’anima di un prodotto”. Ma come riuscì Olivetti ad arrivare a tanto? Il successo venne raggiunto con una strategia ben precisa, quella di pensare sempre prima alle persone. L’attenzione per le condizioni del lavoratore divennero, ad Ivrea, fondamentali. La continua ricerca per migliorare i salari, gli ambienti di lavoro e i servizi sociali, la costruzione di quartieri per le abitazioni dei dipendenti dotati di tutti i servizi necessari come biblioteche, mense e asili, pose il lavoratore al centro del sistema industriale e la sua efficienza non venne più ottenuta con l’ iper-utilizzo ma mettendolo nella condizione di rendere al meglio, di sentirsi parte di un progetto comune. Fu così che la fabbrica di Ivrea divenne un modello di successo e il paradigma suggestivo di un mondo nuovo costruito attorno all’identità tra progresso materiale, efficienza tecnica, innovazione tecnologica, primato della cultura ed etica della responsabilità.
     

  • CRESCE LA PIRATERIA
    NEL MONDO DEL LIBRO

    data: 30/03/2022 19:28

    Si intitola "La pirateria nel mondo del libro. Crescita del fenomeno e strumenti di contrasto" la seconda indagine Ipsos sul fenomeno commissionata dall'Associazione Italiana Editori. La ricerca fotografa l'ampiezza del problema, i danni arrecati all'industria del libro nel suo complesso e ai principali settori (editoria di varia, universitaria e professionale), l'impatto sull'economia nazionale e i mancati introiti per il fisco.
    In base all'analisi, nel 2021 sono stati compiuti 322.000 atti di pirateria al giorno, in crescita del 5% rispetto al 2019. Dopo la prima edizione, la ricerca di Ipsos ha raffinato il sistema di calcolo del giro d'affari sottratto al mercato legale: la pirateria priva il mondo del libro di 771 milioni di euro di fatturato, pari al 31% del valore complessivo del mercato al netto di editoria scolastica ed export. Per il sistema Paese, questo si traduce in una perdita di 1,88 miliardi di fatturato e un mancato gettito fiscale di 322 milioni di euro. Sul fronte dell'occupazione, la filiera del libro perde 5.400 posti di lavoro, che diventano 13.100 con l'indotto. Il fenomeno coinvolge il 35% della popolazione (quindi più di un italiano su tre sopra i 15 anni), il 56% dei professionisti e l'81% degli studenti universitari.
    Secondo la ricerca presentata dal presidente di Ipsos Nando Pagnoncelli, gli italiani sono consapevoli che piratare libri, e-book, banche dati è illecito e illegale, anche se un po' meno di due anni fa: risponde affermativamente l'82% mentre erano l'84% nel 2019. Nonostante tutto, sempre più persone ritengono poco o per nulla probabile che gli illeciti vengano scoperti e puniti mentre lo considerano un comportamento poco o per niente grave il 39% (dato invariato rispetto a due anni fa). Circa 1 persona su 5 ha scaricato illegalmente libri digitali o audiolibri mentre il 17% li ha ricevuti da amici e familiari, il 7% ha ricevuto da amici e familiari libri fotocopiati, il 6% ha utilizzato chiavi di accesso non sue per accedere a ebook e audiolibri in abbonamento e il 5% ha acquistato libri fotocopiati. Ad essere danneggiati sono tutti i settori del mondo editoriale: le vendite perse nel settore della varia sono pari a 36 milioni di copie l'anno per un mancato fatturato di 423 milioni di euro, le copie perse nel settore universitario sono 6 milioni, pari a un fatturato di 230 milioni di euro, mentre quelle nel settore professionale sono pari a 2,8 milioni di copie, con una perdita a valore di 118 milioni di euro.
    "Le misure messe in campo per sostenere il mondo del libro in questo frangente – ha scritto in un messaggio il ministro della cultura Dario Franceschini - sono state molte, a cominciare dalla decisione di mantenere aperte le librerie in zona rossa identificandole come luoghi strategici di aggregazione culturale. Si è cominciato poi a lavorare su una legge del libro che, così come avviene per il cinema, attui azioni efficaci nel sostegno dell'intera filiera editoriale. Il testo in discussione prevede, a questo proposito, l'introduzione di interventi in favore dell'editoria, capaci di innescare uno sviluppo virtuoso". E ha aggiunto:"In questo contesto, la piena consapevolezza dei danni provocati dalla pirateria è importante. È fondamentale sensibilizzare il più possibile l'opinione pubblica al riguardo, perché il lavoro creativo e tutta l'industria che lo realizza ha un valore assoluto che merita di non essere svilito”.
    Per il presidente dell'AIE Ricardo Franco Levi “occorre rafforzare le campagne di sensibilizzazione, cominciando dalla scuola” e parallelamente è necessario “proseguire con la politica degli incentivi alla domanda. Sostenere i giovani negli acquisti culturali è un modo per spingerli verso consumi legali” mentre Andrea Riffeser Monti, presidente Fieg, ha chiesto “una campagna di sensibilizzazione che mobiliti tutti gli interlocutori del settore, cioè gli editori, i librai, gli edicolanti, gli autori e che punti al cambiamento di una cultura, così come è avvenuto per l'ambiente e per lo stesso rispetto delle istituzioni”.
     

  • CULTURA E CREATIVITA':
    LO STATO DI SALUTE
    DOPO 2 ANNI DI PANDEMIA

    data: 02/03/2022 19:52

    La pandemia ha messo in luce la capacità intrinseca del settore culturale e creativo come generatore di coesione sociale e di benessere personale in tempi di crisi ma parallelamente ha minato le potenzialità del settore di generare crescita economica. In particolare, dagli ultimi dati Istat emerge che in Italia la crisi causata dall'emergenza sanitaria ha determinato una contrazione del valore aggiunto del 14,6% nel settore che include le attività legate a percorsi culturali, di intrattenimento e divertimento e altri servizi. Come era prevedibile, l’impatto più rilevante ha riguardato i comparti più interessati dalle misure restrittive per la prevenzione dei contagi e la quota di imprese culturali e di intrattenimento che ha manifestato seri rischi di chiusura è stata superiore al 60% nel 2020.

    Considerando sia il numero di visitatori che gli introiti dei musei, ad esempio, nel primo anno della pandemia sono mancati all’appello 9,7 milioni di visitatori rispetto al 2019 (con un perdita del 69%). Ovviamente questo calo di presenze ha avuto un riflesso anche sugli introiti: se nel 2019 erano stati pari a 80,5 milioni di euro, nel 2020 si sono fermati a 24,5 milioni (con una contrazione del 70%).
    Nonostante le limitazioni dovute all'emergenza sanitaria, nel corso del 2020 il 92% delle strutture museali italiane è rimasto aperto al pubblico, anche se parzialmente, con una maggiore offerta nelle regioni del Nord (46,2%) mentre nel Centro e nel Mezzogiorno le percentuali sono scese, rispettivamente, al 28,9% e al 24,9%. Nel primo anno della pandemia la crescita progressiva del numero di visitatori registrata negli ultimi anni ha subito inevitabilmente un brusco arresto: i visitatori di musei, aree archeologiche, monumenti e complessi monumentali sono diminuiti del 72% rispetto all’anno precedente. Nello stesso periodo però sette musei su dieci hanno promosso modalità di visita online, incrementando le iniziative e i servizi digitali già disponibili nel periodo pre-pandemia. E’ quanto emerge dal report dell’Istat “Musei e istituzioni similari in Italia nell’anno 2020”.

    Nell’anno in cui ha preso il via la pandemia, il flusso di visitatori ha gravitato intorno a pochi centri e la distribuzione delle presenze è risultata molto polarizzata sulle mete più conosciute e popolari. Infatti le prime 10 città italiane che hanno attratto il maggior numero di visitatori (il 44,8% del totale) sono nell’ordine: Roma, Firenze, Venezia, Milano, Siena, Torino, Pisa, Napoli, Trieste e Ravenna. Queste ultime due città – che con i propri musei, aree e monumenti hanno realizzato più di un milione e trecentomila ingressi – sono entrate per la prima volta nella classifica, occupando le posizioni che sino all’anno precedente erano di Verona e Pompei.
    Anche nel 2021 l’industria dell’intrattenimento e più in generale il settore della cultura sono stati tra i più colpiti dalla pandemia da Covid-19. E’ quanto riporta un’indagine dell’Osservatorio Hybrid Lifestyle di Nomisma in collaborazione con CRIF. Durante il 2021 i luoghi dell’intrattenimento e della cultura maggiormente frequentati sono stati i cinema e i musei. Anche se in misura minore, gli italiani, non hanno rinunciato nemmeno a eventi sportivi, teatri e concerti dal vivo. Tra chi ha ripreso a frequentare questi luoghi nell’ultimo anno, il 37% lo ha fatto per “staccare” dalla vita quotidiana mentre un italiano su tre lo ha scelto per tornare alla socialità e un italiano su quattro ha deciso di seguire le proprie passioni, partecipando a eventi in grado di riportare alle emozioni dello spettacolo dal vivo.
    Per aiutare il rilancio del settore, il 44% degli italiani suggerisce una maggiore attenzione alla sicurezza dei suoi luoghi. Alle proposte collegate alla tutela della salute si affiancano quelle economiche a sostegno dei consumi culturali: il 41% desidererebbe l’estensione del bonus cultura a tutta la popolazione e il 37% suggerisce a pari merito la possibilità di portare in detrazione fiscale il denaro speso in consumi culturali e l’estensione del periodo di promozioni. Per tre italiani su dieci, infine, potrebbe essere istituito un vero e proprio “Black Friday” della cultura per accedere a mostre ed eventi a prezzi agevolati oppure suggerisce l'offerta dei “pacchetti” in bundle, con un insieme di servizi integrati che comprendano anche trasporti e ristorante proponendo un percorso esperienziale completo.

    La crisi globale degli ultimi anni ha anche mostrato le notevoli sfide che devono essere affrontate per garantire la conservazione della diversità delle espressioni culturali nel mondo, come auspicato dalla Convenzione dell’Unesco del 2005. Un nuovo rapporto dell’Unesco, intitolato “Ri/Pensare le politiche per la creatività”, mostra che gli aiuti allo sviluppo dedicati alla cultura e al tempo libero sono in declino e che, sebbene il flusso di beni e servizi culturali a livello globale continui ad aumentare, sono stati compiuti pochi progressi nella risoluzione dell’ampio divario tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo.
    Questa situazione limita notevolmente l’accesso delle persone alla diversità delle espressioni culturali in tutto il mondo, in un momento in cui vi sono argomenti convincenti secondo cui proprio questo tipo di diversità è un elemento strutturante della coesione sociale e della pace tra i popoli. A sua volta, riduce la capacità del settore culturale – che rappresenta il 3,1% del PIL mondiale e il 6,2% di tutta l’occupazione – di guidare una crescita economica sostenibile nei Paesi in via di sviluppo.
    L’Unesco ha calcolato che il valore aggiunto lordo globale delle industrie culturali e creative è diminuito di 750 miliardi di dollari nel 2020 a causa della pandemia con una perdita di 10 milioni di posti di lavoro. Nei Paesi per i quali sono disponibili dati, i ricavi delle industrie culturali e creative sono diminuiti tra il 20% e il 40%.

    La pandemia, inoltre, ha messo in luce quanto siano vulnerabili i lavoratori nei settori culturale e creativo per i quali la rete di sicurezza sociale era già inadeguata in molti Paesi. “È emerso un paradosso fondamentale, per cui è aumentato l’accesso globale delle persone e la dipendenza dai contenuti culturali, ma allo stesso tempo, coloro che producono le arti e la cultura hanno sempre più difficoltà a lavorare - ha dichiarato Ernesto Ottone Ramirez, Vice Direttore generale dell’Unesco per la cultura - Dobbiamo ripensare a come costruire un ambiente di lavoro sostenibile e inclusivo per i professionisti dell’arte e della cultura che svolgono un ruolo vitale nella società, in tutto il mondo”.
    Il rapporto Unesco invita i governi a garantire protezione economica e sociale agli artisti e ai professionisti della cultura, di cui beneficiano già le persone che lavorano in molti altri settori. Propone, ad esempio, di studiare la possibilità di stabilire un salario minimo nel lavoro culturale, nonché migliori piani pensionistici e prestazioni di malattia per i lavoratori autonomi.
    E sebbene riconosca le opportunità offerte dallo spostamento accelerato dei contenuti culturali e degli spettacoli verso le piattaforme digitali, questo rapporto evidenzia l’urgente necessità di progettare sistemi di remunerazione più equi per gli artisti per i contenuti consumati online. Infine, la ricerca indica che gli incassi generati dal digitale non compensano il forte calo delle entrate causato dalla mancanza di eventi dal vivo.
     

  • EDITORIA, OTTIMA ANNATA
    L'ITALIA SESTA NEL MONDO

    data: 04/02/2022 21:01

    Un'ottima annata: è così che si può definire il 2021 parlando dell'editoria italiana, prendendo in prestito il titolo del libro dello scrittore britannico Peter Mayle da cui fu tratto anche un celebre film. Il secondo anno di pandemia, infatti, ha fatto registrare per l'editoria di varia (che comprende libri a stampa di narrativa e saggistica venduti nelle librerie fisiche, online e nella grande distribuzione organizzata) la cifra di 1,701 miliardi di euro di vendite a prezzo di copertina per 115,6 milioni di copie. Rispetto all'anno precedente la crescita dei due valori è stata, rispettivamente, del 16% e del 18%. In base alle rilevazioni dell'Associazione Italiana Editori, realizzate in collaborazione con Nielsen BookData, l'Italia si conferma la sesta editoria nel mondo dopo Stati Uniti, Cina, Germania, Regno Unito e Francia e la quarta in Europa.
    I dati, definiti “senza precedenti” dal presidente dell'AIE Ricardo Franco Levi, sono stati presentati alla giornata conclusiva del Seminario della Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri, dedicata al Futuro del Libro, che si è svolta online il 28 gennaio scorso.
    “Per sostenere il settore dell’editoria libraria in pandemia sono stati aiutati i piccoli editori così come l’editoria specializzata in arte e turismo e sono stati ristorati i traduttori editoriali – ha sottolineato il Ministro della Cultura Dario Franceschini nel messaggio inviato agli organizzatori e ai partecipanti al Seminario - Contestualmente si è cominciato a lavorare per una legge per l’editoria che, così come già avviene per il cinema, merita un sostegno per l’intera filiera: librai, editori, distributori e autori. In questo contesto, il lavoro dei librai, rivelando spirito di iniziativa e capacità di resilienza, si è confermato fondamentale nel saper indirizzare i ritrovati lettori, per avvicinarli alla magia e alla forza delle pagine”.
    Non è stato solo il mercato dei libri cartacei ad aver preso il volo: dopo il boom del 2020, infatti, le vendite di audiolibri hanno fatto registrare un'ulteriore crescita dell'11% nel 2021, per un totale di 10 milioni di ascoltatori, e anche i podcast continuano ad essere un genere di consumo molto in voga, con 14,5 milioni di utenti totali e un aumento del 4%. È quanto è emerso da una ricerca condotta recentemente da NielsenIQ per Audible che ha commissionato anche un'altra indagine da cui risulta che l'Italia è seconda in Europa per percentuale di persone che dichiarano di aver ascoltato un audiolibro o contenuti audio nell'ultimo anno, con il 46% del campione. Al primo posto si piazza la Spagna con il 55% mentre alle nostre spalle seguono la Germania con il 42%, la Francia con il 37% e il Regno Unito con il 35%.
    Leggera frenata invece per gli e-book che, dopo il boom del 2020, segnano una flessione dell'11%, in base alle rilevazioni dell'Associazione Italiana Editori realizzate in collaborazione con Nielsen BookData. Momento d'oro per i fumetti che fanno un balzo da 4,7 a 11 milioni di copie vendute nel 2021, pari ad un aumento del 134% sull'anno precedente.
    Segnali positivi anche sul versante delle librerie con un'ulteriore crescita di quelle online, che passano da 632,96 milioni di vendite a prezzo di copertina a 739,93 milioni, e un parziale recupero delle librerie fisiche, che avevano perso nel 2020 quasi 200 milioni di vendite e nel 2021 si sono portate a 876 milioni. Il ruolo fondamentale delle librerie è stato evidenziato da Paolo Ambrosini, presidente di Ali Confcommercio che, commentando i dati dell'Associazione Italiana Editori, ha sottolineato il fatto che “le librerie in questi due anni di pandemia sono riuscite a reggere l'urto di una crisi pesante e si confermano fondamentali per la tenuta del mercato del libro”.
    L'andamento positivo del mercato del libro nel 2021 era stato anticipato dall'elaborazione GfK per l'Associazione degli Editori Indipendenti Adei da cui era emerso che il valore delle vendite rilevate aveva sfiorato il miliardo e mezzo di euro facendo registrare un record assoluto. Lo studio condotto per l'Adei ha evidenziato che il numero di copie vendute è cresciuto del 16,6% mentre il valore del mercato a prezzo netto di copertina è aumentato del 14,7%.
    All'andamento positivo del mercato hanno contribuito tutti i principali generi editoriali: i libri per bambini e ragazzi sono cresciuti del 12% in volume mentre la saggistica e la manualistica hanno registrato un aumento delle copie vendute rispettivamente del 10% e del 26%. La narrativa, infine, rispetto al 2020 ha segnato un deciso rialzo (+21% in copie e +15% in valore). Anche questa indagine ha confermato il boom di vendite dei fumetti nel 2021 che, caratterizzandosi per un prezzo medio inferiore ai 10 euro, hanno determinato un abbassamento del prezzo medio del mercato. "È stato un anno di grandi soddisfazioni per l'editoria indipendente e per il mondo del libro in generale. Tra i dati che voglio sottolineare anche la crescita del 5% di vendita dei titoli di catalogo, un altro importante risultato a vantaggio della bibliodiversità" ha detto Marco Zapparoli, presidente di Adei. Il mercato del libro si lascia dunque alle spalle due anni molto positivi ma le incognite per il futuro sono tante. Secondo un’indagine Prometeia il 2022 vedrà ancora una crescita ma a velocità dimezzata. Preoccupa soprattutto l’aumento del costo dell’energia insieme a quello della carta e della logistica, che svolgono un ruolo molto importante per l’editoria.

     

     


     

  • STORIA DELLE PANDEMIE
    ATTRAVERSO LE CARTE
    DEGLI ARCHIVI D'ITALIA

    data: 03/01/2022 19:43

    La storia dell’uomo è stata caratterizzata da decine di epidemie e pandemie prima di quella determinata dal Sars-Cov-2. Dalla più remota antichità, le civiltà hanno dovuto affrontare varie ondate epidemiche che si sono spesso protratte per molti anni. Le più tristemente famose in Europa sono la peste, il colera, il vaiolo e il tifo. Accompagnando le carestie e le guerre, sfruttando i grandi periodi di freddo, queste malattie contagiose hanno imperversato una dopo l’altra o addirittura contemporaneamente apparendo e scomparendo con il trascorrere dei secoli. La più impressionante è stata la peste nera che ha devastato l’Europa dal 1347 al 1352, sterminando tra il 25 e il 50% della popolazione provocando grandi cambiamenti nell’economia, nella geopolitica e anche nella religione. Un secolo fa, l'influenza spagnola contagiò mezzo miliardo di persone uccidendone almeno 50 milioni, anche se alcune stime parlano di 100 milioni di morti.

    Quando un virus nuovo o sconosciuto viene a contatto con l’uomo, i risultati non sono quasi mai prevedibili. Per conoscere e approfondire le ricette che sono state messe a punto per contrastare i terribili effetti delle pandemie che si sono susseguite nei secoli, la Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura ha ricostruito nel volume "Epidemie e antichi rimedi tra le carte d'archivio" un lungo percorso a ritroso, ricco di immagini e di testimonianze, realizzato grazie alla sapiente valorizzazione di preziosi documenti. Il lavoro vuole essere un "potente antidoto alla paura ed al disorientamento del presente, e la guida sicura che può orientarci nell'immaginare il futuro" come ha scritto Anna Maria Buzzi, Direttrice generale Archivi d'Italia, nell'introduzione. Dalle risposte che le diverse comunità hanno dato nel tempo ad alcune delle più drammatiche emergenze sanitarie del passato emergono immediatamente le numerose e inaspettate analogie che la nostra storia comune, anche se molto lontana, condivide con le vicende di oggi.

    Il volume è il risultato dell'appassionato lavoro di ricerca collettivo svolto dagli Istituti archivistici italiani che hanno dimostrato, con un'accurata selezione di testimonianze cartacee, come parole quali quarantena, chiusura forzata e distanziamento sociale facessero parte di un amaro ritornello tristemente ripetuto già nel XV secolo e giunto poi fino ai nostri giorni. Attraverso i documenti di archivio vengono raccontati i divieti di circolazione, i provvedimenti delle autorità pubbliche per arginare il diffondersi dei contagi, le relazioni ufficiali sulla salute pubblica, le patenti di sanità per le navi, gli editti locali e nazionali, i biglietti anonimi che accusavano le autorità di avere intenzionalmente diffuso l'epidemia. Tra le carte del volume anche i testi redatti dai notai ai moribondi e le incisioni raffiguranti santi protettori come Sant'Eustachio, invocati dai fedeli per guarire le infezioni.

    Sono frammenti di una storia lontana che ricordano da vicino le dinamiche, ormai familiari, della pandemia da Covid-19, comprese le reazioni delle popolazioni sempre oscillanti tra scetticismo, scoramento e fiducia. Ma il volume vuole essere anche un'efficace testimonianza dell'impegno con cui gli uomini hanno sempre reagito alle pandemie. Sono infatti riportati progetti di ampliamento per gli ospedali, le cure, i rimedi, le dispute scientifiche, le locandine promozionali della vaccinazione, i successi degli studi e delle ricerche per raggiungere l'unico traguardo desiderato: il proclama di fine epidemia e la ripresa della vita sociale. Anche il Coronavirus rimarrà nella memoria collettiva, facendo da spartiacque tra un “prima” e un “dopo”. Quanto a questo “dopo”, al futuro dopo la pandemia, non ci sono automatismi, né soluzioni precostituite. L'augurio è che, come le precedenti emergenze sanitarie della storia, anche questa possa essere fronteggiata e sconfitta e che possano essere superati i danni che ha apportato ed apporterà nel medio e lungo termine.

     

     

  • "PIU' LIBRI" PER I NOSTRI
    LETTORI FORTI: I RAGAZZI
    SINO A QUATTORDICI ANNI

    data: 02/12/2021 16:32

    In Italia sono lettori il 77% dei bambini e ragazzi fino a 14 anni: una percentuale sicuramente incoraggiante per il futuro dell'editoria nel nostro Paese. Il dato fa parte di una ricerca, a cura dell’Associazione Italiana Editori e del Centro per il libro e la lettura, che sarà presentata per la prima volta alla Fiera nazionale della piccola e media editoria in programma dal 4 all’8 dicembre alla Nuvola dell’Eur a Roma.
    Il calendario degli incontri di Più libri più liberi non si ferma qui. Dopo la pausa forzata nel 2020 a causa della pandemia, la Fiera nazionale della piccola e media editoria torna in presenza a vent'anni dalla sua prima edizione. Un traguardo importante che viene festeggiato da 484 espositori provenienti da tutto il Paese che presenteranno al pubblico le novità e il proprio catalogo. Saranno oltre quattrocento gli appuntamenti in programma nei cinque giorni in cui sarà possibile ascoltare autori, assistere a dialoghi, letture, dibattiti e incontrare gli operatori professionali.
    Anche se nel 2020 il numero di medi e piccoli editori è sceso del 2,2% rispetto all'anno precedente, attestandosi a 4.748, continua a crescere la quota di mercato: il venduto a prezzo di copertina della piccola e media editoria nei canali trade è pari al 42%, in lento ma costante aumento rispetto al 39,8% del 2017.
    Il tema scelto per questa edizione di Più libri più liberi è la Libertà, un concetto cruciale per le vite di tutte e tutti, che la Fiera contiene nel suo stesso nome. È evidente il richiamo a un ideale a lungo anelato nei duri mesi del lockdown. Il tema è stato però presente anche nelle precedenti edizioni, coniugato nelle sue numerose possibili declinazioni: le libertà collettive e quelle personali, l'impegno per i diritti civili e politici, la libertà di stampa e di espressione. A sottolineare il ruolo fondamentale dei libri come strumento per liberarsi ed elevarsi sarà un'iniziativa speciale: tutti i grandi ospiti italiani e internazionali porteranno in Fiera un libro che in qualche modo li ha liberati, sul quale l'autore che lo ha regalato scriverà una frase o una dedica. I libri saranno destinati proprio a quei luoghi dove la libertà è sospesa: le carceri. In particolare, i volumi andranno ai 17 Istituti per la Giustizia Minorile e di Comunità del territorio.
    A Più libri più liberi interverranno, a parlare di libertà e letteratura, importanti esponenti del panorama culturale mondiale, a cominciare da Mario Vargas Llosa. Tra gli eventi più attesi di questa edizione, il dialogo “Imparare la libertà” con il filosofo e scrittore Fernando Savater e Giuseppe Laterza. La libertà di pensiero e l'importanza della democrazia saranno al centro dell’incontro con la giornalista, scrittrice e attivista turca Ece Temelkuran, che nei suoi libri affronta argomenti molto controversi nel suo Paese, come la questione curda e quella armena. Alla Nuvola arriverà anche Sandra Cisneros, scrittrice e poetessa americana di origine messicana, esponente di spicco della letteratura chicana, con un intervento dedicato al tema della fiera e alla lotta contro il razzismo, argomento ricorrente in tutta la sua produzione letteraria.
    Tra gli ospiti italiani, Alessandro Baricco, Melania Mazzucco, Roberto Saviano, Michela Murgia, Zerocalcare, Maurizio De Giovanni, Silvia Ronchey, Giulia Caminito, Chiara Valerio, Nadia Terranova, Vauro, Vera Gheno, Maura Gancitano, Riccardo Falcinelli, Michela Marzano, Francesco Piccolo, Donatella Di Pietrantonio, Stefano Bartezzaghi e Paolo Di Paolo.
    La Fiera non poteva non dedicare ampio spazio a uno dei nodi cruciali dei nostri tempi, quello della salvaguardia dell’ambiente. Moltissimi gli incontri e le presentazioni di volumi che affrontano il tema della lotta al cambiamento climatico e della protezione del pianeta mentre al mondo dell’informazione spetterà la missione cruciale di raccontare il delicato momento storico che stiamo vivendo e i mutamenti che ci attendono.
    Per la prima volta, inoltre, aprirà al pubblico di Più libri più liberi l’Auditorium della Nuvola, uno spazio avveniristico e suggestivo, nel cuore della struttura progettata da Massimiliano Fuksas, che ospiterà una serie di eventi speciali in una cornice spettacolare e immersiva, adatta a una programmazione legata al mondo del teatro, della musica e del cinema.
    La Rai, main media partner di Più libri più liberi, sarà la voce narrante della Fiera con uno spazio dedicato per ospitare eventi e garantire approfondimenti con i protagonisti della manifestazione.
    A firmare il manifesto dell’edizione 2021 è Lorenzo Mattotti. Il fumettista, illustratore, regista e sceneggiatore bresciano (ma parigino d'adozione) ha voluto mettere la nuvola al centro del manifesto, trasformandola in una mongolfiera con a bordo due lettori. Un'immagine eterea che – come nel finale del “Barone rampante” di Calvino – richiama il potere della letteratura di portarci in volo verso gli infiniti territori della fantasia.


     

  • L'ASCOLTO DELLA MUSICA
    E' AUMENTATO
    CON LA PANDEMIA

    data: 28/10/2021 17:20

    La musica ha avuto un ruolo fondamentale quando è esplosa la pandemia. Basti ricordare, durante il primo lockdown, gli italiani che hanno cantato dal balcone per incanalare lo stress e per regalarsi un momento di leggerezza in una situazione oggettivamente fuori dal normale. La musica infatti può offrire un potente contributo al benessere emotivo in tempi difficili. E' quanto emerge dal report Engaging with Music dell'IFPI, l'organizzazione che rappresenta l'industria discografica in tutto il mondo. Si tratta del più grande studio in materia basato sull'esame delle modalità di consumo musicale di un campione di 43.000 persone nei principali 21 mercati del mondo.

    Lo studio è stato condotto tra giugno e luglio 2021 su un campione demograficamente rappresentativo della popolazione compresa tra i 16 e i 64 anni residente in Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Italia, Messico, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Russia, Spagna, Stati Uniti, Sudafrica e Svezia. Questi 21 Paesi rappresentano il 91% dei ricavi del mercato della musica registrata nel 2020.

    In Italia l'86% degli intervistati ha affermato che la musica ha fornito una dimensione di divertimento e felicità durante la pandemia e il 73% ha dichiarato che la musica ha trasmesso un senso di normalità durante il lockdown. Il ruolo di supporto emotivo emerge soprattutto tra i più giovani: il 71% dei ragazzi tra i 16 e i 19 anni ha infatti affermato che le nuove release degli artisti preferiti sono state d'aiuto nel difficile periodo che abbiamo dovuto vivere a causa dell'emergenza sanitaria.

    L'interesse per la musica viene alimentato da esperienze sempre più diversificate e legate all'inarrestabile innovazione tecnologica degli ultimi anni, come i video brevi, i live streaming e la commistione con il gaming. In Italia il 70% del tempo trascorso su app di short video (pari a poco più di cinque ore settimanali) è investito su contenuti dipendenti dalla musica come le sincronizzazioni labiali e le sfide di danza. La pandemia ha dato impulso infatti alla diffusione di piattaforme come TikTok, scaricata e usata dal 71% degli intervistati anche nel periodo post-lockdown. Il 56% del campione ammette che è proprio la musica ciò che piace maggiormente di TikTok.

    Inoltre, più di un quarto delle persone ha dichiarato di aver guardato un live streaming a contenuto musicale - ad esempio un concerto - negli ultimi dodici mesi e oltre la metà dei gamers ha mostrato interesse per i concerti virtuali creati per le piattaforme di gioco online. Il dato interessante è che il 56% continuerebbe a farlo, anche parallelamente alla ripresa dei live in presenza.

    Due anni fa IFPI aveva pubblicato il Music Listening 2019 che aveva evidenziato alcune caratteristiche del mercato italiano, ancora dominato dal repertorio locale seguito nelle preferenze da rock, cantautorato e soundtracks mentre nei giovani continuava l'ascesa dell'hip hop/rap. Prima della pandemia era già emersa comunque una pervasività dello streaming anche nelle fasce d'età più avanzate con una preferenza per l'audio streaming: tra le motivazioni, l'accesso immediato a un catalogo immenso che permette di selezionare la musica preferita.

    Rispetto alla pubblicazione precedente, il nuovo report ha evidenziato però che il tempo trascorso ad ascoltare musica è aumentato: a livello globale i fan dedicano infatti a questa attività 18,4 ore a settimana in media, mentre in Italia il dato sale a 19,1 (in crescita rispetto alle 16,3 ore del 2019). L’interesse per lo streaming continua a prosperare al punto che il tempo trascorso ad ascoltare la musica tramite audio streaming in abbonamento è cresciuto in Italia del 100%.

    Il processo di ramificazione dei consumi ha determinato in definitiva un approccio più fluido, ricco e diversificato ai generi: più di una persona - in uno studio che ne conta 43.000 – ne ha nominato ben più di 300 ascoltati usualmente. In Italia, tra i generi più amati emergono il pop, il rock e l'hip-hop/rap che domina soprattutto nella fascia 16-24 anni.

     


     

  • BOOM DEI MANGA IN ITALIA
    E IL MERCATO DEI FUMETTI
    TRIPLICA LE VENDITE

    data: 30/09/2021 11:47

    L’edizione “celebration” del numero 98 di One Piece, il celebre manga di Eichiiro Oda che racconta la fantastica avventura di un gruppo di bizzarri pirati, si è classificato al primo posto tra i libri più venduti in Italia nella settimana del 4 settembre, secondo quando riportato dall'inserto Tuttolibri del quotidiano La Stampa. Si tratta di un'edizione in tiratura limitata per le sole librerie e fumetterie ed è stata pensata dall’editore per festeggiare l’imminente pubblicazione del numero 100 della serie.
    È una notizia sicuramente insolita per il panorama editoriale italiano ma che conferma un interesse per il settore del fumetto. Una tendenza che emerge anche dai dati del primo semestre dell'anno che ha fatto registrare numeri complessivi di vendita molto positivi all’interno di un mercato del libro che ha visto un’importante crescita in tutti i segmenti, con numeri di gran lunga superiori rispetto al periodo pre-pandemia. Secondo l’analisi effettuata dall’ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori su dati Nielsen – che è stata presentata il 13 luglio scorso sul sito dell’AIE– dal 4 gennaio al 20 giugno il settore dei fumetti ha infatti triplicato le sue vendite.
    In realtà si tratta di un rinato interesse per i manga in Italia dopo il boom degli anni Ottanta caratterizzato dalla “Japan invasion” degli anime, prima attraverso le reti televisive private e successivamente anche tramite quelle del servizio pubblico. Gli anime, parola che deriva dall’inglese animation, non sono altro che i cartoni animati giapponesi e spesso sono tratti dalle storie dei manga. Per il popolo nipponico i manga rivestono un ruolo culturale molto importante e sono considerati un mezzo artistico ed espressivo non meno degno della letteratura o del cinema.
    Il primo anime a entrare nelle televisioni degli italiani è stato Ufo Robot Goldrake alla fine degli anni Settanta. La serie fu trasmessa in Giappone su Fuji Television dal 5 ottobre 1975 al 27 febbraio 1977 mentre in Italia andò in onda per la prima volta il 4 aprile 1978 sull'allora Rete 2 della Rai. La trama fantascientifica, i disegni ipertecnologici, le animazioni esplosive fecero dei cartoni animati giapponesi un vero fenomeno culturale di quegli anni anche nel nostro Paese.
    Goldrake è nato dal genio artistico di Go Nagai, considerato uno dei più grandi autori di fumetto e animazione giapponese. Un grandissimo innovatore sia in Giappone che nel mondo: con lui è esploso il genere Mecha, quello dei robot giganti, che hanno fatto scuola per oltre quarant’anni.
    Il boom dei manga in Italia è dovuto anche alla qualità del prodotto, dedicato principalmente ad un pubblico giovane, ma che trova anche il consenso e la passione dei più grandi, che spinge i ragazzi a frequentare le librerie e le fumetterie oltre a frequentare gli store online.
    La grande popolarità dei fumetti di Hiro Mashima o lo stesso One Piece ha poi trascinato tutto il comparto, supportata da una community web attivissima e guidata da efficaci influencer che hanno permesso ad alcuni titoli storici di diventare veri e propri bestseller anche tra i più giovani: da Devilman dello stesso Go Nagai ai fumetti di Osamu Tezuka e Rumiko Takahashi.
    In tempi recenti, inoltre, il mercato manga ha cominciato a conoscere ed apprezzare le edizioni speciali e le variant cover che hanno permesso ad alcuni numeri di balzare in cima alle classifiche di vendita.
    Il nuovo boom dei manga è dunque una conseguenza di una crescita iniziata tanti anni fa e di un interesse del pubblico italiano nei confronti dei prodotti del Sol Levante che si inserisce in una passione più generale per il mondo del fumetto.
    E' di questi giorni la notizia che il Ministero della Cultura, gli Uffizi e Lucca Comics&Games si sono alleate proprio nel nome del fumetto: cinquantadue autoritratti di alcuni tra i più brillanti fumettisti della scena italiana stanno per entrare nella collezione della Galleria degli Uffizi. Sono opere realizzate con tecniche, stili e formati diversi che saranno presentate dall'8 ottobre al 1° novembre a Lucca nell'ambito della mostra “Fumetti nei musei | Gli autoritratti degli Uffizi” dedicata a Tuono Pettinato, il fumettista recentemente scomparso. L'accordo prevede inoltre la partecipazione degli Uffizi e del Ministero della Cultura alla designazione del Maestro del Fumetto di Lucca Comics&Games e l'ingresso, ogni anno, dell'autoritratto del vincitore nella collezione esposta nel celebre museo fiorentino.
    Le premesse dell'intesa sono state gettate nel 2020 quando Eike Schmit, direttore della Galleria degli Uffizi, ha partecipato a Lucca ChanGes, l'edizione di Lucca Comics&Games segnata dalla pandemia.
    Il nuovo nucleo di opere sarà ospitato nelle sale degli Uffizi che apriranno nei prossimi mesi, al primo piano del museo, e arricchirà la collezione di autoritratti della Galleria, notoriamente la più ricca e prestigiosa al mondo.
    E dal 29 settembre Mafalda, probabilmente la più popolare bambina del mondo dei fumetti, è diventata un francobollo in Italia. Creata dal disegnatore argentino Quino, Mafalda viene rappresentata sul francobollo valido per la posta ordinaria mentre strilla “Basta!” a piena voce. E' tra i personaggi più famosi del fumetto a livello internazionale, come dimostra il fatto che le sue “strisce” sono state tradotte in ventisei lingue. In Italia ha conquistato addirittura l'attenzione di Umberto Eco che nel 1969 ha fatto acquistare all'editore Bompiani i diritti per pubblicare il primo libro, “Mafalda la contestataria”.

     

     

  • RECUPERANO I CONSUMI
    CULTURALI, MA NON
    GLI SPETTACOLI DAL VIVO

    data: 30/08/2021 16:55

    E' in atto un lieve recupero dei consumi di beni e servizi culturali, sono passati da circa 60 euro di spesa media mensile per famiglia di dicembre 2020 a quasi 70 euro a giugno 2021 (+17%). Ma fruizione di eventi dal vivo risente ancora fortemente dei timori e delle incertezze legati all'emergenza sanitaria.Sono due dei principali risultati del report dell'Osservatorio di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, elaborato in collaborazione con Swg, sui consumi culturali degli italiani. L’indagine è stata condotta su un campione composto da 1129 cittadini italiani tra i 18 e 74 anni rappresentativi della popolazione per genere, età, area geografica e ampiezza del comune di residenza. Le interviste sono state somministrate dal 17 al 23 giugno 2021.
    La situazione resta dunque difficile, in particolare per le attività della cultura rimaste completamente chiuse durante i vari lockdown e ancora in forte frenata rispetto ai valori pre-pandemia: a giugno solo il 2% degli italiani aveva acquistato biglietti per spettacoli e concerti dal vivo, il 3% per teatro e il 4% per cinema. Per quanto riguarda le misure di contenimento dei contagi, quelle ritenute più necessarie riguardano i limiti al numero di ingressi (per il 51% degli intervistati) e gli accessi consentiti solo con il green pass (per oltre il 40%) per visitare musei e assistere a concerti in sicurezza.
    In crescita invece i lettori abituali di libri in cartaceo (25% a giugno 2021 contro il 20% di dicembre 2020). In questo settore, per i prodotti editoriali si profila una convivenza tra forma cartacea e digitale, con scelte di acquisto e di fruizione legate soprattutto a criteri di praticità per quanto riguarda il prodotto digitale e di gusto per il prodotto cartaceo.
    Nel campo della fruizione televisiva, il 42% degli intervistati ha dichiarato di usare abitualmente piattaforme streaming a pagamento e un quarto degli italiani pensa di continuare a utilizzarle come strumento principale per guardare contenuti TV nei prossimi mesi.
    Da sottolineare invece il calo della tendenza a seguire in streaming gli spettacoli che in precedenza si svolgevano dal vivo, segno che per questo tipo di eventi il digitale non può essere considerato un’offerta completamente sostitutiva all’esperienza in presenza.
    È evidente che il covid ha aperto una crisi drammatica soprattutto nel settore della musica e dello spettacolo dal vivo, che si è fermato per mesi a causa della pandemia. Bisognerà ancora attendere per i grandi concerti e per le altre manifestazioni che richiamano decine di migliaia di persone, anche se da giugno è possibile organizzare eventi all’aperto, con una capienza di pubblico ridotta e alcune norme e regole da seguire per garantire la sicurezza di tutti ed evitare contagi.
    È indubbio che assistere a uno spettacolo in presenza regali sensazioni uniche e impagabili date dal contatto diretto con musicisti e artisti sul palco. D'altro canto, però, c'è anche qualche aspetto positivo nell'utilizzo dello streaming: innanzitutto la comodità di poter assistere ad un concerto o ad un'opera stando comodamente a casa e la possibilità di presenziare ad eventi che magari mai avremmo raggiunto di persona perché troppo lontani.
    In tanti però non sono disposti a pagare per stare sul divano di casa. Quindi lo streaming non può essere utilizzato per riproporre pedissequamente quello che succede sul palco, che è nella sua reale essenza non riproducibile online, ma può essere usato per format ed espressività diverse, che comprendano non solo la performance dell'artista. L’ultimo decennio ha visto infatti un periodo straordinariamente intenso di sperimentazione della tecnologia informatica nelle arti dello spettacolo. I media digitali sono stati sempre più integrati negli spettacoli dal vivo e sono emerse nuove forme di performance interattiva nelle installazioni partecipative.
    A livello economico, inoltre, lo spettacolo dal vivo crea una ricchezza diffusa anche per l’indotto generato nel turismo, nella ristorazione, nei trasporti e nel commercio. Qualsiasi genere di spettacolo, che sia musicale, teatrale o di danza, vive infatti dell'allestimento, delle prove e di svariate repliche o di una residenza in una città o in un teatro per molteplici giorni, mesi e a volte anni.
    Al di là dei numeri, necessari per una valutazione in termini economici delle drammatiche circostanze causate dalla pandemia, va sottolineato infine che la cultura e lo spettacolo hanno un ruolo centrale nella vita del Paese: sia per il benessere delle persone, in quanto fattore di coesione e inclusione sociale, sia come mezzo per la trasmissione di valori e per l'acquisizione, soprattutto da parte dei più giovani, di strumenti critici e cognitivi.
    Nel frattempo però bisogna continuare a fare i conti con il virus. È innegabile che questa pandemia stia facendo diventare la logica del distanziamento sociale una delle componenti chiave della nostra vita, destinata a lasciare un segno importante anche nel nostro futuro.
     

  • E LA CULTURA ENTRO'
    NELLA STORIA DEL G20

    data: 02/08/2021 18:40

    L’Italia ha deciso di mettere al centro della propria Presidenza del G20 la cultura, una scelta legata all’importanza del settore nel nostro Paese. In questo momento, in particolare, la cultura può diventare la chiave di volta per la ripartenza, sia con riferimento ai valori alla base della rigenerazione post-pandemia sia quanto al ruolo dei settori creativi dell’economia nel generare nuove opportunità e, conseguentemente, posti di lavoro. La cultura si inserisce dunque con coerenza nell’agenda del G20 italiano, basata su tre pilastri fondamentali: Persone, Pianeta, Prosperità. All'insegna di “La cultura unisce il mondo”, il 29 luglio ha preso il via a Roma nell'arena del Colosseo la prima Ministeriale Cultura del G20. Ad aprire i lavori, il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, il Ministro della Cultura Dario Franceschini, il Direttore Generale dell’Unesco Audrey Azoulay e il Direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco.

    Nella fase di preparazione, che è durata quasi un anno, sono state individuate cinque principali aree di interesse su cui il G20 Cultura ha concentrato i propri sforzi per arrivare alla Dichiarazione di Roma, al termine dei lavori. Si parte dalla tutela e dalla promozione della cultura e dei settori creativi, riconosciuti come motori per una crescita sostenibile ed equilibrata: anche se è stata gravemente colpita dalla pandemia, è proprio la cultura che può aiutare ad affrontare le pressioni e i crescenti divari economici, sociali ed ecologici, contribuendo alla rigenerazione delle nostre economie e delle nostre società. Altro punto centrale è la protezione del patrimonio culturale contro i rischi, compresi i disastri naturali, il degrado ambientale e il cambiamento climatico, la distruzione deliberata e il saccheggio fino al traffico illecito di beni culturali. Su questo fronte Italia e Unesco continueranno a lavorare insieme ed hanno annunciato il progetto “Task Force Italia”. Inoltre si punta a favorire la transizione digitale e l'adozione di nuove tecnologie per la cultura come nuove forze trainanti per la crescita, facilitando l'accesso universale e la partecipazione alla cultura e promuovendo la diversità culturale. Centrale anche il ruolo della formazione per affrontare la complessità del mondo contemporaneo e le sfide proprie del settore culturale e per contribuire a raggiungere gli obiettivi internazionali di sviluppo sostenibile. Infine, poiché gli eventi avversi causati dal cambiamento climatico mettono in pericolo il patrimonio culturale, è importante l'utilizzo di strumenti per contribuire alla mitigazione ed all'adattamento al cambiamento climatico, in particolare grazie allo sviluppo di tecnologie innovative di osservazione e monitoraggio.
    “La pandemia ha reso ancora più evidente quanto siamo interdipendenti, quanto sia necessario che i Paesi lavorino insieme: perché problemi globali esigono risposte globali. Allo stesso tempo la pandemia ci ha anche fatto capire quanto la cultura sia la linfa delle nostre vite” ha detto il Ministro della Cultura Dario Franceschini in apertura dei lavori. Le piazze vuote, i musei chiusi come i cinema, i teatri, le biblioteche, “hanno reso le nostre città tristi, spente - ha proseguito il Ministro -. Per questo ora sappiamo che sarà la cultura la chiave della ripartenza, il motore di una crescita innovativa, sostenibile ed equilibrata”.
    “Il sostegno alla cultura è cruciale per la ripartenza del Paese” ha sottolineato il Presidente del Consiglio Mario Draghi che si è detto “molto, molto orgoglioso” che il debutto della prima Ministeriale della Cultura della storia del G20 avvenga in Italia. Riferendosi al Colosseo, il premier ha poi aggiunto come “questo posto testimonia meglio di ogni parola come storia e bellezza siano parti inerenti dell'essere italiani. Quando il mondo ci guarda vede prima di tutto arte, letteratura, musica, segni della storia antica: voglio ringraziare chi lavora nei nostri teatri, nelle nostra biblioteche, nei nostri musei. Perché la riscoperta del passato è la condizione necessaria per la creazione del futuro”.
    Tuttavia, ha proseguito Draghi, “conservazione non deve essere sinonimo di immobilismo, è per questo che agli investimenti associamo un programma di riforme e di semplificazioni. Dobbiamo permettere ai nostri giovani di liberare le loro energie, promuovere l’uso della tecnologia ad esempio nella digitalizzazione di archivi e opere d’arte affinché l’Italia sia allo stesso tempo custode di tesori e laboratori di idee. Il nostro patrimonio culturale è frutto dell’immaginazione dei nostri antenati, quello dei nostri nipoti dipende da cosa potremmo fare noi”.
    Per il Direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco “un dialogo reale tra umanisti e scienziati può produrre risultati davvero innovativi. E’ arrivato il tempo di introdurre quello che potremmo definire un umanesimo digitale in cui archeologi, antropologi, architetti, storici, filosofi, giuristi, neuroscienziati, psicologi, lavorino fianco a fianco con chimici, fisici, esperti informatici per arrivare alla definizione di una nuova semantica che ci permetta di capire ed elaborare la complessità della realtà. Solo così si potrà comprendere a pieno l’interdipendenza tra essere umano ed artefatti”.
    Lo spirito del G20 della Cultura consiste dunque proprio in questo: non si può soltanto contemplare il meraviglioso patrimonio che gli antichi ci hanno lasciato ma bisogna assumere una mentalità di innovatori per costruire ancora.


     

  • IL FUTURO DELLA LETTURA
    ORA PASSA PER IL PODCAST

    data: 01/07/2021 16:50

    In un contesto di adattamento continuo a nuove regole e abitudini, anche l'editoria in pandemia è soprattutto digitale: è quanto emerge da tre recenti indagini sul tema. La ricerca commissionata a Ipsos da Impresa San Paolo si intitola “I consumi culturali degli italiani ai tempi di Covid-19: cosa cambia?” e ha voluto indagare l’impatto del lockdown sulla cultura nazionale. Si tratta della seconda edizione (la prima era stata fatta nell’autunno 2020) ed è stata condotta su mille persone e duecento fruitori abituali di cultura. L'indagine evidenzia chiaramente che il digitale, dopo il boom iniziale legato al lockdown, rappresenta ormai a pieno titolo una straordinaria opportunità di accesso all’offerta culturale perché permette di allargare la platea a nuovi fruitori e raggiungere anche i più giovani. Tra le nuove modalità spiccano i podcast, che nei mesi dell'emergenza sanitaria hanno fatto registrare un enorme incremento. In particolare, la ricerca rileva che per i giovani il podcast sta diventando il mezzo di elezione per avvicinarsi alla cultura. Anche con il ritorno alla piena mobilità si continuerà dunque ad ascoltare i podcast perché risultano accessibili in qualsiasi luogo e anche mentre si fa altro. È interessante notare che l’85% degli intervistati ha dichiarato di essere portato ad approfondire i temi che ha ascoltato, il 75% tende a promuovere la condivisione con familiari, amici, colleghi e il 69% cerca e acquista libri che parlano dell’argomento ascoltato.

    Nei lunghi mesi passati in casa, il digitale ha dato la possibilità a numerosi italiani di sperimentare per la prima volta la fruizione di eventi online, dai concerti alle opere teatrali, dalle presentazioni di libri alle visite virtuali alle mostre, una modalità che ha permesso di allargare la platea rispetto a quanti erano abituati a partecipare ad eventi culturali in precedenza. Il lockdown ha dato però più spazio anche alla lettura, soprattutto nelle fasce d’età più giovani: il 41% ha letto più libri, e-book o ascoltato audiolibri rispetto al passato. La pandemia sembra comunque destinata a lasciare un segno nelle abitudini dei fruitori di cultura: se il 50% dichiara di preferire la frequentazione dal vivo, il 25% ritiene che continuerà a seguire gli eventi culturali anche online e il 9% continuerà ad utilizzare solo questa modalità.

    L’indagine “Effetti del Covid-19 sul mercato e i comportamenti d’acquisto in questa prima parte del 2021” condotta su dati AIE ha messo in evidenza la tenuta del libro e anzi una crescita del suo appeal. Anche da questa ricerca emerge che, a causa delle difficoltà determinate dalla pandemia, a trainare le vendite nel 2020 è stato l’online, come dimostrato dalla diversa composizione del fatturato degli editori: se nel 2019 il 45% di questi presentava più del 21% del fatturato proveniente dalle vendite online, alla fine del 2020 la percentuale è salita al 54%. La tendenza positiva è confermata anche nel 2021, con un aumento delle vendite da gennaio a maggio del 47% sul 2020 e del 19% sul 2019. I motivi di questa crescita sono dovuti soprattutto al fatto che i lettori dichiarano di aver scoperto un’offerta e delle proposte nuove nelle librerie online con la possibilità di avvicinarsi a titoli e autori che prima non trovavano o non conoscevano.

    La terza ricerca “I consumi culturali ai tempi di Covid-19 – parte II: l’ascesa dell’online”, realizzata per Intesa Sanpaolo su dati AIE, ha approfondito gli effetti del Covid-19 sullo sviluppo di formati innovativi nel mondo dell’editoria (eventi ibridi e digitali, audiolibri e podcast). Nel 2020 l’80% degli editori ha ridotto i propri appuntamenti live e la partecipazione a manifestazioni come saloni, fiere e festival. Parallelamente il 65% ha realizzato un numero maggiore di eventi online rispetto al periodo pre-pandemia, grazie ai quali ha incrementato la propria visibilità sul web e attratto nuovo pubblico. Dall'indagine emerge che gli editori vogliono aumentare la quota di budget dedicata alle attività digitali concentrandosi su eventi e pubblicità online.

    Nel mercato dell’audio, invece, gli editori sembrano rispondere più lentamente rispetto alla vivacità della domanda culturale: solo il 21% delle case editrici ha audiolibri nel proprio catalogo e soltanto il 15% si è attivato per includerli nell’anno corrente. Ancora più negativi sembrano essere i dati sui podcast. Un editore su due, tuttavia, si è dichiarato propenso ad adottare almeno uno dei due formati entro il 2022.


     

  • ITsArt: E IL PALCOSCENICO
    DIVENTA DIGITALE

    data: 29/05/2021 09:36

    Dopo il lungo periodo segnato dalla pandemia, il mondo della cultura e dello spettacolo vuole ripartire con nuovi contenuti e nuove sperimentazioni. Accanto alla voglia di condividere l'emozione unica dello spettacolo dal vivo, è emersa infatti la consapevolezza che non si deve semplicemente riprendere il cammino da dove tutto si è interrotto ma che si possono percorre nuove strade attraverso l'ibridazione di format e lo sviluppo della tecnologia che permette anche l'interazione tra pubblici diversi.
    Con questa finalità nasce la piattaforma ITsArt, voluta dal Ministero della Cultura e realizzata da Cassa depositi e prestiti, che vuole sostenere il settore delle performing e visual arts con particolare attenzione alle realtà minori maggiormente colpite dall'emergenza Covid-19. Alla base del progetto c'è un concetto semplice e immediato: “Italy is art” (l'Italia è arte) che esprime la proiezione internazionale dell'iniziativa e lo stretto legame tra il nostro Paese e l'arte. ITsArt vuole essere dunque il nuovo palcoscenico virtuale che consentirà di estendere le platee e promuovere nuovi format per il teatro, l'opera, la musica, il cinema, la danza e ogni forma d'arte, live e on-demand. Una piattaforma con modalità di fruizione innovative che vuole attrarre nuovi pubblici con contenuti disponibili in più lingue grazie ad un ricco catalogo che attraversa città d'arte e borghi, teatri e musei presentando anche il repertorio delle più grandi istituzioni culturali del nostro Paese e con una forte attenzione ai nuovi talenti.
    Si parte il 31 maggio con oltre 700 contenuti. Sono contributi sviluppati e prodotti dalle principali istituzioni culturali italiane (musei, aree archeologiche, accademie e teatri) ma anche film, documentari e alcuni contenuti esclusivi, come l’opera “La forza del destino” di Giuseppe Verdi, diretta dal maestro Zubin Mehta, che verrà trasmessa il 6 giugno in diretta dal festival del Maggio musicale fiorentino, o il concerto spettacolo “In questa storia che è la mia” di Claudio Baglioni in programma il 2 giugno dal Teatro dell’Opera di Roma. Sempre per il Maggio Fiorentino
    su ITsArt arriva il 21 giugno il primo live streaming con il concerto sinfonico su musiche di Johannes Brahms diretto dal maestro Zubin Mehta e con la partecipazione del pianista Daniil
    Trifonov.
    Il ricco palinsesto della piattaforma è stato pensato e organizzato per fornire agli utenti un'offerta di prodotti molto diversificata che si articola in contenuti a pagamento, gratuiti e gratuiti con pubblicità organizzati nelle tre sezioni Palco, Luoghi e Storie. Il Palco, con oltre 250 contenuti alla partenza, è un omaggio alle arti performative nella loro più alta espressione, grazie ai preziosi contributi del Maestro Muti, del Teatro alla Scala, del Teatro Regio di Torino, del Teatro La Fenice, della Filarmonica di Trento, del Teatro San Carlo, della Fondazione Società dei Concerti, dell’Orchestra e Coro Giuseppe Verdi, di Opera Streaming e del Maggio Musicale Fiorentino, solo per citarne alcuni. La sezione Luoghi, con oltre 200 contenuti, è un viaggio attraverso il paesaggio italiano, la sua varietà e la sua storia dove, insieme a quello del Parco archeologico di Pompei, sarà possibile trovare inediti provenienti dal Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, dal Museo Egizio, dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea e dal Parco Archeologico del Colosseo. Infine, la sezione Storie, con oltre 250 contenuti, vuole essere un omaggio alla settima arte per la quale l’Italia è rinomata e amata nel mondo: sarà possibile vedere film premiati, incontrare da vicino attraverso interviste e documentari i grandi del cinema italiano e conoscere i nuovi talenti.

     

  • CON LA PANDEMIA
    E LE LIBRERIE ONLINE
    CRESCE LA LETTURA

    data: 23/04/2021 15:51

    Segnali positivi per l’editoria libraria italiana nei primi mesi del 2021. Secondo i dati elaborati dall’Associazione Italiana Editori, nel periodo dal primo gennaio alla fine di marzo le vendite dei libri nei canali trade (librerie, online e grande distribuzione organizzata) sono cresciute del 26,6% come valore e del 26,7% relativamente alle copie vendute rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si consolida così un trend iniziato nella seconda metà del 2020 determinato dalla crescita della lettura durante il lockdown e sostenuto dalle politiche messe in atto da governo e parlamento su sollecitazione di tutta la filiera del libro.
    Tuttavia i dati mostrano cambiamenti di grande rilievo nei canali di vendita e nella struttura del mercato. I canali fisici (librerie e grande distribuzione) passano dal 73% del 2019 al 57% di fine 2020 per assestarsi al 55% a marzo di quest’anno. In particolare, le librerie indipendenti, maggiormente presenti nelle periferie e nei piccoli centri, si riducono dal 22% del 2019 al 18% del 2020 e quest'anno scendono al 16% a fine marzo.
    Particolarmente penalizzate risultano le librerie di catena - generalmente presenti soprattutto nei centri cittadini, nelle stazioni, negli aeroporti e nei centri commerciali - che sono passate dal 44% del 2019 al 33% nel 2020 per poi risalire al 34% nei primi tre mesi dell'anno in corso. In discesa anche i dati della grande distribuzione che dal 7% del 2019 è calata al 6% del 2020 per poi toccare il 5% nel primo trimestre 2021.
    Al contrario, le librerie online, che rappresentavano il 27% nel 2019, hanno fatto un vero salto durante la pandemia arrivando al 43% nel 2020 e proseguendo la crescita fino al 45% nel primo trimestre dell’anno. Da sottolineare che la quota dei piccoli e medi editori, trainata dall’online, è cresciuta costantemente nel corso degli anni passando dal 39,5% del 2011 al 47,5% del 2019 e al 50,9% del 2020, fino a far registrare il 54,1% tra gennaio e marzo 2021.
    La lettura, dunque, ha resistito e ha mantenuto uno spazio rilevante all’interno della redistribuzione dei consumi culturali causata dall'emergenza sanitaria. A favorire l'acquisto di libri ha concorso sicuramente la mancanza di altre forme di intrattenimento, come cinema e teatri, ma anche la televisione ha giocato un ruolo importante. Secondo una recente indagine dell'AIE condotta su dati di Informazioni Editoriali e Nielsen, la messa in onda di una produzione su personaggi o argomenti tratti da libri può invogliare all'acquisto di un titolo, come accade con i film o con le serie. Basti pensare al recente successo di “Leonardo”, il romanzo storico dall’intreccio crime raccontato dal personaggio letterario di messer Stefano Giraldi, ispirato all’omonima serie-evento di Rai 1. L'effetto della serie televisiva non si è tradotto comunque nell'acquisto di un singolo titolo dedicato al genio rinascimentale ma ha riguardato le tante nicchie da cui è composto il panorama editoriale italiano: opere di narrativa, saggistica divulgativa e specialistica, libri illustrati, self-help, titoli per bambini, cataloghi d'arte e addirittura libri di cucina.
    Dal canto suo l'ALI, l'Associazione dei Librai Italiani, sollecita i principali editori e distributori ad aprire un tavolo di confronto su quello che definiscono “il nuovo patto di filiera” sottolineando che la crescita dell’online anche nella vendita dei libri è stata di fatto agevolata e sostenuta dal blocco delle attività delle librerie nel 2020 e dalla riduzione della mobilità. I librai non ritengono che la perdita registrata nelle vendite sia dovuta all’incapacità degli operatori commerciali di intercettare la domanda, anzi ricordano che le librerie si sono attivate sin da subito per mantenere vivo il rapporto con i lettori mentre ritengono insufficienti i servizi che la filiera editoriale offre alle librerie fisiche per poter operare in un mercato sempre più competitivo.

     

  • CELEBRATO COSI' DANTE
    IL 25 MARZO E PER TUTTO
    IL SETTECENTENARIO

    data: 23/03/2021 12:33

    Sono numerosissime le iniziative in tutta Italia per celebrare i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri selezionate dal Comitato nazionale presieduto dal professor Carlo Ossola. A queste si aggiungono gli eventi in programma per il prossimo Dantedì, istituito lo scorso anno dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per ricordare ogni 25 marzo il Sommo Poeta. Si tratta della data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà che ha ispirato la Divina Commedia, evento ancor più significativo nel 2021. E il 25 marzo sono in programma vari eventi: conferenze, dirette web, concerti e la lettura di un canto della Divina Commedia da parte di Roberto Benigni al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, che sarà trasmessa in diretta dalla Rai. Il servizio pubblico darà spazio anche in altre occasioni alle celebrazioni dantesche su Rai5, Rai Storia e Rai Scuola ma anche sui canali generalisti dove Dante sarà comunque protagonista e rivivrà anche attraverso le voci di celebri lettori, come Sermonti e Gassman.
    Sono 104 i progetti finanziati dal Comitato Dante 2021 e comprendono 19 convegni e seminari nazionali e internazionali, 34 mostre, 10 pubblicazioni, 36 spettacoli e 4 cammini nei luoghi danteschi, 2 assegni di ricerca, 3 corsi di scuole estive nazionali per i docenti delle superiori e la composizione di un’opera lirica. Si tratta di un calendario fittissimo che prevede anche appuntamenti all'estero.

    Da sottolineare la presenza di Dante in 43 festival culturali italiani che si sono uniti sotto il titolo “Piazza Dante festival in rete” e il progetto triennale Commedia Divina, di cui è capofila l'Associazione Teatrale Pistoiese, che si inaugurerà al Teatro Grande di Pompei. Tra le iniziative internazionali, rilevante quella con l'Istituto Italiano di Cultura di Abu Dhabi che prevede una mostra con l'esposizione di edizioni antiche della Commedia e alcune traduzioni in arabo. Anche il Festival dei Due Mondi di Spoleto 2021 dedicherà giornate intere a Dante. Dal 5 ottobre ci sarà poi la grande mostra “Inferno”, la prima su questo tema, alle Scuderie del Quirinale a Roma.
    Nella sua vita Dante visse e viaggiò in luoghi diversi. In particolare, Firenze lo vide nascere e poi lo esiliò, Verona lo ospitò e Ravenna lo accolse fino alla fine dei suoi giorni. Per questo è grande l'impegno delle tre città dantesche per celebrare il Sommo Poeta. A Firenze entro fine anno sarà inaugurato il primo lotto del Museo della Lingua Italiana nel complesso di Santa Maria Novella, il 12 settembre invece a Ravenna ci sarà il primo di tre concerti di Riccardo Muti per Dante mentre il 21 maggio Verona ospiterà una tappa del Giro d'Italia da Ravenna alla città scaligera nel nome di Dante.
     

  • TUTTI AL MUSEO
    PER VACCINARSI

    data: 01/03/2021 17:09

    La campagna vaccinale ha preso il via anche in Italia e si cercano spazi ampi che possano essere allestiti allo scopo. In Gran Bretagna sono stati creati centri vaccinali ovunque, anche nelle chiese, per accelerare al massimo la campagna di immunizzazione della popolazione dal covid. In questa situazione, anche i musei - come il Science Museum di Londra così come il Black Country Living Museum di Dudley e il Thackray Museum of Medicine di Leeds - sono stati inseriti tra i luoghi da utilizzare per effettuare le vaccinazioni.
    In Italia, con lo stesso obiettivo, il Museo d'Arte Contemporanea del Castello di Rivoli diventerà la prima istituzione museale del Paese ad essere utilizzata come centro vaccini contro il coronavirus. Il polo delle vaccinazioni sarà allestito al terzo piano dell'edificio patrimonio dell'Umanità dell'Unesco e per l'occasione sarà esposta una serie di installazioni ambientali di Claudia Comte, accompagnate da un brano audio recentemente commissionato dall'artista svizzera. “L’arte cura” è il nome del progetto, nato in collaborazione tra la città di Rivoli e l’Asl Torino 3 con l'obiettivo di offrire un ambiente confortevole e sicuro a tutti coloro che si sottoporranno alla vaccinazione. “I primi musei al mondo sono stati degli ospedali - ha dichiarato la direttrice del Museo d'Arte Contemporanea del Castello di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev - Adesso vorremmo restituire il favore mettendo a disposizione le nostre sale per il piano di vaccinazione nazionale”.
    Prima di Torino, ci aveva già pensato Milano ad offrire degli spazi museali in occasione della somministrazione di una vaccinazione. In quel caso si è trattato della campagna anti-influenzale. Nel mese di novembre scorso, infatti, erano state allestite quattro postazioni al Museo della Scienza e della Tecnologia presso la Sala Biancamano.
    Disponibilità anche dal comune di Firenze che si è detto pronto a far effettuare le vaccinazioni all'interno dei musei civici. “Nei prossimi mesi - ha detto l’assessore alla cultura di Firenze Tommaso Sacchi - dovremo ripensare le istituzioni culturali, musei in primis: devono avere un approccio circolare, devono cambiare pelle e mettersi a disposizione della società. Lo abbiamo fatto per esempio aprendo il teatro della Pergola alla scuola, lo faremo mettendo a disposizione i musei civici per le vaccinazioni, se necessario. I musei devono sempre più essere parte della nostra vita, della nostra educazione, della nostra società”.
    Da Nord a Sud, anche Napoli sembra particolarmente attiva in tema di riconversione dei propri spazi museali in centri per la vaccinazione anti-covid. La città partenopea ha infatti messo a disposizione gli ambienti del Museo Madre, della Stazione Marittima e della Fagianeria del Real bosco di Capodimonte.
     

  • COVID 19: VENDITE RECORD
    PER I VIDEOGIOCHI

    data: 29/01/2021 13:00

    Il videogioco è diventato un medium fondamentale durante l’isolamento dovuto alla pandemia. Il 2020, l’anno in cui siamo tutti rimasti a casa, è stato infatti quello in cui si è giocato ai videogame come mai non si era fatto prima. Basti pensare che nel corso dell’anno, per la prima volta nella storia di Twitter, sono stati pubblicati più di 2 miliardi di tweet a tema gaming. Per i produttori di videogiochi come Nintendo, Sony e Microsoft, il 2020 è stato un anno di vendite da record poiché milioni di persone sono rimaste in casa per lunghi periodi a causa dell'emergenza sanitaria. La spesa digitale per i videogiochi nel 2020 è cresciuta del 12%, raggiungendo i 127 miliardi di dollari tra dispositivi mobili, pc e console. A fornire i dati in merito è SuperData, noto ente attivo sul fronte delle analisi statistiche e di mercato dei videogiochi, che prevede un'ulteriore crescita del settore nel 2021 pari al 2%. Si scommette quindi sul fatto che le abitudini emerse nel corso del 2020 a seguito della pandemia possano persistere.
    L’industria dei videogiochi è tra i grandi vincitori economici di questo difficile periodo. I lockdown hanno abbattuto uno dopo l’altro tutti i tipi di intrattenimento “non domestico”: viaggi, sport, cinema, teatri, bar, pub, ristoranti, discoteche, locali notturni, feste. Sono fortemente scoraggiate anche le forme più domestiche di intrattenimento, dalle cene con gli amici agli inviti a casa. Quindi la competizione per il tempo libero si è ristretta a pochi svaghi: tra gli hobby rimasti praticabili, oltre alla lettura e alla televisione, si sono fatti largo proprio i videogame. Persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo aver introdotto la dipendenza da videogiochi tra le malattie mentali, ha fatto marcia indietro e ha deciso di collaborare con il settore e di sostenere #PlayApartTogether, l’iniziativa con cui diciotto grandi produttori di videogame hanno invitato i giocatori a contribuire a ridurre i contagi promuovendo i videogiochi come strumenti di socializzazione a distanza.
    Secondo una stima degli analisti di International Data Corporation, nel 2020 i videogame hanno superato le entrate generate da cinema e sport messi insieme, due settori fortemente penalizzati dai lockdown che hanno imposto la chiusura di stadi e sale cinematografiche. La crescita del tempo di gioco si è diffusa in tutti i segmenti demografici ma è stata più pronunciata tra le persone di età compresa tra 35 e 54 anni e, in maniera sorprendente, gli aumenti maggiori sono stati registrati tra le persone tra i 45 e i 54 anni. Di conseguenza lo stesso gruppo di 45-54enni ha aumentato la spesa per il gaming addirittura del 76%. Tra i videogiochi di maggior successo, “Animal Crossing: New Horizons”, ha venduto quasi 30 milioni di copie tra marzo e ottobre. Il giocatore colonizza un’isola prima disabitata riempiendola di case e di abitanti (rappresentati come animali antropomorfi) e guida il suo avatar (l’unico essere umano presente) nella sua vita quotidiana, occupata dalla ricerca di risorse per costruire nuovi oggetti, dalla pesca e dalla cattura di insetti. Anche il lancio di nuove console per videogame - da PlayStation di Sony a Xbox di Microsoft - ha suscitato un enorme interesse durante le festività natalizie.
    L’aumento dell’abitudine ad usare i videogiochi resterà anche a emergenza sanitaria finita. Gli esperti prevedono che la forte crescita registrata dal settore continuerà nel 2021 anche grazie alla recente introduzione di console di gioco di nuova generazione. Il guadagno maggiore verrà però dai giochi “mobile” con la Cina che si è ritagliata un ruolo importante nelle entrate dei videogame per smartphone e tablet. Difficile dire se siano più i danni o i vantaggi derivanti da questa espansione del gaming che può diventare straordinariamente coinvolgente, fino a tendere a isolare dal reale il videogiocatore concentrato sulle sue sfide virtuali.

     

     

     

  • DIVENTANO "LIBERI"
    I LIBRI DI PAVESE, VIVIANI,
    JOVINE E TRILUSSA

    data: 31/12/2020 11:19

    Ogni anno, a partire dal 1° gennaio, molte opere perdono lo status di protezione di cui possono godere grazie al diritto d’autore, che è un vero caposaldo della nostra cultura, ed entrano nell’ambito del pubblico dominio. Da quel momento un editore può pubblicare un libro che fino ad allora era di esclusiva competenza dei detentori dei diritti. Le opere cadute in pubblico dominio possono essere riedite, messe online, riprodotte e utilizzate liberamente senza limitazione, anche se generalmente sono i classici di lungo corso quelli sui quali si concentrano gli editori perché, avendo superato brillantemente la prova del tempo, entrano con successo nel mercato anche dopo decenni. Se gli editori che non avevano nel loro catalogo quei titoli predispongono nuove edizioni appena decorsi i termini; le case editrici storiche, invece, cercano di prevenire il momento della scadenza pubblicando i testi uno o due anni prima.
    Le regole, però, non sono esattamente le stesse in tutti i Paesi. In Europa, ad esempio, le opere sono tutelate per altri settant’anni dalla morte dell’autore mentre in Cina, in Canada e in Nuova Zelanda il copyright ha una durata di cinquant’anni. Negli Stati Uniti, invece, la legge fissa i limiti di tutela di un libro a novantacinque anni dalla sua prima uscita.
    In Italia il 2021 si preannuncia con numerose ristampe, visto che il nuovo anno porta con sé anniversari eccellenti. Nel 1950, infatti, sono morti autori del calibro di Cesare Pavese, Raffaele Viviani, Francesco Jovine e Trilussa. In particolare, per le opere di Cesare Pavese, finora pubblicate in esclusiva da Einaudi, scendono in campo Rizzoli, Mondadori, Giunti-Barbera, Newton Compton e alcune piccole case editrici. E non va trascurato il fatto che nel corso del 2020, forse proprio in previsione della scadenza dei diritti, Einaudi ha ristampato molti dei suoi libri con nuove prefazioni di autori contemporanei. D’altronde, la casa editrice torinese ha totalizzato più di quattro milioni di copie vendute delle opere di Pavese a partire dagli anni quaranta del Novecento, escludendo edizioni tascabili e scolastiche. Un dato che dimostra quanto l’autore di titoli come “La luna e i falò”, “La casa in collina” o “Dialoghi con Leucò” continui ad essere letto.
    Anche le opere di Raffaele Viviani, noto drammaturgo, compositore e poeta, diventano di dominio pubblico nel 2021. I testi teatrali sono stati raccolti (con le musiche) per la prima volta nell’edizione in sei volumi pubblicata da Guida Editori di Napoli. I primi cinque tomi erano usciti tra il 1987 e il 1991 mentre il sesto venne stampato nel 1994. Libri preziosi ed introvabili, soprattutto dopo il fallimento della casa editrice. Grazie a quei volumi pubblicati, le opere di Viviani tornarono ad essere oggetto di attenzione da parte di studiosi, registi, attori e critici. È stata però la digitalizzazione dell’opera omnia di Raffaele Viviani, realizzata presso i laboratori del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università degli Studi di Salerno, ad aver garantito l’accesso al teatro di Viviani a tutti gli studiosi, attori o appassionati della materia. Sono in programma anche altre iniziative di sicuro interesse, che saranno concluse nel 2021, tra cui la traduzione di testi e una nuova monografia per tenere alta l’attenzione su questo autore che va ancora sostenuto per essere divulgato come merita.
    Francesco Jovine moriva a Roma il 30 aprile 1950. Era nato in Molise, a Guardialfiera, un piccolo paese dove trascorse l’infanzia per poi allontanarsene per proseguire gli studi, fatti tra grandi difficoltà economiche. Nelle sue opere è riflessa la dura realtà storico-sociale della sua terra d’origine con i problemi e i drammi dei contadini. Il suo primo romanzo è “Un uomo provvisorio”, pubblicato nel 1934. Il libro fu censurato e giudicato duramente dalla critica fascista perché, in un regime che predicava sicurezze e certezze, metteva in luce la provvisorietà e il vuoto interiore di un uomo che si sentiva solo ed estraneo al clamore circostante. Dopo essere tornato in Molise come inviato del Giornale d’Italia nel 1941, l’anno seguente Jovine pubblicò il romanzo “Signora Ava”, definito da Carlo Cassola “il più bel romanzo del ‘900”, una storia corale ambientata tra gli ultimi anni del regno borbonico e i primi tempi dell’unità d’Italia. L’altro suo romanzo, “Le terre del sacramento”, apparve postumo pochi mesi dopo la morte dell’autore e fu insignito del Premio Viareggio. Nel racconto, che riscosse unanime consenso di critica e di pubblico, non c’è più il tempo lirico-fiabesco e quasi mitologico di “Signora Ava”, ma l’atmosfera è quella del primo dopoguerra segnato dall’avvento del fascismo. La miseria e le lotte per la terra non sono più quelle ataviche e immutabili d’impronta verista, anche se i vincitori e i vinti restano gli stessi.
    Trilussa è l’anagramma di Salustri, il vero cognome del talentuoso poeta romano che, intrecciando parole e riflessioni argute con versi e racconti, ha descritto il mondo della borghesia con il suo inconfondibile stile satirico. Con toni a volte disincantati, sferzanti e dissacranti, nei suoi versi descrisse l’età giolittiana, gli anni del fascismo e quelli del dopoguerra. Le sue fonti d’ispirazione furono soprattutto le strade e il popolo di Roma. Venti giorni prima della sua morte, avvenuta il 21 dicembre 1950, fu nominato senatore a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo letterario e artistico”. La popolarità di Trilussa ha varcato i confini di Roma e dell’Italia. I suoi versi senza tempo sono stati interpretati da numerosi artisti del cinema e del teatro e continuano a rappresentare l’anima popolare autentica.
    Anno nuovo, vita nuova dunque anche per i libri, con la possibilità ogni primo gennaio di rendere disponibili al grande pubblico i frutti della creatività di autori indimenticabili.


     

  • 400 LIBRERIE INDIPENDENTI
    SI METTONO INSIEME
    E SFIDANO AMAZON

    data: 02/12/2020 21:39

    A causa della crisi del settore, effetto indiretto della pandemia, i librai si sono trovati di fronte ad un calo delle vendite e a un aumento del ricorso agli acquisti di libri su Amazon. Le ragioni? C’è sicuramente la comodità del servizio, i prezzi proposti e anche l’abitudine ad utilizzare questo canale da parte di una fetta consistente di lettori. La grande accelerata per Amazon è partita all'inizio dell'emergenza sanitaria, che ha fatto impennare gli affari del commercio online (non solo per quanto riguarda la vendita di libri) e ha reso l’azienda di Bezos vincitrice assoluta della crisi. L’espansione di Amazon durante i mesi della pandemia da Coronavirus è stata uno dei fenomeni più visibili dell’economia globale, che nel 2020 ha subito complessivamente una notevole contrazione. I lockdown e le restrizioni alle attività e agli spostamenti hanno fatto crescere l’e-commerce un po’ ovunque e a sfruttare questa tendenza sono state in particolare le società che già in precedenza avevano posizioni egemoniche in questo ambito, proprio come Amazon.

    Da fine febbraio, il valore delle azioni di Amazon è aumentato di circa il 60% e nel corso del 2020 la società ha raggiunto i profitti più alti della sua storia, prosperando in un periodo di grave crisi economica per tante categorie di lavoratori, tra cui proprio i proprietari di negozi fisici, quelli che da anni in molti casi già pativano la competizione dell’e-commerce.
    In questa situazione Leonardo Taiuti, uno degli editori di Black Coffee, e Mattia Garavaglia, libraio torinese, si sono ispirati ad altre piattaforme estere, come Bookshop negli Stati Uniti, per creare Bookdealer. È un progetto che nasce dal basso, formato da una rete nazionale di librerie indipendenti che hanno scelto di investire sul digitale, creando un e-commerce “sostenibile”, per sfidare il gigante del retail online Amazon che per molte librerie rappresenta un concorrente quasi imbattibile.
    Attualmente sono oltre quattrocento le librerie che hanno aderito al progetto, distribuite in tutta Italia, e molte di esse effettuano sia la consegna diretta dei libri, anche in bicicletta se le distanze lo consentono, sia la spedizione tramite corriere per coprire ogni angolo del territorio nazionale.
    La piattaforma Bookdealer è accessibile e supporta le librerie indipendenti dal nord al sud Italia, consentendo ai lettori di vedere i negozi più vicini a casa loro e di scoprire quelli più lontani. I clienti possono cercare librerie, titoli o autori specifici e fare anche una visita virtuale. È possibile scoprire quali sono i titoli più venduti, leggere le recensioni degli altri utenti e approfittare delle iniziative promosse da ogni libreria. I lettori possono anche ricevere consigli dai librai, con l'obiettivo di mantenere il contatto umano che è centrale nel mondo delle librerie indipendenti. È un modo per mantenere vivo il rapporto con i clienti abituali, raggiungerne di nuovi e farsi conoscere al di fuori della propria area di competenza o in luoghi poco serviti, dove fino a quel momento il lettore non aveva altra scelta che acquistare dai grandi negozi online. Aderire a Bookdealer non costa nulla alle librerie mentre al cliente viene richiesto un piccolo sovrapprezzo per la consegna.

    Niente sarà più come prima anche per le librerie indipendenti? Lo vedremo solo con il tempo.

     

     

     

  • IL RILANCIO POSSIBILE
    DEI PICCOLI BORGHI
    DOPO LA CRISI-PANDEMIA

    data: 29/10/2020 22:31

    II virus ha spazzato via la frenesia del turismo di massa, il turismo frettoloso che nei decenni scorsi ha spinto milioni di visitatori a fare una sorta di caccia al tesoro tra i nostri monumenti. Improvvisamente, con il sopraggiungere della pandemia, quel tipo di turismo che si limitava al tentativo di afferrare l'immagine vaga del monumento come un trofeo da esibire sui social media non è più possibile.

    Con il turismo di massa in crisi a causa dell'emergenza sanitaria, i piccoli borghi sono diventati improvvisamente una risorsa soprattutto in Italia che, con i suoi numerosi paesi ricchi di storia, offre tante opportunità. Circa il 70% dei comuni italiani ha infatti meno di 5.000 abitanti e molte di queste realtà, soprattutto nelle aree più interne della fascia appenninica, vivono da anni situazioni di difficoltà per il progressivo spopolamento causato dallo spostamento delle persone verso i grandi centri abitati, dove si concentrano le opportunità di lavoro e gli interessi sociali. È la storia delle zone interne che si stanno svuotando dal momento della grande ondata migratoria iniziata, e mai interrottta, subito dopo la seconda guerra mondiale che ha spinto altrove energie giovani impoverendo così un territorio ricco di vita e di attività.
    La crisi generata dalla pandemia ha evidenziato anche la fragilità del settore culturale, che si è trovato del tutto impreparato ad affrontare i danni forse permanenti causati alle industrie creative. Nella nuova situazione il comparto culturale deve adottare dunque strategie produttive nuove. In questo contesto si inserisce l'iniziativa guidata da Laura Barreca, direttrice del Museo Civico di Castelbuono, in provincia di Palermo, che con il Manifesto dei Musei dei Piccoli Borghi e dei Territori ha voluto proporre in dieci punti un nuovo modello nel segno di un radicale cambiamento dell'attuale paradigma culturale. Il documento vuole alimentare un dibattito molto importante intorno al ruolo del museo come “dispositivo di produzione culturale” a supporto dei processi di sviluppo delle piccole comunità e rigenerazione delle aree interne.
    “Ripensare un modello museale più vicino alle persone, all’ambiente e centrato sulle comunità, capace di coinvolgere pubblici diversificati, attraverso programmazioni artistiche fondate sul potenziale locale ma rivisitate attraverso i linguaggi del presente – si legge nel Manifesto - Un atteggiamento virtuoso che i musei dei piccoli borghi, caratterizzati spesso da storie, tradizioni, attività sociali e culturali vivaci, possono continuare a costruire”. Si tratta quindi di riconfigurare un cambiamento radicale del ruolo dell’istituzione all’interno della comunità, per esempio attraverso la costruzione di reti territoriali diffuse tra musei di piccole e medie dimensioni.
    I piccoli borghi infatti rappresentano non solo la storia e l’identità del nostro Paese ma sono un patrimonio di cultura, arte e storia. Tenerli vivi significare preservare questo patrimonio e quel museo diffuso che è il valore aggiunto della nostra offerta turistica.
    Le piccole comunità incarnano quello che molti paesaggisti e architetti individuano oggi come i luoghi-simbolo di un futuro ecosostenibile. Prendersi cura dei borghi italiani significa infatti tutelare il nostro territorio, così fragile e così bisognoso di manutenzione, attenzione ed investimenti per la salvaguardia idrogeologica. In questo modo, quando la pandemia sarà un brutto ricordo, avremo altri luoghi di bellezza da far ammirare e scoprire ai turisti di tutto il mondo.
     

  • LIBRI, C'E' CRISI MA A ROMA
    SI METTONO INSIEME
    LETTORI, AUTORI, EDITORI

    data: 24/09/2020 11:05

    Rilanciare l’intero settore editoriale dopo la crisi causata dal Covid è una sfida impegnativa che Roma ha voluto raccogliere riunendo tre manifestazioni dedicate al libro in un unico evento in programma nei primi quattro giorni del mese di ottobre. Insieme - lettori, autori, editori - spiegano i promotori, tra cui il Centro per il libro e la lettura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo - "restituisce uno spazio fisico di incontro e di scambio a tutti gli appassionati di libri e di letteratura, portando nella Capitale una nuova esperienza di partecipazione culturale in epoca Covid". Per gli organizzatori è un evento straordinario e irripetibile, un'occasione unica. Sicuramente è una vera e propria scommessa, nata dall'idea e dalla collaborazione dei tre grandi appuntamenti letterari romani - "Letterature", "Libri Come" e "Più libri più liberi" - che coinvolgerà alcune tra le location più suggestive della Capitale come il Parco Archeologico del Colosseo e l'Auditorium Parco della Musica.

    Un evento eccezionale per Roma (e non solo) dopo i difficili mesi dovuti all’emergenza sanitaria. Non una versione adattata dei tre festival, ma un nuovo format, adeguato alle esigenze dettate dalla nuova situazione.
    All'Auditorium Parco della Musica ci saranno circa 170 editori che esporranno il proprio catalogo e saranno oltre 100 gli incontri con autori italiani e stranieri, sia dal vivo (con ingressi contingentati e rispettando tutte le misure anti-Covid) che in streaming. Le postazioni saranno allestite nelle aree esterne dell’Auditorium: nella zona pedonale di viale Pietro de Coubertin e sui giardini pensili Claudio Abbado.
    Numerosi gli ospiti annunciati. Tra questi, Salman Rushdie, Wole Soyinka, Yuval Noah Harari, Valérie Perrin, Maylis de Kerangal, Javier Cercas, Antonio Scurati, Valeria Parrella, Cristina Comencini, Edoardo Albinati, Maurizio de Giovanni, Gianrico Carofiglio, Michela Murgia, Vito Mancuso, Paolo Giordano e Stefania Auci. Il programma sarà ricco di commistioni tra letteratura, arte contemporanea e altri linguaggi di ricerca e sperimentazione. I collegamenti via internet saranno limitati a nomi di assoluta rilevanza culturale per privilegiare quell’unità di luogo in cui prima della pandemia si svolgevano lezioni, dialoghi, interviste e reading.
    Sarà nutrita anche la presenza di esponenti del mondo dell’informazione, proprio in virtù del fatto che spetta ai giornalisti, in prima istanza, fornire un’interpretazione dei mutamenti della realtà. Parteciperanno, tra gli altri, Maurizio Molinari, Aldo Cazzullo, Giovanni Floris, Riccardo Iacona, Federica Sciarelli, Stefano Liberti, Rita Dalla Chiesa e Salvo Sottile. Marco Frittella dialogherà con il ministro Dario Franceschini e con Andrea Vianello nell’appuntamento a cura di RAI Libri “Italia green” mentre Marino Sinibaldi condurrà alcuni incontri che avranno come titolo “Il coraggio e la cura, riflessioni sui temi dettati dalla pandemia”. Da segnalare anche la mostra del vignettista Ellekappa e la presenza, domenica 4 ottobre, del cantautore Francesco De Gregori, che parteciperà alla presentazione del volume “Francesco De Gregori. I testi. La storia delle canzoni” di Enrico Deregibus.

    Il programma all’interno del Parco archeologico del Colosseo sarà a cura del Festival Letterature. Gli appuntamenti si svolgeranno in due sedi distinte, secondo due modalità differenti. La prima è concepita come un percorso esperienziale dal titolo “Massenzio - Tempio di Venere e Roma” e metterà le arti in dialogo attraverso installazioni, performance artistiche e musicali e la compresenza di letture autoriali. La seconda sede sarà nello Stadio Palatino, dove ogni sera tre autori che presenteranno una riflessione di dieci minuti su un tema condiviso a cui farà seguito un dibattito guidato da un moderatore. La presenza di ospiti internazionali sarà garantita attraverso un collegamento in streaming con traduzione simultanea su grande schermo. Nel contesto del dibattito verrà presentato in anteprima internazionale lo spettacolo teatrale “Ode laica per Chibock e Leah” del premio Nobel per la letteratura Wole Soyinka con Moni Ovadia ed Esther Elisha, per la regia di Fabrizio Arcuri e Andrea Cusumano. In ognuna delle serate verrà proiettato inoltre il docu-film “Ode laica per Chibok e Leah” del regista newyorkese Awam Ampka.

    Nonostante iniziative come Insieme – Lettori, autori, editori non possano riuscire a contenere gli ingenti danni creati dalla crisi sanitaria in corso, possono comunque essere un valido strumento per arginare, almeno in parte, le perdite accumulate negli ultimi lunghi mesi.
    Cos'è cambiato nel mondo dell'editoria nel corso del 2020? Secondo i dati pubblicati dall'Osservatorio dell'Associazione Italiana Editori, il periodo maggio-agosto ha fatto registrare una brusca frenata nelle uscite, che nel 42% dei casi sono state rimandate. Si punta in modo particolare sull'ultima parte dell'anno sperando in un recupero nel periodo natalizio. I più esposti alla crisi sono i piccoli e medi editori: quasi uno su dieci (9%) sta valutando la chiusura già nel 2020. Un altro 21% la considera probabile. Si arriverebbe così al 30%. A fine 2020 si stima che la riduzione dei titoli dei piccoli e medi editori sarà del 32%.
    Questo vuol dire 21.000 opere in meno, il 54% di tutte quelle che andranno perdute nel 2020.

     

  • ORA LA VILLA DI ALBERTONE
    E' APERTA AL PUBBLICO

    data: 07/09/2020 16:43

    Apre finalmente le porte al pubblico la villa di Alberto Sordi per la mostra organizzata per celebrare i cento anni dalla nascita del grande attore romano. La situazione causata dall’emergenza coronavirus ha stravolto infatti anche la programmazione della grande esposizione intitolata “Il Centenario - Alberto Sordi 1920-2020” che doveva prendere il via lo scorso 7 marzo e invece aprirà il 16 settembre a Roma.
    A ospitare la mostra sarà la storica villa dell’attore in piazzale Numa Pompilio, divenuta la sua casa nel 1954. Sordi ne fu conquistato al punto da acquistarla il giorno stesso in cui la vide per la prima volta, soffiandola all’amico Vittorio De Sica. Costruita su progetto di Clemente Busiri Vici negli anni Trenta del secolo scorso per Alessandro Chiavolini, segretario particolare di Benito Mussolini, nel dopoguerra fu per poco tempo la residenza dell’ambasciatore britannico.
    Quello che viene raccontato nella mostra non è solo il grande attore ma soprattutto l’uomo che amava rifugiarsi in casa, il luogo in cui coltivava l’affetto delle sorelle e si circondava dei suoi oggetti preferiti. Un’oasi di tranquillità alla quale avevano accesso solo pochi intimi con un’unica eccezione, la festa di Santo Stefano, alla quale partecipavano praticamente tutti i protagonisti del cinema italiano. Una consuetudine che si interruppe bruscamente nel 1972 a causa della morte della sorella dell’artista, Savina.
    Per la prima volta sarà possibile visitare i vari ambienti della casa così come sono stati lasciati da Sordi. All'interno della casa, la vita e l'opera del grande attore interagiranno con gli ambienti, gli oggetti e le memorie.
    Percorrendo le stanze della villa, si potranno scoprire i gusti, le passioni e i particolari della vita privata dell’attore che si intersecano e dialogano con i tanti volti del suo talento. Sordi, infatti, è stato anche doppiatore, regista, produttore, sceneggiatore, editorialista per il Messaggero, cantante, compositore, filantropo e amava catalogare in modo quasi maniacale tutto il materiale della sua straordinaria carriera.
    In mostra ci saranno gli abiti di scena ma anche il guardaroba privato curato dalla sorella Aurelia, il suo studio con la macchina da scrivere, la sua bicicletta e la camera da letto dove è morto nel 2003. Uno degli ambienti più interessanti della casa è la barberia dove Sordi preparava i trucchi dei suoi personaggi. Ovviamente non mancheranno documenti, anche inediti, oltre a fotografie e spezzoni dei suoi film più famosi. In giardino si potrà vedere una Madonnina in ceramica bianca incastonata in una piccola grotta dove l’attore pregava ogni mattina.
    La mostra continua al Teatro dei Dioscuri che ospita una seconda sezione realizzata con una parte dello sterminato materiale trovato durante le ricerche per la realizzazione dell’esposizione e che contiene un importante focus su “Storia di un italiano”, il programma tv degli anni Settanta a cui Sordi era particolarmente affezionato.
    Tantissimi anche i libri dedicati ad Alberto Sordi per celebrare il centenario della sua nascita. Tra questi, “La Roma di Alberto Sordi” di Valeria Arnaldi pubblicato da Olmata, “Alberto, una vita da ridere” di Italo Moscati edito da Castelvecchi, “Alberto Sordi” di Alberto Anile, Edizioni Sabinae, “A Roma con Alberto Sordi” di Nicola Manuppelli edito da Giulio Perrone, “Storia di un italiano” di Giancarlo Governi pubblicato da Fandango libri, “Alberto racconta Sordi. Confidenze inedite su amore, arte e altri rimpianti” di Maria Antonietta Schiavina edito da Mondadori e “Alberto Sordi segreto. Amori nascosti, manie, rimpianti, maldicenze” di Igor Righetti pubblicato da Rubbettino con la prefazione di Gianni Canova.

     

     

     

     

     

     

  • SPETTACOLI DAL VIVO: COSI'
    L'IMPATTO DEL COVID-19

    data: 03/07/2020 17:36

    Si intitola After the interval – Dopo l’intervallo la ricerca effettuata fra il 27 maggio e il 19 giugno per valutare l’impatto dell’emergenza causata dal coronavirus sul pubblico italiano degli spettacoli dal vivo, in un interessante confronto con quello inglese.
    Quella degli eventi dal vivo è stata una delle prime attività ad essere sospese a titolo precauzionale, a partire da alcune regioni dell’Italia settentrionale, subito dopo la scoperta del primo paziente positivo al Covid-19, il 21 febbraio scorso all’Ospedale di Codogno. Nelle settimane successive la situazione è peggiorata su tutto il territorio nazionale e l’8 marzo è stato proclamato il lockdown. A partire dal 15 giugno gli spettacoli dal vivo sono nuovamente consentiti, con la limitazione di duecento spettatori per gli spazi al chiuso e di mille spettatori per gli spazi all’aperto, salvo deroghe da parte delle singole Regioni.
    Le istituzioni culturali aderenti all’iniziativa hanno inviato una newsletter al proprio pubblico di riferimento o hanno postato il link per la raccolta dei dati sui propri canali social e le risposte sono state raccolte in forma anonima. Alla ricerca nel Regno Unito e nella Repubblica d’Irlanda hanno partecipato 192 istituzioni culturali e le risposte sono state 86.000 mentre all’indagine italiana hanno aderito 53 istituzioni culturali e sono arrivate 32.000 risposte.
    I risultati del lavoro sono stati diffusi dai promotori della ricerca, il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in partnership con la società inglese Indigo, in collaborazione con Assomusica e Agis.
    Dall’indagine emerge che gli spettatori italiani sono più ottimisti rispetto agli inglesi, senza significative differenze fra regioni, attenti a limitare il contagio (presumibilmente ciò fa temere una flessione di pubblico, soprattutto nei primi mesi di riapertura) ma desiderosi, e molto, di riapplaudire gli spettacoli dal vivo, a partire dai più giovani. La differenza nelle risposte è motivata anche dal periodo in cui la ricerca si è svolta: in Italia è stata avviata in una fase meno drammatica dell’emergenza, circa due mesi dopo il Regno Unito.
    Il 96% degli spettatori italiani dichiarano di aver sentito la mancanza degli eventi dal vivo (contro il 93% degli inglesi). Il 30,5% di loro sta già comprando - o pensa di comprare a breve - biglietti per spettacoli (mentre nel Regno Unito lo fa il 17%). È molto interessante anche notare come gli indici positivi non si discostino significativamente di regione in regione, e come addirittura la Lombardia, che ha sofferto in modo violento l’emergenza sanitaria ed è ben rappresentata nella ricerca (il 30% delle risposte proviene da questa regione), mostri indicatori coerenti con il resto d’Italia.
    Dallo studio emerge che gli spettatori appartenenti alle fasce d’età più giovani ritorneranno nei luoghi di spettacolo con maggior fiducia e nell’immediato, mentre appaiono più preoccupati gli spettatori di fascia matura. Fra questi, si evidenzia una parte che aspetterà a lungo prima di prenotare per nuovi eventi (il 24% attenderà 3-4 mesi, il 18% addirittura fino a 6 mesi), dato che suscita una certa apprensione negli organizzatori che ipotizzano di poter subire nei primi mesi una flessione nella presenza di pubblico pari anche al 20-25%.
    Il pubblico della musica risulta avere una maggiore propensione all’acquisto dei biglietti già adesso (29% contro il 26% del pubblico dei teatri), ma la maggioranza (68%) prevede di acquistare biglietti da novembre in avanti ( tra gli appassionati di teatro la percentuale scende al 43%). Il pubblico teatrale dimostra invece una buona disponibilità ad acquistare gli abbonamenti per la stagione 2020-21 (il 67% degli interessati a questa formula prevede l’acquisto entro ottobre 2020 e il 24% già all’apertura della campagna abbonamenti).
    Per l’81,6% degli intervistati italiani, la maggiore aspettativa alla ripresa dell’attività è quella di vedere in carne e ossa i propri artisti preferiti (nel Regno Unito il dato è del 67%).
    I suggerimenti raccolti dalla ricerca possono offrire un significativo contributo alle scelte operative dei prossimi mesi per riprogrammare ed inventare nuove formule di partecipazione e di produzione artistica. Anche la condivisione dei dati raccolti in Paesi diversi può rappresentare un elemento fondamentale per ricostruire e rilanciare il settore culturale a livello globale.


     

  • LIBRERIE RESILIENTI
    AI TEMPI DELL’E-COMMERCE

    data: 30/05/2020 14:54

    In Italia il lockdown ha messo le ali all'e-commerce in tutti i settori e il mercato del libro non fa eccezione. Nelle prime sedici settimane dell'anno, il 47% delle vendite di libri è stata realizzata infatti attraverso gli store online mentre l'anno precedente la percentuale si era fermata al 26,7%. Parallelamente le vendite attraverso le librerie sono scese dal 66,2% al 45% mentre la grande distribuzione è rimasta stabile al 7,3%.

    Il mercato del libro esce dunque profondamente cambiato dalla crisi innescata dall'emergenza sanitaria causata dal coronavirus. È quanto emerge dai dati della ricerca condotta dall'AIE, l'Associazione Italiana Editori, in collaborazione con Nielsen e IE-Informazioni Editoriali. Un'analisi più approfondita dei dati rivela però una straordinaria capacità di resistenza delle librerie anche nel periodo più difficile della pandemia attraverso l'organizzazione di presentazioni e letture online e con la consegna a domicilio dei libri acquistati.

    I cambiamenti nelle abitudini di consumo e di lettura degli italiani portati dall'emergenza sanitaria sono tuttavia destinati a durare: sempre più lettori si rivolgono alla rete sia per scegliere che per acquistare i libri preferiti. Se nel 2019 il 16% dei frequentatori delle librerie a conduzione familiare acquistava prevalentemente nei negozi fisici, la percentuale è scesa ora al 4% e, per quanto riguarda le librerie di catena, la stessa percentuale è passata dal 40% al 29%. Parallelamente si è verificato un boom delle vendite sugli store online, passate dal 18% al 42%.

    È cresciuta anche l'influenza della rete nell'orientare le scelte di acquisto dei lettori: se prima della crisi il 59% acquistava sulla base delle segnalazioni su blog, siti dedicati o social network, adesso quella percentuale è salita al 64%.

    Purtroppo, nonostante l'ascesa degli store online, che oggi rappresentano il primo canale d'acquisto dei libri, nei primi quattro mesi dell'anno sono state perse ben 8 milioni di copie nel solo settore della varia (saggistica e fiction) con circa 134 milioni di euro di fatturato in meno nei primi quattro mesi dell'anno, concentrati tutti tra marzo e aprile. A questo risultato ha contribuito la paralisi nei lanci di nuovi titoli: dal 6 marzo al 3 maggio è stato congelato infatti il 91,1% delle uscite. Nelle stesse settimane, la crescita degli e-book ha sopperito solo in parte, registrando un aumento del 22,3% nel lancio delle novità.

    Complessivamente il calo del fatturato, che lo scorso anno era stato pari a 3,2 miliardi, è quantificabile tra i 650 e i 900 milioni di euro nel 2020 calcolando le perdite per l'intero mercato del libro che, oltre a saggistica e fiction, comprende anche testi scolastici, universitari e professionali, oltre alla vendita dei diritti.

    Il rilancio del settore sembra comunque affidato all'online. Anche il report dell'ISTAT “Editori e libri nello scenario del Covid-19”, pubblicato nel mese di aprile, ha evidenziato un'ampia possibilità di sviluppo per il digitale. Infatti, tra i canali di commercializzazione del settore rimasti aperti durante il lockdown, gli e-store italiani risultano complessivamente tra i più utilizzati. Dai dati ISTAT emerge che la pubblicazione di libri in formato e-book è appannaggio quasi esclusivo dei grandi editori, che hanno immesso sul mercato il 91,3% delle opere pubblicate in formato digitale. La materia prevalente delle opere pubblicate esclusivamente come e-book è la narrativa, che rappresenta il 44%. I grandi editori hanno incrementato inoltre negli ultimi anni anche la produzione di audiolibri e la collaborazione con piattaforme online per la loro fruizione.


     

  • CINEMA, CONCERTI. LIRICA:
    COME NEL DOPO-VIRUS?

    data: 02/05/2020 16:32

    Negli ultimi mesi, la pandemia senza precedenti che stiamo fronteggiando ha bloccato tutto il mondo dell'industria culturale. Non fa eccezione il cinema e il circuito dei festival internazionali che sta subendo pesanti ripercussioni con cancellazioni, rinvii e riorganizzazioni a causa delle misure adottate dai vari governi.
    In risposta alla crisi in corso, il gruppo americano Tribeca Enterprises e YouTube ha annunciato la creazione di un festival online internazionale unico, chiamato We Are One: A Global Film Festival, che inizierà il 29 maggio. L'iniziativa, presentata dalla rivista cinematografica britannica Screen International, sarà resa possibile grazie alla stretta collaborazione tra numerosi prestigiosi partner a partire da Cannes, Venezia, la Berlinale, Toronto, New York, San Sebastián, Karlovy Vary, Londra, Locarno, Guadalajara, Macao, Gerusalemme, Mumbai, Marrakech, Sarajevo, Sydney, Tokyo, Annecy e, ovviamente, Tribeca.
    We Are One: A Global Film Festival si svolgerà dal 29 maggio al 7 giugno su YouTube.com/WeAreOne. La programmazione includerà film, cortometraggi, documentari, musica, commedie e conversazioni. L'intero festival verrà trasmesso in streaming gratuitamente e le donazioni volontarie del pubblico saranno finalizzate a sostenere il Fondo di solidarietà COVID-19 dell'Organizzazione mondiale della sanità, nonché gli sforzi dei partner locali impegnati a combattere l'epidemia.
    “Tutto il mondo ha bisogno di cure in questo momento. We Are One: A Global Film Festival unisce curatori, artisti e narratori per intrattenere e offrire sollievo al pubblico di tutto il mondo. Lavorando con i nostri straordinari partner del festival e YouTube, speriamo che tutti abbiano un assaggio di ciò che rende ogni festival così unico e apprezzino l'arte e il potere dei film" ha detto la co-fondatrice e CEO di Tribeca Enterprises e Tribeca Film Festival Jane Rosenthal.
    Intanto, per riavvicinare le persone al fascino del grande schermo, si pensa di riaprire i drive-in, simbolo di un'America tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Attualmente in Germania ci sono due cinema che con questo sistema funzionano tutto l'anno mentre negli USA sono circa trecentocinquanta. Se gli Stati Uniti fecero da apripista, anche l'Italia vanta un suo primato: nel 1957 sul litorale romano funzionava infatti il Metro Drive-in, il più grande schermo del genere in Europa. L'esperienza di Ostia potrebbe servire per inventarsi i nuovi paradigmi di condivisioni cinematografiche e non solo. Potrebbe essere infatti anche un modo originale per organizzare concerti fino a quando non sarà possibile tornare a quegli eventi con migliaia di persone ai quali eravamo abituati. L'idea è stata già messa in pratica in Norvegia dal gruppo hip hop Klovner i Camp che lo scorso primo aprile si è esibito su un palco allestito in un parcheggio a venti minuti da Oslo, davanti a un pubblico di spettatori comodamente seduti in auto. L'Italia potrebbe presto seguire l'esempio. Il mondo della musica dal vivo prova a ripartire da un format chiamato appunto Live drive-in. Come sede, a Milano si pensa a Linate, dove si è svolto il Jova Beach Party, oppure all'ex area Expo.
    Anche la lirica immagina un futuro post virus che potrebbe prevedere i protagonisti delle opere a distanza di sicurezza con il pubblico in auto. Il progetto è quello dell'English National Opera, uno dei principali teatri del Regno Unito che in autunno prevede proprio una stagione in stile drive-in. Oltre che al Coliseum di Trafalgar Square, le star della compagnia si esibiranno ad Alexandra Palace, una struttura del diciannovesimo secolo che è stata la prima sede televisiva della BBC. Invece di applaudire, il pubblico potrà accendere i fari o suonare il clacson. Il drive-in, d'altronde, ha un suo fascino e non si esclude la possibilità di intraprendere una tournée internazionale.

     

  • L'ARTE VISTA DA CASA

    data: 30/03/2020 17:58

    L'intervallo forzato dalla normalità che stiamo vivendo ormai da alcune settimane ha imposto anche al settore culturale di riprogrammare le proprie attività e di inventare nuove modalità per continuare ad offrire, almeno virtualmente, la possibilità di continuare a godere del ricchissimo patrimonio del nostro Paese.
    Va in questa direzione “La cultura non si ferma”, l'iniziativa del Ministero per i beni e per le attività culturali e per il turismo basata su una complessa strategia digitale e articolata in sei sezioni: musei, libri, cinema, musica, istruzione e teatro. Attraverso la pagina dedicata al progetto sul sito del Mibact, storici dell'arte, archeologi, archivisti, bibliotecari, restauratori, architetti, autori, scrittori, attori e musicisti rivelano inediti, classici, capolavori, curiosità, segreti e il dietro le quinte delle loro istituzioni. Utilizzando l'hashtag #iorestoacasa, il Mibact ha lanciato sui propri profili social e su quelli di tutti i musei, degli archivi, delle biblioteche, dei parchi archeologici e dei luoghi della cultura statali una campagna per la condivisione di video e immagini di opere appartenenti a collezioni, di monumenti, di incisioni, di manoscritti, incunaboli e documenti rari raccogliendo un forte interesse. Sono previsti tour virtuali di musei, musica e spettacoli teatrali, letture, approfondimenti su capolavori e sbirciatine dietro le quinte delle istituzioni culturali italiane. Le iniziative vengono aggiornate quotidianamente e possono essere seguite con gli hashtag #iorestoacasa e #ioleggoacasa.
    Subito dopo è stata lanciata “L’Italia chiamò”, maratona solidale trasmessa dal vivo in streaming lo scorso 13 marzo dalle sei del mattino a mezzanotte con oltre settecentomila visualizzazioni solo sul canale del Mibact a cui hanno partecipato direttori di musei e parchi archeologici raccontando le attività in corso nei propri istituti in questo periodo di chiusura forzata. Sullo stesso canale YouTube del Ministero prosegue la programmazione di nuovi video prodotti dai musei italiani in cui vengono presentate mostre, attività in corso e le tante iniziative sui canali digitali.
    Tra le numerose iniziative organizzate per far sì che la cultura arrivi direttamente a casa nostra, c'è quella del Museo Egizio di Torino che consente agli utenti di visitare virtualmente le sale direttamente dal sito, mentre su Facebook il direttore Christian Greco realizza una serie di video tour per raccontare alcune opere d’arte, promuovendo l’iniziativa con l’hashtag #LaCulturaCura.
    La Pinacoteca di Brera, invece, offre agli utenti la possibilità di ammirare sul sito in altissima definizione i propri gioielli mentre la Galleria degli Uffizi di Firenze mette a disposizione con delle mostre virtuali alcuni capolavori, da Botticelli a Cimabue.
    Sul sito dei Musei Vaticani, poi, è possibile fruire di un tour virtuale alla Cappella Sistina nonché al Museo Pio Clementino, al Museo Chiaramonti, al Braccio Nuovo, alla Stanze di Raffaello, alla Cappella Nicolina e alla Sala dei Chiaroscuri.
    Hanno riaperto virtualmente anche le Scuderie del Quirinale con la presentazione della mostra “Raffaello.1520-1483” con video-racconti e approfondimenti che, attraverso i canali social, permettono di ammirare alcune tra le più belle opere esposte con dettagli e curiosità sull'arte del pittore rinascimentale. L’esposizione, allestita in occasione del cinquecentenario della scomparsa del grande pittore del Rinascimento, è stata aperta al pubblico il 5 marzo scorso ed è stato possibile visitarla solo per pochi giorni, prima che venisse chiusa insieme a tutti i luoghi della cultura in Italia.
    Anche il MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli racconta sul sito e sulle sue pagine social i propri spazi, le mostre temporanee e le collezioni con tanti progetti, tra cui i mini-documentari della serie MANNstories, i cortometraggi del ciclo "Antico Presente" di Lucio Fiorentino per la prima volta online, il video di approfondimento sull'esposizione "Lascaux 3.0" e alcune anticipazioni dei reperti che saranno visibili nei grandi appuntamenti già programmati "Gli Etruschi e il MANN" e "I Gladiatori", la mostra-evento 2020.
    Tour virtuali ed esperienze immersive a portata di click anche in tanti musei stranieri. Il Louvre di Parigi offre una visione a 360 gradi delle sale espositive, delle gallerie e persino della piazza esterna del museo, compresa la facciata e la celebre piramide di vetro. Il British Museum di Londra invece ha messo online una carrellata di immagini di circa metà degli oggetti contenuti nella struttura mentre il Museo del Prado di Madrid, proprio a causa delle chiusure per il coronavirus, ha deciso di aumentare le opere e gli artisti presenti sul proprio sito, raccolti in una successione temporale raccontata dal direttore del polo museale, Miguel Falomir.
    Il Museo archeologico nazionale di Atene, che è il più grande della Grecia e uno tra i più importanti al mondo con una collezione ricchissima che comprende oltre undicimila reperti, offre al visitatore virtuale il panorama dell’antica cultura greca dalla preistoria fino alla tarda antichità. All’Hermitage di San Pietroburgo, invece, si possono ammirare online opere di Picasso, Van Gogh, Gauguin, Monet, Caravaggio, Cezanne, David e tanti altri artisti. Ottimo il sito anche del Van Gogh Museum di Amsterdam con una panoramica dei capolavori del geniale pittore che permette di apprezzare ancora meglio la pennellata nervosa di Vincent Van Gogh. Infine, il Moma di New York si può visitare proprio come se fosse una vera e propria galleria multimediale, grazie al progetto Google Art Project.
     

  • ANCHE I LIBRI MERITANO UNA SECONDA OPPORTUNITÁ

    data: 29/02/2020 18:06

    Periodicamente sulle pagine culturali dei giornali si legge dei problemi delle librerie e di come l’acquisto di libri online e varie caratteristiche del mercato editoriale contemporaneo rendano difficile portare avanti un negozio che vende libri. Anche per questo motivo, diventa sempre più breve il tempo di permanenza dei volumi sugli scaffali. Il libro sta diventando una merce sempre più deperibile per affrontare i forsennati ritmi di ricambio imposti dal mercato. In media la maggior parte dei volumi ha quindi una durata minima in libreria, insensata rispetto alla fatica e ai costi di stampa e di distribuzione sostenuti da autori ed editori, dopodiché il loro unico destino potrebbe essere il macero. Ci sono però tante iniziative nate per salvare i libri. Alcune sono eroiche e di piccola portata, altre invece sono più complesse e cercano di agire sui grandi numeri. Ogni città, ad esempio, ha i suoi mercatini dell'usato. Spesso anche librerie tipo Libraccio a Roma hanno delle aree dove comprare libri usati.
    Una seconda opportunità per i libri è quella di trovare posto a casa di curiosi e appassionati che li recuperano dal cosiddetto “scarto”, una procedura utilizzata da tutte le biblioteche pubbliche per fare posto ai nuovi arrivi. A volte, viceversa, sono gli stessi cittadini a regalare libri alle biblioteche, come succede per esempio a Milano. Quelli che non servono, perché ne hanno già alcune copie, vengono portati nel deposito-biblioteca di via Boifava per essere poi donati alle realtà del mondo no profit, a scuole e istituzioni.
    Equi-Libristi, invece, è un’associazione di Bologna attiva da qualche anno che si propone di salvare dal macero i libri ridistribuendoli gratuitamente in diversi luoghi, dai negozi agli studi medici. I generi sono vari e vanno dalla narrativa ai fumetti. Gli Equi-Libristi collocano i libri che hanno recuperato affinché i frequentatori del locale possano prelevarli, leggerli e, se vogliono, portarli a casa.
    Qualcuno non penserebbe mai di separarsi dai volumi della scuola, nemmeno sapendo che non li riaprirà mai più. Altri sì, un po’ per svuotare la libreria e un po’ per mettere insieme dei soldi che quando sei uno studente non guastano mai. Arianna Cortese, una studentessa di Torino, ha avuto l’idea di creare Pick my Book, un portale per vendere i libri scolastici senza fare ore e ore di coda davanti alle librerie e cercare di guadagnarci un po’ di più. Il sito ha avuto successo e funziona per qualsiasi tipo di pubblicazione.
    Un altro canale per condividere i libri è il bookcrossing, che ha preso piede nelle principali città di tutto il mondo. Consiste nel prelevare e lasciare libri in luoghi ben identificati in maniera del tutto libera. Decine di migliaia di persone decidono di leggere un libro e poi lasciarlo in un parco o in metropolitana perché qualcun altro lo raccolga, lo legga e poi faccia lo stesso. Una curiosità: recentemente a Ragusa sono state inaugurate due panchine speciali con funzione di bookcrossing. Chiunque può prendere i libri dal vano ricavato sotto la seduta oppure depositarli.
    Dal bookcrossing al booksharing il passo è breve. AccioBooks è un sito che offre un servizio semplice e rivoluzionario nello stesso tempo, permettendo di utilizzare i libri come merce di scambio. L’obiettivo è “rendere il più possibile libera e gratuita la più potente medicina del mondo: i libri”. Non è semplicemente una libreria dell’usato online, ma è anche un social reading, un social network cioè dedicato ai libri che accompagna gli utenti in tutta l’esperienza di lettura e oltre: dalla possibilità di tenere un diario virtuale delle proprie letture e dei libri che si vorrebbero avere, fino all’idea più ampia di raccogliere libri, esperienze, consigli e parole da lettori appassionati di tutta Italia. Gli utenti registrati possono scegliere fra tre differenti opzioni: scambiare, vendere o donare.
    Tutti, insomma, meritano una seconda opportunità, anche i libri, che possono tornare a far parte della vita culturale di una comunità invece di finire al macero.
     

  • QUANDO EDITORIA
    FA RIMA CON PIRATERIA

    data: 27/01/2020 16:46

    Per la prima volta un'indagine condotta su tutto il territorio nazionale ha alzato il velo sui danni che la pirateria crea al mondo del libro e all'economia nazionale. La ricerca Ipsos La pirateria nel mondo del libro. Danni e indispensabile contrasto, commissionata dall’Associazione Italiana Editori, fotografa l’ampiezza del fenomeno nel suo complesso e nei principali settori (editoria di varia, editoria universitaria, editoria professionale) e i mancati introiti per il fisco. Con questa iniziativa viene inaugurata la collaborazione tra l’associazione degli editori di libri e quella degli editori di quotidiani e periodici su un tema fondamentale per l’intero mondo dell’industria culturale e informativa.
    "I numeri della pirateria nel mondo del libro vanno al di là di ogni immaginazione. Bisogna agire con urgenza sul contrasto legale e sul piano culturale, cose che sono strettamente collegate tra loro" ha detto Ricardo Franco Levi, presidente AIE.
    La pirateria sottrae ogni anno al mondo del libro 528 milioni, pari al 23% del valore del mercato (escludendo scolastica ed export), 1,3 miliardi complessivi al sistema Paese e 216 milioni al fisco. In termini di mancata occupazione, si parla di 8.800 posti di lavoro, di cui 3.600 nella filiera del libro. Ogni giorno nel nostro Paese si compiono circa 300.000 atti di pirateria ai danni del mondo del libro, 107 milioni in un anno. Il fenomeno coinvolge più di un italiano su tre sopra i 15 anni, addirittura il 61% dei professionisti e l’80% degli studenti universitari.
    Secondo la ricerca Ipsos, gli italiani sono consapevoli che piratare libri ed e-book e accedere a banche dati è illecito e illegale ma una buona fetta lo considera un comportamento poco o per niente grave. Una decisa maggioranza ritiene addirittura poco o per nulla probabile che gli illeciti vengano scoperti e puniti.
    La maggior parte degli atti di pirateria passa attraverso il web: un italiano su quattro sopra i 15 anni ha scaricato gratuitamente almeno una volta un e-book o un audiolibro da siti o piattaforme illegali. L’incidenza della pirateria è particolarmente alta tra i “lettori forti” di libri cartacei (45%), tra quelli di e-book (68%) e tra quelli di audiolibri e podcast (66%).
    Ad essere danneggiati sono tutti i settori del mondo editoriale, non solo l’editoria universitaria: le vendite perse nel settore della varia (fiction e saggistica) sono pari a 29,2 milioni di copie (tra libri ed e-book) all’anno, per un mancato fatturato di 324 milioni di euro. Le copie perse nel settore universitario sono 4 milioni, per un fatturato di 105 milioni di euro, quelle nel settore professionale e banche dati 2,9 milioni, pari a 99 milioni di euro.
    Cosa fare per contrastare la pirateria? Per il presidente dell'AIE "le piste sono almeno tre: l'educazione, per spiegare quanto forte sia il danno, il contrasto con l'affermazione della legalità e il sostegno alla forma di acquisto legale".
    "Come governo non possiamo ignorare i dati emersi da questa ricerca e la richiesta di aiuto che viene dal settore dell'editoria - ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'informazione e all'editoria Andrea Martella - La pirateria va combattuta con la repressione dei comportamenti illegali, promuovendo l'educazione alla legalità ma anche con il sostegno a tutta la filiera, così gravemente colpita. Attraverso editoria 5.0 stiamo studiando nuovi strumenti di supporto per l'editoria periodica e quotidiana perché, come ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita all'agenzia Ansa la settimana scorsa, l'informazione primaria ‘costituisce un elemento decisivo per la democrazia nel nostro Paese’. Questo fa comprendere le esigenze di sostegno da parte delle istituzioni. L'impegno, coerentemente con quanto affermato dal ministro Franceschini - ha aggiunto Martella - è quindi quello di lavorare ad un progetto analogo anche per l'editoria libraria, a partire dalle richieste che ci vengono dal settore, con particolare attenzione al sostegno alla domanda''.
     

  • L'IMMAGINARIO COLLETTIVO
    ITALIANO AL MIAC

    data: 18/12/2019 16:06

    Per gli appassionati di cinema e audiovisivo, dal 18 dicembre c’è un nuovo luogo a Roma dove scoprire o ritrovare il nostro immaginario collettivo e in cui poter conoscere e vivere la storia e l’evoluzione della settima arte. Negli Studi di Cinecittà apre i battenti il MIAC, il Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema. Attraverso un approccio immersivo ed emozionale che si sviluppa per aree tematiche, i visitatori possono entrare in un racconto multimediale e interattivo che ripercorre la crescita del nostro Paese.
    Senza esporre reperti storici, come costumi o scenografie, il Museo racconta una storia in cui il cinema è una colonna portante in un insieme di altre suggestioni che hanno formato l'immaginario italiano, capace di condurci in un'esperienza immersiva in cui ripercorrere la storia dell’audiovisivo e non solo.
    Quello che il MIAC offre è un percorso nel patrimonio audiovisivo italiano partendo dalle origini del cinema e dai filmati dei grandi archivi, provenienti soprattutto dagli immensi fondi dell’Istituto Luce, delle Teche Rai e del CSC, fino all’arrivo della televisione e alla nascita e allo sviluppo della nuova immagine digitale. Il tutto reso particolarmente coinvolgente grazie a installazioni interattive, videoarte, linguaggi transmediali che sollecitano i sensi e le percezioni per restituire l’energia e la ricchezza di un patrimonio che ha posto l’Italia ai vertici della produzione audiovisiva.
    Il percorso si sviluppa in dodici ambienti. Ogni sala esplora un tema, mentre due elementi formano la spina dorsale del MIAC: la Timeline, una parete di oltre trenta metri in cui attraverso un sorprendente graffito animato leggiamo, vediamo, tocchiamo date ed eventi della storia dell’audiovisivo, e il Nastro trasportatore, rullo originale di oltre quaranta metri che per decenni ha portato in queste sale le pellicole per la lavorazione che oggi fa viaggiare i pensieri scritti dai visitatori su schermi luminosi, trasformandoli in piccoli biglietti stampati.
    La cura del Museo è affidata a Gianni Canova, Gabriele D’Autilia, Enrico Menduni e Roland Sejko. Il MIAC nasce come struttura in divenire che ospiterà anche mostre temporanee, installazioni, proiezioni, incontri. Ci sono poi una bibliomediateca per approfondire ricerche nell’immenso tesoro dell’Archivio Luce, una sala cinema per proiezioni e uno spazio conferenze. E già si lavora su nuove sale e uno spazio lettura con settemila volumi della biblioteca personale del grande critico cinematografico Tullio Kezich che sono stati donati al Museo.
     

  • COSI' I CONSUMI CULTURALI
    A DIECI ANNI DALLA CRISI

    data: 07/11/2019 15:38

    Nel 2018 gli italiani hanno speso 72,5 miliardi di euro in ricreazione e cultura, ovvero il 6,7% della spesa complessiva delle famiglie con un +2,4% sul 2017 (mentre i consumi generali sono saliti dell’1,9%). “Impresa cultura. Politiche, Reti, Competenze” è il titolo del quindicesimo rapporto annuale di Federculture, un appuntamento di verifica dello stato di salute della cultura italiana che disegna un quadro ricco e approfondito di ciò che accade nei territori, nella società, sul fronte delle politiche pubbliche e sul versante dell'impresa culturale in Italia. Quest’anno il Rapporto dedica un focus al decennio 2008-2018, periodo attraversato dalla grande crisi economica. I dati sono eloquenti: tra il 2008 e il 2013 la spesa delle famiglie in ambito culturale ha subito un crollo del 4,6%, mentre i consumi complessivi crescevano dell’1% e il Pil diminuiva dell'1,6%. Dal 2013 il dato è invece in netta ripresa con un +13,4% di spesa in cultura a fronte di un incremento della spesa totale dell'8,8% e del Pil del 9,9%.
    In questi dieci anni sono stati persi circa 700 milioni di risorse pubbliche in ricreazione e cultura da parte di Regioni, Comuni, Province. Se nel 2008 la spesa pubblica dedicata al settore era di circa 6 miliardi e 550 milioni di euro, sono diventati 5 miliardi e 849 milioni nel 2017. Cifre che, complessivamente, ci posizionano al quartultimo posto in Europa in rapporto alla spesa pubblica totale.
    Dati allarmanti emergono dal Rapporto per quanto riguarda la lettura: sono stati persi 1,3 milioni di lettori in dieci anni e l'emorragia prosegue nel 2018. Gli italiani che hanno letto almeno un libro l'anno sono stati circa 23 milioni lo scorso anno, l'1% in meno rispetto al 2017 e con una diminuzione del 5,5% nel decennio 2008-2018. Se non riesce a fare nuove conquiste, la lettura si consolida però tra chi già ne è appassionato: nel decennio aumentano, infatti, del 2,8% i lettori molto forti, quelli cioè che hanno letto oltre 12 libri nell'ultimo anno. Parallelamente la voce "libri" rappresenta la spesa maggiormente cresciuta nel budget familiare del 2018 (+5%), anche se a farla da padrone in termini assoluti sono i "servizi ricreativi e culturali" con 30,3 miliardi di euro spesi (42% dei 72,5 totali).
    A differenza di quanto accaduto nel mondo della lettura, i musei statali hanno fatto registrare un vero e proprio exploit. Sono oltre 55 milioni i visitatori nel 2018 con una crescita del +10% sul 2017, con forti incrementi in Campania e in Liguria. Nel 2008 erano 33 milioni e 38 milioni nel 2013. L'ottima performance appare trainata dai musei dotati di autonomia speciale, che nell'ultimo anno hanno registrato un aumento di visitatori di quasi il 15%, superando quota 30,5 milioni, con picchi molto più alti in alcune regioni come la Campania (+36%) e la Toscana (+46%). Salgono anche gli introiti, con una crescita del 18,4% per i musei statali e del 22,5% per gli autonomi. Anche i bambini italiani sono sempre più frequentatori di luoghi di cultura. Nel 2018 sono aumentati in misura significativa i piccoli di 6 anni o più che nell'arco dei dodici mesi hanno visitato almeno una volta musei e mostre (+3,6) e siti archeologici (+9,2%).
    Ogni mese le famiglie italiane spendono, in media 127,7 euro in cultura, ricreazione e spettacoli. Molto forti sono però, come in passato, le differenze territoriali: nelle regioni settentrionali si superano i 150 euro mensili, mentre si scende a 80 euro circa al Sud e nelle Isole. Confrontando i dati italiani con quelli europei, la spesa in cultura delle famiglie italiane resta tuttavia bassa: 6,7% sul totale dei consumi finali contro l'8,5% della media europea.
    Nel decennio 2008-2018, i turisti stranieri sono cresciuti del +51,2%. Più contenuta invece la crescita del turismo domestico con +20%. Con oltre 63 milioni di arrivi nel 2018, il turismo in Italia è cresciuto del 5,8% rispetto al 2017. Cresce, sebbene più a rilento, anche il turismo interno con un +3,9% di arrivi domestici nel 2018 mentre le presenze sono leggermente in flessione (-1,2%). Oltre ai turisti internazionali, è aumentata anche la loro spesa: complessivamente gli stranieri in visita in Italia hanno speso più di 41 miliardi di euro, il 6,5% in più del 2017. Le regioni in cui i turisti spendono maggiormente sono stabilmente il Lazio, la Lombardia, il Veneto e la Toscana, mentre il Sud Italia registra gli incrementi di spesa più elevati in confronto al 2017.
    Bene anche le donazioni in favore di musei, monumenti, siti archeologici e fondazioni lirico sinfoniche. A ottobre 2019 sono 12.871 i mecenati, grazie ai quali l'Art Bonus ha superato i 390 milioni di euro. A donare sono soprattutto privati cittadini (quasi il 60%) anche se l'impatto economico prevalente è determinato dalle donazioni di imprese e fondazioni bancarie, che da sole hanno contribuito con 256 milioni nel 2018. Come negli anni precedenti si rileva ancora, però, una forte territorializzazione dell'Art Bonus, utilizzato prevalentemente al Nord, dove si ferma anche l'81% delle erogazioni.
    Secondo il Rapporto Federculture, sostanzialmente stabili nell'ultimo anno sono invece gli ingressi a teatro (che nel decennio calano del 4,8%), in leggera flessione invece il cinema (-1,6%), mentre crescono i fruitori di musica classica (+2,2%) e leggera (+7,5%).
    Il Rapporto Federculture descrive, dunque, un Paese che ha affrontato la crisi e negli anni più recenti ha messo in atto politiche di incentivo al settore culturale che hanno prodotto risultati positivi ma evidenzia anche molti temi sui quali occorre intervenire con politiche decise per “dare un contributo complessivo al miglioramento dell’Italia, alla sua reputazione internazionale, alla sua consapevolezza di Paese ricco di storia e di un patrimonio culturale fra i primi al mondo, all’accompagnamento di processi economici di grande rilevanza – ha commentato Andrea Cancellato, Presidente di Federculture - Non ci mancano le risorse, ma occorrono programmazione, convinzione, continuità”.
     

  • COSI' ALLA BUCHMESSE
    L’EDITORIA ITALIANA

    data: 09/10/2019 18:47

    Si consolida la presenza dell’editoria italiana alla Fiera del Libro di Francoforte, la principale manifestazione del settore a livello internazionale, in programma dal 16 al 20 ottobre. Quest’anno saranno 252 gli editori e gli agenti letterari del nostro Paese presenti. Lo Spazio Italia, lo stand collettivo, ospiterà 134 editori e sarà la vetrina tricolore all’interno del più importante appuntamento internazionale per lo scambio dei diritti editoriali e per la promozione della cultura e dell’editoria italiana all’estero. Ci saranno anche quattro aree regionali: Lazio, Piemonte, Sardegna e Veneto. In un’ottica di avvicinamento al 2023, quando l’Italia sarà l’ospite d’onore della manifestazione, all’interno dello stand italiano è prevista, inoltre, un’area in cui si svolgeranno incontri dedicati al pubblico professionale e istituzionale dal mercoledì al venerdì, mentre sarà aperto a tutti nel weekend.
    L’atmosfera che si respira alla Fiera internazionale del libro è unica al mondo, con oltre settemila espositori da più di cento Paesi che promuovono la loro cultura in un contesto stimolante e ricco di occasioni. Da oltre trent’anni ad ogni edizione della Buchmesse è presente un Paese o una regione linguistica ospite. Quest’anno è la volta della Norvegia, che parteciperà alla fiera con una folta delegazione di oltre cento fra scrittori e scrittrici, guidata dalla principessa Mette-Marit, che giungerà a Francoforte con uno speciale “treno letterario” da Berlino. Il Paese scandinavo offrirà un tour nella letteratura del Nord Europa, dai classici di Henrik Ibsen ai best seller contemporanei di Jo Nesbø.
    La Buchmesse è un punto d’incontro privilegiato per gli amanti non solo della letteratura, ma anche dei migliori libri di arte, design e fotografia. Come ha sottolineato il direttore Jürgen Boss, la Buchmesse negli ultimi dieci anni si è trasformata da Fiera del libro come oggetto fisico in una “fiera dei contenuti”, in cui al testo si aggiungono, in particolare, le immagini in movimento. All’interno della Fiera è possibile infatti sperimentare nuove tecnologie, tra sessioni in realtà virtuale e novità nel campo dell’editoria digitale e dei media. Senza contare che anche quest’anno ospiterà le finali del campionato tedesco di cosplay. Il concetto dei cosiddetti “mondi tematici” (Themenwelten), introdotto nell’edizione dello scorso anno, è stato esteso quest’anno con la creazione di Frankfurt Audio e Frankfurt Authors. Nell’area Frankfurt Audio saranno concentrate le novità concernenti gli audiolibri, i podcast e gli assistenti vocali, che saranno discusse in varie relazioni e in una conferenza specifica, il Frankfurt Audio Summit, che si terrà giovedì 17 ottobre. Frankfurt Authors è invece l’evoluzione della sezione dedicata al self publishing, che si arricchisce di un palcoscenico apposito per relazioni e incontri con gli autori. In occasione della Buchmesse, inoltre, l’intera città si anima con spettacoli culturali che attraggono artisti e personalità di spicco da tutto il mondo.
    La storia della fiera del libro di Francoforte è molto antica. Alcuni ne rintracciano le origini nel Quattrocento quando Johannes Gutenberg inventò a Magonza la stampa a lettere mobili che avrebbe rivoluzionato il mondo del libro. Nel 1455 proprio a Francoforte veniva messa in vendita la prima edizione della sua Bibbia. Inizialmente la fiera fu organizzata da librai locali e per molto tempo la città divenne il centro di stampatori e rivenditori di mezza Europa. Poi, cambiamenti politici ed economici, ma soprattutto la stretta censura imperiale introdotta con la controriforma cattolica, fecero sì che molte case editrici si spostassero a Lipsia che diventò, un po' alla volta, il nuovo centro dell'industria dei libri e dell'editoria. Dopo la divisione della Germania nel 1949 - che collocarono Lipsia nella DDR mentre Francoforte faceva parte della Germania dell’Ovest - Francoforte riscoprì le vecchie tradizioni e così la Frankfurter Buchmesse è diventata la fiera del libro più grande del mondo e un vero marchio di qualità per la cultura.
     

  • SECONDA GIOVINEZZA
    PER IL VECCHIO VINILE

    data: 26/08/2019 21:19

    Gli intenditori lo sanno, il vinile suona diverso. Anche se l’innovazione tecnologica mantiene un impatto decisivo sull’ascolto di massa della musica, il ritorno di fiamma per il vinile è uno dei fenomeni più significativi registrati dall’industria del disco negli ultimi anni e lo streaming nell’era di Spotify deve fare i conti con un ascolto più meditato. Ovviamente il discorso vale per coloro che trovano nell'oggetto disco non solo un modo di ascoltare le sonorità preferite, ma anche un supporto fisico che unisca intrattenimento e cultura. La riscoperta del vinile sembra infatti segnare anche il ritorno a un consumo meno distratto e superficiale della musica, spesso ridotta a mero sottofondo. E forse è proprio il vinile, più del CD, ciò che rappresenta al meglio questa doppia valenza. Dato per morto oltre due decenni fa, è tornato ad essere oggetto di interesse per il suo formato che negli anni ha permesso la realizzazione di copertine artistiche e da sogno. Le etichette avevano persino pensato di fermare del tutto la produzione dei dischi in vinile, mandati in pensione dalla comparsa dei CD e, successivamente, dalla possibilità di scaricare la musica dal computer e di ascoltarla in streaming.
    Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non si stampano solo vinili di vecchi album ma anche di nuove produzioni. Niente a che vedere con il miliardo di pezzi prodotti nel 1981, ma sicuramene il mercato del vinile è in costante aumento e il vecchio 33 giri fa tendenza. E’ visto con molta simpatia dai giovani, che si sono appassionati al formato come oggetto di culto, e dai dee jay, per motivi professionali. E poi è un oggetto che assicura una sorta di contatto fisico con l’artista nell’era dello streaming. La musica scaricata dal web è infatti qualcosa di immateriale: non puoi toccarla né tantomeno possederla. Il microsolco, invece, è un pezzo da collezione, un atto romantico sin dall’acquisto. Va detto che un vinile nuovo costa in media una trentina di euro contro la manciata di centesimi di un brano scaricato, ma nonostante tutto la tendenza c’è. Un giro d’affari in crescita che non racconta più solo un hobby per consumatori nostalgici. È diventata insomma una ghiotta opportunità di marketing per grandi gruppi e major, una scusa per ripubblicare e riguadagnare, ma anche un’occasione per gli appassionati per tornare nel negozio di dischi, una dimensione completamente annullata dal web, che diventa una sorta di farmacia dell’anima.
    Gli ultimi dati pubblicati dalla Fimi (la federazione dell’industria musicale italiana) confermano la curva di crescita del vinile nel primo semestre dell’anno che, con un aumento del 4,8%, copre il 31% di tutto il mercato dei supporti fisici. Insomma, un fenomeno che ha essenzialmente una spiegazione: la passione. E che le cose marcino verso una rinascita del vinile lo testimonia anche l’interesse sempre crescente attorno all’high definition vynil, il vinile in HD, che secondo i suoi creatori dovrebbe avere una maggiore fedeltà sonora, un volume più alto e una resistenza decisamente maggiore dei vecchi Lp. Ciò che viene inciso è la matrice, ovvero il disco originale dal quale vengono poi stampate le copie. La produzione è quindi più veloce e non subisce perdite audio dalla copia multipla. Del resto, il mercato del vinile ha raccolto anche un tipo di pubblico che, stanco della ridotta qualità sonora dei formati digitali compressi, è alla ricerca di una maggiore resa acustica. 

    I dischi sono stati ufficialmente introdotti nel 1948 dalla Columbia Records negli Stati Uniti d'America come evoluzione dei precedenti 78 giri, dalle caratteristiche simili, realizzati in gommalacca, un materiale termoplastico caratterizzato da fragilità e da una struttura superficiale che generava un notevole fruscio. Successivamente la gommalacca è stata sostituita da una resina termoplastica, il PVC, da cui deriva la denominazione “vinile” usata per indicare i dischi prodotti con questa tecnologia. Inizialmente i vinili avevano un colore che indicava il genere musicale: i brani country erano colorati di verde, quelli classici di rosso, quelli per bambini di giallo e quelli R&B e gospel di arancione. Poi si impose il mitico 45 giri nero. 

  • DIRETTIVA COPYRIGHT
    IN VIGORE LE NUOVE NORME

    data: 12/06/2019 16:09

    Il 6 giugno è entrata in vigore la Direttiva sul copyright, pubblicata nella Gazzetta dell’Unione Europea lo scorso 17 aprile. A partire da questo momento gli stati membri avranno due anni di tempo per recepirla ma c’è chi è già al lavoro per accogliere le nuove norme. Il Parlamento francese, infatti, ha approvato il mese scorso un progetto di legge di recepimento della direttiva che ora dovrà essere votato anche dal Senato. Il fatto che oltralpe il governo fosse favorevole all'aggiornamento delle leggi sul diritto d'autore ha facilitato le cose. Anche se nella sostanza la bozza francese non va molto oltre la Direttiva, in un punto il progetto fa un passo ulteriore relativamente alla remunerazione dei giornalisti e degli autori: mentre secondo la Direttiva devono avere una quota adeguata degli introiti che arrivano agli editori grazie al nuovo diritto, per i francesi questa quota deve essere «equa» e, se giornalisti ed editori non raggiungono un accordo aziendale o collettivo entro sei mesi, ci sarà una commissione paritetica presieduta da un magistrato che dovrà indicare una soluzione.
    Dall'altro lato, invece, la Polonia, che si oppone da sempre alla Direttiva, ha presentato una denuncia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Secondo Varsavia, esigere dalle piattaforme online come Google e Facebook un controllo sui contenuti caricati apre le porte all’utilizzo della censura preventiva. Le nuove misure erano già state contestate nell’Europarlamento in fase di discussione del pacchetto normativo e all’ultimo Consiglio Ue, che ha dato ad aprile il via libera alla direttiva sul copyright, la Polonia, come l’Italia, ha votato contro. Altri “no” sono arrivati da Lussemburgo, Olanda, Finlandia e Svezia.
    Nonostante la preoccupazione degli utenti Internet, condizionati dal clamore mediatico, la Direttiva europea sul diritto d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale non limita la libertà di espressione. L’obiettivo è applicare anche al mondo del web la regola per cui se si riproduce e si diffonde un’opera altrui a scopo di lucro, bisogna chiedere l’autorizzazione all’autore e remunerarlo. Parte della più generale Strategia per il mercato unico digitale adottata nel 2015, la Direttiva sul copyright risponde all’esigenza di riformare la disciplina comunitaria sul diritto d’autore (che finora era ferma al 2001) alla luce delle nuove tecnologie e della crescita delle piattaforme online, estendendo la protezione dei contenuti creativi al nuovo ambiente digitale.
    Negli ultimi anni Internet è diventato di fatto il principale mercato per la distribuzione e l'accesso ai contenuti protetti dal diritto d'autore. I titolari dei diritti incontrano, però, difficoltà quando cercano di essere remunerati per la diffusione online delle loro opere. Questo, in prospettiva, potrebbe mettere a rischio la produzione di contenuti creativi. Se attualmente, le aziende online sono poco incentivate a firmare accordi di licenza equi, perché non sono considerate responsabili dei contenuti che i loro utenti caricano, con la Direttiva diventano responsabili. In questo modo aumentano le possibilità dei titolari dei diritti - in particolare musicisti, artisti, interpreti, sceneggiatori, creativi ed editori di notizie - di ottenere una quota equa del valore generato dall'utilizzo delle loro opere attraverso accordi di licenza.

    Ci sono anche delle eccezioni all'applicazione delle regole contenute nella nuova Direttiva. È il caso del caricamento di opere su enciclopedie online per finalità di carattere non commerciale, come avviene per Wikipedia, o delle piattaforme software open source. Le piattaforme di nuova costituzione, le startup, saranno invece soggette a obblighi depotenziati. Potranno, a tutela degli utenti, circolare liberamente online meme e gif, così come le parodie, le caricature e le citazioni. Viene data inoltre la possibilità agli editori di stampa di negoziare accordi con le piattaforme per farsi pagare per l'utilizzo dei loro contenuti. Da sottolineare che la condivisione di frammenti di articoli di attualità è espressamente esclusa dal campo di applicazione della Direttiva. Tuttavia, il testo contiene disposizioni per evitare che gli aggregatori di notizie ne abusino. Sarà sempre possibile far circolare liberamente le idee ma sarà vietato appropriarsi in blocco di contenuti dei quali non si è proprietari. 

  • LEONARDO, 500 ANNI DOPO

    data: 28/04/2019 17:23

    Un fitto calendario di celebrazioni ricorda quest’anno il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo, avvenuta il 2 maggio 1519 nel castello di Cloux vicino ad Amboise. Pittore, scultore, architetto, musicista, anatomista, ingegnere, filosofo e inventore, Leonardo da Vinci è sicuramente uno dei geni universali della storia umana. Al tempo stesso artista e scienziato, incarnò lo spirito universalista del Rinascimento di cui è uno dei simboli principali. Il suo era un approccio metodico alla conoscenza, all’apprendimento, all’osservazione e all’analisi che impressionò le generazioni successive, ma anche i suoi contemporanei.
    Leonardo non era uno scienziato ma ha aperto la strada alla scienza moderna, in quanto il suo modo di guardare la realtà, osservare, misurare, verificare si avvicina molto a quello che poi sarebbe diventato il percorso scientifico sperimentale di Galileo. Per ripercorrere l’attività di Leonardo da Vinci sul fronte tecnologico e scientifico, le Scuderie del Quirinale a Roma insieme al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” e alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano hanno allestito la mostra Leonardo da Vinci. La scienza prima della scienza, visitabile fino al 30 giugno.
    Sono oltre duecento le opere che accompagnano il pubblico in un percorso che si articola in dieci sezioni, ruotando attorno ad altrettanti bellissimi disegni del Codice Atlantico, provenienti dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano, ma che vuole immergerlo nel suo contesto storico, mostrando quanto fu importante per Leonardo assorbire tutta la vivace cultura che stava attorno a lui, prima in Toscana e poi a Milano, seguendo tutti i luoghi delle sue peregrinazioni. In mostra anche i modelli storici della collezione del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, che visualizzano in modo tridimensionale le sue idee e che furono creati nel 1952 per i 500 anni dalla nascita del Maestro toscano, e tanti manoscritti di artisti-ingegneri del Rinascimento provenienti dalle più importanti biblioteche nazionali. Non mancano altre opere particolari, come ad esempio un monumentale modello in gesso del Pantheon e i grandi portelli delle chiuse del Naviglio, esposte al pubblico per la prima volta dopo un grande restauro e che poi torneranno definitivamente a Milano, nella collezione permanente, per non spostarsi più.
    Ad arricchire il percorso, manoscritti, disegni, stampe, cinquecentine illustrate e dipinti provenienti da prestigiose istituzioni italiane ed europee. Un’attenzione speciale è dedicata alla biblioteca di Leonardo, con l’esposizione del prezioso trattato di Francesco di Giorgio, in prestito dalla Biblioteca Laurenziana, unico volume appartenente con certezza al Maestro che riporta annotazioni di suo pugno. Eccezionalmente in prestito dalla Bibliothèque di Ginevra, è in mostra inoltre uno dei due manoscritti della Divina Proportione di Luca Pacioli, realizzato per il duca Ludovico il Moro nel 1498 e arricchito dalla raffigurazione di sessanta solidi basati sui disegni preparatori eseguiti da Leonardo. La retrospettiva si chiude con una riflessione su come sia nato e su come nel tempo si sia sviluppato il mito di Leonardo.
    Per ricordare i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, fino al 14 luglio i Musei Reali di Torino mettono in mostra 13 lavori autografi acquistati dal re Carlo Alberto e il Codice sul volo degli uccelli. L’esposizione si intitola Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro. Tra i lavori, il celebre Autoritratto, gli studi per la Battaglia di Anghiari e l'angelo per la Vergine delle rocce. Accanto alle opere di Leonardo, anche lavori di Raffaello, Michelangelo, Bramante. L’itinerario è suddiviso in sette sezioni dedicate ad altrettante possibili chiavi di lettura dell’opera del Maestro e delle esperienze condotte da tutti gli artisti del Rinascimento: l’eredità dell’arte antica, l’esplorazione dell’anatomia e delle proporzioni del corpo umano, il confronto tra arte e poesia, l’autoritratto, lo studio dei volti e la sfida della rappresentazione delle emozioni. Infine, gli studi sul volo, l’architettura e un tema finora inesplorato: “Leonardo e il Piemonte”, che si sofferma sulle citazioni dei luoghi presenti negli scritti di Leonardo e che ha, come disegno catalizzatore, il foglio del Codice Atlantico con il Naviglio di Ivrea.
    Anche Venezia celebra il genio leonardiano con la mostra alle Gallerie dell'Accademia Leonardo da Vinci. L'uomo modello del mondo, visitabile fino al 14 luglio. Vengono esposti i 25 fogli di Leonardo appartenenti al museo veneziano, tra cui il celebre studio noto come “Uomo vitruviano”, assurto a simbolo di perfezione classica del corpo e della mente, di un microcosmo a misura umana che è il riflesso del cosmo intero. In un percorso di grande suggestione, la mostra presenta oltre settanta opere complessive tra le quali ben 35 autografe.
    Il giovane Leonardo ebbe un profondo legame con il suo maestro, l’affermato pittore e scultore fiorentino Andrea di Michele di Francesco di Cione detto Verrocchio, nato grazie al padre dello stesso Leonardo. Infatti, secondo le parole del Vasari, fu proprio ser Piero, notaio di discreta importanza, a mostrare dei disegni del figlio al celebre maestro, il quale decise di prendere Leonardo come apprendista presso la propria bottega a Firenze dopo aver percepito in quei disegni uno straordinario talento. Nell’anno di Leonardo, Palazzo Strozzi e il Museo del Bargello a Firenze celebrano con una mostra a lui idealmente collegata per affinità, colui che fu l’iniziatore del genio poliedrico rinascimentale. Pittore, scultore, orafo, il Verrocchio fu una personalità d’immenso talento, capace anche di riconoscere e valorizzare quei giovani artisti che contribuirono alla grandezza di Firenze. In mostra 120 opere con prestiti dall’Europa e dagli Stati Uniti, con 14 restauri effettuati per l’occasione, fra cui quello del celeberrimo Putto con delfino. L’esposizione, visitabile fino al 14 luglio, costituisce la prima retrospettiva mai dedicata a Verrocchio, mostrando al contempo gli esordi di Leonardo da Vinci.
    Sicuramente il calendario dedicato da Milano a Leonardo, che trascorse in città 17 anni della sua vita, è il più ricco d’Italia. Il Comune di Milano, Palazzo Reale e l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani hanno promosso un’esposizione multimediale. Il percorso è scandito da 7 video-installazioni, di cui 5 interattive, che coinvolgono lo spettatore in un racconto di immagini e suoni che, a partire dal multiforme lascito di Leonardo, ci “parlano” tanto del suo, quanto del nostro tempo. Le grandi macchine scenografiche, la cui struttura è liberamente ispirata a disegni leonardeschi, corrispondono ad altrettante sezioni: Le Osservazioni sulla natura, La città, Il paesaggio, Le Macchine di pace, Le Macchine di guerra, Il Tavolo anatomico, La pittura. La mostra, intitolata Leonardo. La macchina dell’immaginazione è visitabile a Palazzo Reale a Milano fino al prossimo 14 luglio. Stessa sede e identica data di chiusura per Il meraviglioso mondo della natura, la mostra dedicata al rapporto tra Leonardo e la natura della Lombardia del Cinquecento. Suggestivo l'allestimento: opere di ispirazione leonardesca vengono fatte dialogare con reperti del Museo di Storia Naturale di Milano. L’esposizione affronta, per casi esemplari, come la rappresentazione della natura in Lombardia sia cambiata anche grazie ai soggiorni milanesi dell’artista.

    Due gli appuntamenti anche al Castello Sforzesco, entrambi in partenza a maggio: nella Cappella Ducale la mostra Leonardo e la Sala delle Asse tra natura, arte e scienza che espone vari disegni di Leonardo e dei suoi contemporanei mentre nella Sala delle Armi ci sarà il Museo virtuale della Milano di Leonardo, un percorso multimediale alla scoperta dei luoghi leonardeschi a Milano, così come il Maestro li vedeva ai suoi tempi. Ma il grande avvenimento sarà la riapertura della Sala delle Asse, il 16 maggio, che si ripresenta al pubblico dopo una nuova fase di lavori, svelando le molte porzioni di disegno preparatorio emerse durante la rimozione degli strati di scialbo dalle pareti. Attraverso una scenografica installazione multimediale, i visitatori saranno guidati nella lettura dello spazio, spostando l’attenzione dalla volta alle pareti. La Sala delle Asse diventa così il luogo simbolo del palinsesto “Milano Leonardo 500”. 

  • L'EDITORIA PER RAGAZZI
    CRESCE ED ESPORTA

    data: 05/04/2019 16:36

    Il made in Italy si è fatto strada anche nel campo dell’editoria per ragazzi. Il settore dedicato a questa fascia di lettori si conferma infatti centrale per l'intero mondo del libro in base ai dati elaborati dall'Ufficio Studi dell'AIE, resi noti in apertura della Fiera internazionale del libro per ragazzi di Bologna, inaugurata il 1° aprile scorso. Se fino a qualche anno fa le case editrici italiane compravano più di quanto vendevano all’estero e la creatività di autori e illustratori rimaneva sostanzialmente circoscritta ai confini nazionali, oggi tutto si è invertito: nel 2018 i diritti acquistati all'estero sono stati quasi 1.800 ma quelli venduti molti di più, oltre 3.000. Numeri che danno la misura del ruolo che rivestono ora i libri per bambini e ragazzi nell'ambito dell'editoria nazionale. Del resto i bambini leggono più degli adulti, secondo l’Osservatorio di AIE, l'Associazione Italiana Editori: ha la propensione alla lettura l'82% dei più piccoli nella fascia d'età fino ai 14 anni contro il 60% della popolazione italiana, con una spesa media annua che sfiora i 30 euro.
    Il settore dei libri per bambini e ragazzi rappresenta il secondo segmento di maggior peso, per fatturato, del mercato di varia, dopo la fiction, e il primo per l'export dei diritti, con il 39% dei diritti italiani venduti. In base ad una stima dell’AIE, nel 2018 il comparto ha avuto un valore complessivo di 235,8 milioni di euro (escludendo Amazon) ed è rimasto sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, con una contrazione dell’1%.
    Analizzando in maniera puntuale i dati presentati dall’AIE, emerge che il 59% dei bambini fino ai tre anni di età “legge, colora, sfoglia libri o albi illustrati”, percentuale che sale al 92% nella fascia compresa tra i 4 e i 6 anni e che perde un punto passando ai bambini tra i 7 e i 9 anni di età. L’88% dei più grandi, la cui età varia dai 10 ai 14 anni, ha letto almeno un libro non scolastico, un e-book, un audiolibro, un libro tattile nei dodici mesi precedenti.
    Ma quando nasce la letteratura per i ragazzi in Italia? Per rintracciarne la genesi, dobbiamo risalire al Risorgimento. Già nella prima metà dell’Ottocento vi era molto fermento tra gli intellettuali, che vedevano nell’educazione del fanciullo una delle basi per la formazione del nuovo italiano, anche se l’analfabetismo era diffusissimo e le scuole erano frequentate da un numero esiguo di bambini. In questo processo, il prototipo del libro educativo, patriottico ed edificante è Giannetto pubblicato nel 1837 da Luigi Parravicini, un vero e proprio sussidiario per l’istruzione di base che divenne il più grande bestseller per ragazzi dell’epoca.
    Qualche decennio dopo Ida Baccini, con il libro Memorie di un Pulcino, facendo immedesimare il piccolo lettore con il protagonista e raccontando - attraverso l’io narrante - le disavventure, gli affetti, le paure del cucciolo, scrive quello che è considerato il primo vero romanzo per l’infanzia italiano. È però con Carlo Collodi, che la letteratura per ragazzi italiana spicca il volo. Grazie ad un’attenta conoscenza delle fiabe classiche, Collodi riesce ad affrontare il racconto educativo con Giannettino, in cui umanizza il “perfetto fanciullo” di Parravicini. Ma il vero salto di qualità arriva con la proposta di Ferdinando Martini, che chiese a Collodi di scrivere per Il giornale per i bambini un racconto a puntate. Nasce così La storia di un Burattino, pubblicata dal 1881 al 1883, anno in cui viene raccolta in volume con il titolo Le avventure di Pinocchio.
    Tre anni dopo, nel 1886, viene pubblicato Cuore, il romanzo di Edmondo De Amicis, strutturato come un diario di un anno scolastico, scritto in prima persona da un ragazzo diligente, alternato con le lettere dei genitori e una serie di racconti patriottici mensili. Con Emilio Salgari la letteratura per ragazzi diventa invece pura evasione, creata sull’onda dei suoi amati Verne e Stevenson, con i racconti della Malesia di Sandokan e dei Caraibi del Corsaro Nero. Agli inizi del Novecento, con Il giornalino di Gian Burrasca, scritto da Luigi Bertelli sotto lo pseudonimo di Vamba, si torna alla forma di diario. Stavolta però il protagonista è Giannino Stoppani, un ribelle di nove anni che l’educazione familiare e scolastica dell’epoca non riescono a fermare.
    Qualche anno dopo, Sergio Tofano raggiunge la fama con il personaggio del Signor Bonaventura, entrato con il suo proverbiale milione nella cultura italiana del Novecento. Nel secondo dopoguerra, la figura chiave della letteratura per ragazzi è Gianni Rodari che ha scritto centinaia di opere per ragazzi fra romanzi brevi, racconti, fiabe e filastrocche con un intreccio formidabile di giochi di parole e narrazione, in grado di creare un linguaggio nuovo, fatto di mondi impensabili e personaggi improbabili, attraverso cui decodificare e leggere la realtà.
    La letteratura per l’infanzia negli anni Sessanta prende linfa vitale anche dalla nuova scuola democratica, con storie spesso scritte insieme ai bambini, come accade con Cipì di Mario Lodi. Negli anni Settanta fanno il loro ingresso nella letteratura nomi di gran peso qualitativo, come Bianca Pitzorno, con le sue storie per bambine dalle tinte forti e dalla trama avvincente, e Roberto Piumini, una delle penne più felici e fertili della letteratura per ragazzi, abile sia nella prosa che nella poesia.
    Negli ultimi decenni la letteratura per l’infanzia è divenuta una materia in continua evoluzione con dei sotto-generi al suo interno. Non è più considerata letteratura minore e la sua produzione è diventata industriale, collegandosi alle esigenze del mercato.

        

  • COSI' NELL'AUDIOVISIVO
    PERMANE IL GAP DI GENERE

    data: 05/03/2019 11:46

    La metafora del soffitto di cristallo è ormai entrata a far parte del linguaggio comune per denotare quell’insieme di ostacoli e barriere che le donne incontrano nel proprio percorso lavorativo, che non di rado finiscono per impedire loro di raggiungere le posizioni apicali all’interno della gerarchia lavorativa. In particolare, a che punto è la parità di genere nel mondo dell’audiovisivo? A questa domanda ha voluto rispondere l’IRPPS, l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con il progetto DEA – Donne e Audiovisivo.
    La sottorappresentazione delle donne nel cinema appartiene al più ampio tema della parità di genere che coinvolge ambiti diversi - dal mercato del lavoro nel suo complesso, al mondo della ricerca scientifica, a quello delle posizioni di top management nel settore privato, alla presenza nei CdA, alle differenze di salario - ma si estende anche ad altri aspetti della vita sociale: dall’accesso ai finanziamenti, alla ripartizione dei carichi familiari, alla rappresentanza. Nel suo rapporto sul tema, l’Unesco ricorda fra l’altro che la creatività non è di genere neutro e che le disuguaglianze nel settore creativo rispecchiano le barriere strutturali presenti in altri settori economici e nella società in generale.
    In tre anni l’attività dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR si è concentrata sul tema degli squilibri di genere nell’industria dell’audiovisivo e ha affrontato alcune questioni relative alla posizione delle donne in questo settore, dal confronto con il contesto europeo ed internazionale all’esperienza di vita delle autrici, cercando di individuare i fattori che rallentano o impediscono l’accesso delle donne alla parte creativa e all’evoluzione del percorso professionale, fino alle aspirazioni, alle aspettative e alle motivazioni che stanno alla base delle scelte professionali.
    Dallo studio è emerso che solo il 12% dei film a finanziamento pubblico italiano sono diretti da donne e appena il 21% dei film prodotti dalla Rai hanno una regista. Secondo i dati, meno del 10% sono i film diretti da donne che arrivano in sala. Il 25,7% delle produttrici inoltre sono donne, percentuale che diminuisce quando il ruolo diviene più importante, e le sceneggiatrici sono il 14,6%. Nelle troupe macchiniste, operatrici e foniche sono meno del 10%. Sono il 6,2% le direttrici della fotografia e compongono le colonne sonore solo il 6% di donne. La presenza femminile è invece in maggioranza nei dipartimenti di casting, trucco e costumi.
    Al termine dell’indagine sono state elaborate delle raccomandazioni per avanzare proposte di politiche e interventi valutandone la desiderabilità e la realizzabilità nell’attuale contesto italiano. Sono state individuate sei aree strategiche per avviare la parità di genere nell’audiovisivo:azioni di sistema, finanziamenti, raccolta dati, formazione, sensibilizzazione e comunicazione, condivisione di buone pratiche.
    In particolare, è stata sottolineata l’importanza di garantire visibilità al lavoro delle professioniste per evidenziare il ruolo imprescindibile delle donne nella storia dell’audiovisivo e nella produzione degli immaginari. Fornire modelli identitari virtuosi può essere un altro modo per favorire il successo delle donne che si affacciano alla formazione e al mondo del lavoro in questo campo. Anche la creazione di un elenco di professioniste attive nei vari settori a cui le produzioni possano attingere può aiutare le donne che vogliono lavorare nel settore cinematografico. Infine, vanno citate le pratiche di discriminazione positiva nelle strategie di finanziamento pubblico, per esempio attraverso l’introduzione di quote o l’impiego di un marchio di qualità, che certifichi il fatto che l’audiovisivo sia stato prodotto in un ambiente egualitario.

    Il settore della cultura e quello audiovisivo in particolare marca ancora una considerevole distanza nell’acquisizione delle pari opportunità e dell’uguaglianza di genere nonché una certa inerzia al cambiamento, soprattutto per quanto riguarda la produzione commerciale. Gli ostacoli che le donne dello spettacolo, del cinema, della TV si trovano ad affrontare sono simili a quelli che in generale si manifestano in tutto il mercato del lavoro: discriminazioni nelle assunzioni, minori retribuzioni, precarie condizioni di lavoro, difficoltà nell’accesso alle posizioni decisionali e di maggiore prestigio. In questo ambiente gli stereotipi di genere hanno però un ruolo cruciale. E’ importante tenere conto però del fatto che questo settore possiede al tempo stesso un enorme potenziale per il cambiamento. E’ significativo, ad esempio, che quest’anno ci siano due donne nella cinquina dei candidati alla miglior regia per i Premi David di Donatello, l’evento più prestigioso del nostro panorama cinematografico. 

  • LA MUSICA NATA NEI LAGER

    data: 23/01/2019 21:32

    I lager si portarono via la libertà, la dignità umana, la quotidianità dei musicisti ebrei, ma non la loro musica che nei campi di concentramento ha avuto un ruolo importantissimo, rappresentando una via di fuga temporanea dagli orrori e dall’incubo della realtà che li circondava. Sembra incredibile, ma anche nei campi di prigionia e di sterminio, di lavori forzati, di internamento e di transito - in cui venivano negati tutti i diritti umani - sono nate migliaia di composizioni.

    La musica concentrazionaria spazia tra i più diversi generi: musica colta, cabaret, jazz, canto religioso, popolare e tradizionale, musica di camerata, leggera, d’intrattenimento e per varietà, operine e musica per ragazzi sino a opere frammentate o ricostruite dopo la guerra. E’ stata prodotta dal 1933 (anno di apertura dei Campi di Dachau e Börgermoor) fino al 1945 da musicisti imprigionati, provenienti da qualsiasi contesto nazionale, sociale e religioso. 

    Ogni Campo ha avuto la sua genesi ed è stato soggetto a fenomeni di deportazione differenti l’uno dall’altro. Non solo, ma la produzione musicale di ogni singolo Campo è spia dell’estrazione sociale dei deportati, della loro capacità creative in quel determinato luogo nonché della possibilità di accedere o meno a strumenti musicali e di eseguire le proprie opere. La musica è stata scritta anche da ufficiali tedeschi o soldati italiani nei Campi degli Alleati e non solo da ebrei o cristiani o comunisti deportati nei Campi del Terzo Reich. La creatività musicale ha accomunato dunque uomini che si trovavano su fronti diversi.
    La produzione musicale creata in cattività o in condizioni minime ed estreme di privazione dei diritti fondamentali dell’essere umano è stata ritrovata e studiata, grazie soprattutto al lavoro del Maestro Francesco Lotoro che ha fondato nel 2014 l’Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria. Prima di lui, ci sono stati però altri studiosi della musica concentrazionaria: il musicista e partigiano Schmerke Kaczerginski, il professor Guido Fackler dell’Università di Würzburg, Johanna Spector, Ulrike Migdal, David Bloch, Elena Makarova, Gabriele Mittag, Gabriele Knapp, Joza Karas, Bret Werb, Robert Kolben, Milan Kuna, Blanka Cervinkova e altri. Il titolo di pioniere della musica dei campi di concentramento spetta sicuramente al musicista e cantante di Cracovia Aleksander Kulisiewicz, morto nella sua città natale nel 1982. Durante la sua prigionia a Sachsenhausen i tedeschi compirono su di lui esperimenti medici per il vaiolo sino a fargli perdere la voce. Dopo la guerra, dedicò la sua vita a raccogliere il materiale musicale e poetico scritto dai deportati nei Campi del Terzo Reich. Voleva pubblicarne un’antologia ma il volume non vide mai la luce.
    La musica concentrazionaria è da considerarsi autentico Patrimonio dell’Umanità che va preservato per le future generazioni come una delle più importanti eredità della storia ricevute dalla terribile vicenda delle deportazioni. La musica scritta nei Campi aperti dal Terzo Reich veniva scritta per gli intrattenimenti dei sottufficiali tedeschi, ma non si trattava di un fatto sporadico, si formavano vere e proprie orchestre, come nel reparto femminile di Birkenau oppure ad Auschwitz o a Mauthausen.
    Nei lager tedeschi, nei gulag russi, nei campi giapponesi e africani, furono moltissime le donne che composero musica, a volte con il consenso dei loro aguzzini, a volte segretamente, creando pagine di grande bellezza e valore che invitano a riflettere su un lato ancora poco conosciuto della composizione musicale, quello femminile. La produzione musicale femminile costituisce una grande lacuna nella storia artistica dell'umanità. Se pochissime donne sono riuscite in passato a sfidare le convenzioni e a imporsi come pittrici, scrittrici, scultrici, le compositrici sono praticamente inesistenti nella storia della musica. Per questo è particolarmente importante recuperare le opere di compositrici cancellate dalla storiografia ufficiale.
    "La musica scritta in lager e gulag è positiva perché esalta la vita, annichilisce persino le ideologie totalitarie e rende uno dei più grandi omaggi all'ingegno umano – ha dichiarato il Maestro Lotoro, che ha fatto rivivere a Roma il 16 gennaio scorso in un concerto alcune delle partiture create dalle compositrici in cattività -. Le donne musiciste, persino di fronte all'ineluttabile, crearono poesia e musica su patria perduta, figli e mariti lontani, resistenza al nemico senza mai rinunciare a gusto, fantasia e senso dell'umorismo; nella loro musica il dolore si fa colore”.
     

  • CHI LEGGE, COSA, QUANDO

    data: 04/01/2019 15:57

    Netto segnale di ripresa del settore editoriale: è quanto emerge dal report dell'Istat “Produzione e lettura di libri in Italia”, presentato a fine 2018 e relativo ai dati dell'anno precedente. I titoli pubblicati sono aumentati del 9,3% e le copie stampate sono cresciute del 14,5%, con un'inversione del trend decrescente che ne aveva caratterizzato l'andamento dal 2014. Andando ad esaminare i dati nello specifico, si nota però che la ripresa ha interessato soprattutto i grandi marchi mentre i piccoli e medi editori hanno registrato delle flessioni. Negli ultimi vent'anni la produzione libraria è stata caratterizzata da un andamento contraddittorio se si considera la quantità di titoli pubblicati e il numero di copie stampate: dal 1997 al 2017, infatti, i primi sono aumentati del 35% mentre la tiratura si è ridotta di quasi la metà.

    Lo studio evidenzia che la maggioranza dei lettori si trova al Nord e tra i ragazzi. La quota più alta di chi legge un libro si ritrova tra i ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 14 anni. Il 12,7% è un lettore “forte”, ossia legge almeno un libro al mese. Tra i lettori “forti” anche le persone dai 55 anni in su, che mostrano le percentuali maggiori: 16,5% tra i 55 e i 64 anni e 17,4% tra gli over 65. La popolazione femminile mostra una maggiore inclinazione alla lettura già a partire dai sei anni: complessivamente il 47,1% delle donne, contro il 34,5% dei uomini, ha letto almeno un libro nel corso dell’anno. L’abitudine alla lettura si acquisisce in famiglia. Tra i ragazzi di 11-14 anni legge l’80% di chi ha madre e padre lettori e solo il 39,8% di coloro che hanno entrambi i genitori non lettori. Proprio il settore dell'editoria dedicata ai ragazzi è in forte crescita nel 2017, con un aumento del 29,2% delle opere e del 31,2% delle tirature. Ad incrementare maggiormente la produzione per questa fascia di lettori è l'editoria educativo-scolastica, con un raddoppio dei titoli e delle copie stampate.

    Il report registra 1.459 editori attivi nel 2017. Di questi, l'85% non pubblica più di cinquanta titoli all'anno. In particolare, il 54% sono piccoli editori che non superano le dieci opere annue mentre il 31% sono medi editori che producono un numero di libri compreso tra undici e cinquanta. Il rimanente 15% è costituito dai grandi editori che pubblicano oltre l'80% dei titoli sul mercato e circa il 90% delle opere stampate.

    Il settore editoriale italiano appare fortemente polarizzato dal punto di vista geografico. Al Nord si concentra oltre la metà degli editori attivi. La sola città di Milano ospita più di un quarto dei grandi marchi.
    Le opere originali pubblicate in prima edizione costituiscono ben il 61% delle proposte editoriali del 2017, segno che il mercato punta più sulla novità che sulla longevità dell'offerta. Le ristampe rappresentano solo un terzo del totale e i titoli in edizioni successive sono appena il 5,3%.
    Lo studio dell'Istat evidenzia che oltre il 79% delle proposte editoriali del 2017 rientra nella categoria “varia adulti”, anche se proprio per queste opere si è registrata la riduzione del 5,3% delle opere stampate rispetto all'anno precedente, a fronte di una lievissima crescita, pari all'1%, del numero di titoli. Quanto ai contenuti, quasi il 29% dei libri pubblicati è un testo letterario moderno, un'ampia categoria che comprende romanzi, racconti, libri gialli e d'avventura, ma anche libri di poesia e testi teatrali.
    Altro aspetto interessante evidenziato dal report dell'Istat, è che i diritti di edizione di quasi il 16% delle opere librarie pubblicate in Italia sono stati acquistati all'estero: si tratta di oltre undicimila titoli stampati in circa quarantadue milioni di copie, oltre un quarto della produzione complessiva. La materia prevalente dei titoli orovenienti all'estero è la narrativa moderna. Oltre il 43% dei libri per ragazzi, inoltre, è tradotto da una lingua straniera che quasi in un quarto dei casi è l'inglese. Ancora marginale è invece la quota di mercato dei titoli italiani i cui diritti di edizione sono stati venduti all'estero: si tratta solo del 2% della produzione libraria italiana, che corrisponde a circa cinque milioni di copie stampate.
    La composizione percentuale dell'editoria specializzata evidenzia, inoltre, che per più del 70% dei casi si tratta di piccoli editori che mostrano una più elevata propensione alla specializzazione tematica delle loro proposte.
    Per quanto riguarda la distribuzione, dallo studio dell'Istat emerge che gli editori considerano le librerie indipendenti e gli store online i canali di distribuzione su cui puntare. Nel 2017, inoltre, sono stati proposti anche in formato e-book quasi ventisettemila titoli, pari al 38,3% delle opere a stampa pubblicate in Italia, confermando il trend in crescita negli ultimi anni. I titoli per i quali si rende disponibile l'edizione digitale sono soprattutto libri di avventura e gialli (83,2%). Oltre il 90% dei libri disponibili anche in formato digitale è stato pubblicato da grandi editori, i quali propongono una versione e-book per il 43,5% delle opere che pubblicano a stampa. Interessante notare che il 15% degli e-book proposti nel 2017 presenta contenuti o funzionalità aggiuntive rispetto alla versione a stampa della stessa opera, come ad esempio collegamenti ipertestuali e applicazioni audiovisive o multimediali. La lettura e il download di libri online e e-book sono attività diffuse soprattutto tra i giovani; in particolare, si dichiarano fruitori di questo tipo di prodotti e servizi più di un ragazzo su cinque di età compresa tra 15 e 24 anni.
    Sul fronte dei prezzi, nel 2107 si è registrata una lieve riduzione: in media il prezzo di copertina è sceso a 19,65 euro contro i 20,21 dell'anno precedente. Il calo maggiore riguarda i titoli pubblicati da piccoli editori. Come per gli anni precedenti, comunque, anche nel 2017 circa la metà della produzione libraria è costituita da opere con un prezzo di copertina non superiore ai quindici euro.
    Da sottolineare che le attività di produzione editoriale si sono arricchite nel tempo di nuovi contenuti e competenze. Nel 2017 l'attività più praticata è stata la partecipazione a saloni o festival letterari in Italia e all'estero che ha interessato oltre il 50% degli operatori attivi del settore. Un ulteriore 40% circa ha poi affiancato alla pubblicazione di libri quella di riviste o periodici.

  • LA CULTURA FA ECONOMIA

    data: 23/11/2018 22:11

    Gli eventi culturali e dello spettacolo stimolano l’economia e generano ricchezza nel territorio. E’ quanto emerge dalla ricerca Spazi culturali ed eventi di spettacolo: un importante impatto sull’economia del territorio, condotta dall’Università IULM per AGIS, l'Associazione Generale Italiana dello Spettacolo. L’indagine sottolinea in modo inequivocabile il valore della cultura e dello spettacolo italiano in termini di ricaduta economica sui territori: ogni euro speso nella gestione di una struttura cinematografica o teatrale genera infatti 1,7 euro di produzione di beni intermedi sul territorio e 2,4 euro di valore aggiunto.

    La cultura, dunque, può svolgere un ruolo strategico nello sviluppo del territorio. È facile collegare il concetto di sviluppo culturale di un territorio alle opere architettoniche, alle mostre e ai musei. In realtà le possibilità di dare un impulso importante all’economia di un Paese attraverso gli eventi culturali sono innumerevoli.

    Gli effetti economici e occupazionali generati nel contesto urbano dalla presenza di una sala cinematografica o di un teatro o dalla realizzazione di un evento culturale derivano sicuramente in primo luogo dagli investimenti e dalle spese attivati dai gestori e organizzatori, sia pubblici che privati, per la realizzazione della loro attività.

    Alle spese di gestione e organizzazione si affiancano poi le spese degli spettatori: il 68% degli intervistati dichiara che l’uscita per assistere ad uno spettacolo teatrale o cinematografico è in genere un’occasione per altre spese. Oltre al biglietto di ingresso, l’attività di cinema e teatro genera, infatti, una spesa media a spettatore di 53 euro, pari a cinque volte il prezzo d’ingresso in una sala cinematografica e a circa il doppio del prezzo di un ingresso al teatro.
    Il territorio, attraverso la cultura, diventa laboratorio di costruzione di benessere, luogo di accoglienza e di incontro, ponte comunicativo fra residenti e turisti. Nel caso dei festival e degli eventi di musica live, ad esempio, hanno particolare rilievo le spese effettuate dai turisti nella località dove si svolge la manifestazione, a partire dal soggiorno fino allo shopping e all'acquisto di prodotti locali. Anche i trasporti generano una spesa: il 73% degli spettatori, infatti, raggiunge il cinema o il teatro in auto.
    Tuttavia gli eventi culturali, sebbene strettamente connessi al territorio su cui risiedono e alle risorse distintive dell’area in una sorta di legame bi-direzionale, non contribuiscono solo al suo sviluppo in termini turistici, ma si configurano altresì come un forte incentivo all’intero sviluppo economico locale.
    Per quanto riguarda le preferenze del pubblico, dalla ricerca emerge che il cinema continua ad essere la più seguita tra le varie forme di spettacolo: nell’ultimo anno il 97% degli intervistati è andato almeno una volta in una sala cinematografica e il 94% si dichiara soddisfatto della qualità delle strutture. Tuttavia, la frequenza resta bassa: solo il 20% va al cinema due o più volte alla settimana. I festival hanno soprattutto un pubblico di affezionati: chi partecipa a questi eventi di solito lo fa più di una volta all’anno. Lo spettacolo è un’occasione di socialità: il 94% va al cinema con partner, amici o parenti.
    La maggioranza degli spettatori è compresa nella fascia di età 35-44 anni. Cinema e teatro sono, infatti, frequentati da chi ha già acquisito una certa capacità di spesa. I più giovani rappresentano meno dell’11% degli spettatori, mentre dopo i 45 anni la fruizione di spettacoli diminuisce progressivamente sia per maggiori impegni familiari e di lavoro, sia per la difficoltà di raggiungere le strutture quando non sono sotto casa.

  • COPYRIGHT, FERMI AL 2001

    data: 06/11/2018 12:58

    Un voto in bilico sino all'ultimo, quello con cui il 12 settembre scorso il Parlamento Europeo ha fissato il principio che anche nel mondo online le opere protette dal diritto d'autore e utilizzate a scopo commerciale si pagano e che le grandi piattaforme - non più gli utenti - sono responsabili per i contenuti che condividono.
    Le norme sul copyright nell’Unione Europea sono ferme al 2001. Erano state concepite diciassette anni fa per uno scenario completamente diverso in cui non esistevano quei colossi del web che oggi utilizzano i contenuti culturali e creativi per realizzare enormi ricavi. L’approvazione della proposta di Direttiva ha visto prevalere le ragioni degli editori e degli autori, che chiedono maggiori tutele per i prodotti condivisi online e per la cultura e l’identità europee, su quelle dei giganti del web e dei sostenitori della libertà totale della rete. Due i punti su cui si è sviluppato maggiormente il dibattito: l’articolo 11 che prevede che le piattaforme e gli aggregatori di notizie debbano pagare agli editori un compenso - erroneamente chiamato “link tax” - sugli snippets condivisi (titolo e breve estratto del testo), e l’articolo 13, che gli slogan antiriforma hanno ribattezzato “bavaglio al web”, che richiede alle piattaforme online di negoziare accordi di licenza equi con i titolari dei diritti d'autore.
    Perché la Direttiva europea sul copyright è così importante? Innanzitutto perché la mancata regolamentazione degli utilizzi dei contenuti creativi penalizzerebbe pesantemente chi li crea, che continuerebbe a trovarsi in una situazione di perenne debolezza nei confronti dei grandi gruppi tecnologici americani come Google e Facebook, e perché bloccherebbe la crescita nei settori creativi con la conseguente diminuzione di posti di lavoro qualificati, soprattutto tra le giovani generazioni.
    Nel confronto tra piattaforme digitali e autori di contenuti emerge infatti il tema del cosiddetto “value gap”, ossia del valore attualmente non riconosciuto ai titolari della proprietà intellettuale da parte degli intermediari tecnici. Questo è il vero problema che molti giganti della tecnologia vogliono nascondere. La mancanza di chiarezza legislativa ha avvantaggiato le piattaforme di internet gratuite. Servizi online simili non hanno gli stessi obblighi. Quello che è evidente, tuttavia, è che le piattaforme di streaming gratuito retribuiscono i propri creatori di contenuti dieci volte meno rispetto all’abbonamento pagato dai propri utenti.
    Ma qual è l’opinione dei cittadini su questi temi? L’indagine “Copyright & US Tech Giants”, condotta da Harris Interactive alla vigilia del voto dell’Europarlamento del 12 settembre scorso, ha evidenziato che l’89% degli italiani - dato maggiore rispetto alla media europea che non supera l’87% - è favorevole ad un giusto compenso per gli artisti e i creatori di contenuti per la distribuzione delle proprie realizzazioni sulle piattaforme internet come Facebook e YouTube. La ricerca inoltre ha esaminato l’opinione relativa all’articolo 11 della Direttiva, che prevede una forma di compenso a favore dei creatori dei contenuti protetti da copyright. In linea con la proposta della Direttiva, l’86% del campione italiano, percentuale maggiore di tutta Europa, ritiene che siano i giganti del web a dover remunerare gli editori quando riutilizzano i loro contenuti, come foto, articoli e video. E’ particolarmente rilevante che 4 italiani su 5 (il 78%, ancora una volta percentuale più alta rispetto agli altri Paesi europei), ritengono che le piattaforme internet abbiano più potere rispetto all’UE, tanto che il 62% degli italiani, in linea con la media europea, teme che i tech giants americani con la propria influenza compromettano il corretto funzionamento della democrazia in Europa. Infine, quasi 7 italiani su dieci (pari al 66%), in linea con la media europea, ritiene che i giganti del web non condividano in modo equo i ricavi generati dalle proprie piattaforme con i creatori di contenuti.
    La riforma, però, è ancora lontana dall'essere arrivata in porto. La proposta di Direttiva sul copyright sta seguendo l’iter di una procedura legislativa ordinaria, che consiste nell’adozione congiunta di un atto da parte di Parlamento e Consiglio su proposta della Commissione. Il Parlamento adotta una posizione sul testo della Commissione e la trasmette al Consiglio. Il Consiglio può approvare il testo dopo una serie di negoziati fra Parlamento, lo stesso Consiglio e la Commissione, all’interno del cosiddetto “trilogo”. Dopo l’accordo la proposta dovrebbe tornare nelle mani della Commissione parlamentare competente, in questo caso la Commissione giuridica, chiamata ad approvarla e rimandarla in aula per il voto della Plenaria. Se l’assemblea darà il suo placet, si arriva all’approvazione finale del Consiglio, con un voto a maggioranza. Tutto ciò dovrebbe accadere entro il prossimo mese di aprile, quando si terrà l’ultima Plenaria disponibile, prima della scadenza della legislatura.