Di quale stoffa siano divenuti il clima parlamentare e l’elettorato italiano nei sondaggi, se affidabili, si è potuto constatare dalle molte reazioni alla guerra della Russia all’Ucraina; una guerra condotta in violazione di tutte le leggi, le convenzioni e i trattati internazionali, fondata dell’odio etnico, con attacchi alla popolazione civile, saccheggi, stupri, distruzione di ospedali e di scuole. E’ una guerra criminale condotta secondo la dottrina esemplare del giurista Carl Schmitt, il celebre costituzionalista di Weimar e poi del nazismo, secondo il quale il sovrano che “dichiara lo stato d’eccezione” può sospendere ogni diritto per vincere, idee che notoriamente circolano in ambienti putiniani. La nutrita schiera dei né-né, di sedicenti pacifisti, populisti alternativi antiamericani un poco deboli in storia, non approfondiscono e continuano a relativizzare se non a difendere senza pudore e senza vergogna le rivendicazioni imperialistiche del dittatore bugiardo che si sente accerchiato dalla NATO mentre tiene 58 Missili ipersonici nella enclave di Kaliningrad (ex Konigsberg di Kant) a una manciata di chilometri dal confine della Prussia Orientale puntati su Berlino e altre capitali europee. Molti a destra e a sinistra, compreso il Papa, gli hanno dato retta, ironicamente immemori di Enrico Berlinguer che restò fedele alla costituzione, all’Italia europeista e atlantica, e alla fine si sentì più sicuro nella NATO che fra i suoi amici comunisti russi.
Trovandoci in odore di campagna elettorale, ormai sulla soglia di nuove importanti, anche se tardive consultazioni elettorali, gli elettori italiani dovrebbero prendere coscienza che, malgrado le molte vicissitudini che l’hanno messa a dura prova, l’Italia è oggi una società democratica aperta su un mondo nel quale i barbari son quasi fra noi. A causa delle prevedibili difficoltà delle politiche europee e italiane nel quadro geopolitico che apparirà dopo la fine della sciagurata guerre russo-ucraina, gli elettori italiani dovrebbero fin da adesso dedicare molta attenzione alla scelta della classe politica che emergerà nel 2023, tenuto conto che il quadro dell‘offerta politica italiana oggi si presenta imbarazzante per non dire surreale.
In Italia, scomparso il comunismo, e quasi scomparsa la DC, fra l’avvicendarsi dei governi di Berlusconi e Prodi, l’elettorato, scontento delle antiche guide, verso la fine del millennio ha subito una sorta di mutazione antropologica e milioni di italiani insofferenti dei partiti, della UE e del mondo liberal democratico, si sono rivolti a partiti armati di slogan populisti e demagoghi anti “sistema” alla ricerca del nuovo assoluto fatto di slogan, proclami e promesse. Una inattesa parte dell’elettorato ci è caduta e, grazie ai sorprendenti risultati elettorali ottenuti, una volta divenute forze di governo, gli alfieri del nuovo hanno dato vita a due governi, uno giallo-verde e l’altro giallo-rosso ambiguamente presieduti dall’identico capo del governo Giuseppe Conte. Grazie alla politica del vaffa di Beppe Grillo, fondatore del movimento 5 Stelle, al suo mito della democrazie diretta e al reddito di cittadinanza, hanno tentato le aperture filo cinesi di Di Maio e quelle filo putiniane, addirittura stipulando un’alleanza fra la LEGA di Salvini e il partito del dittatore Vladimir Putin in attesa di nuovi orizzonti per un Italia diversa. Sono stati due governi dagli esiti disastrosi con prospettive per nulla compatibili con una nazione ancora fiera della propria costituzione liberaldemocratica e occidentale.
Suggerimenti celesti
I nativi americani e i cinesi del Tao innanzi alle scelte difficili prima di decidere, chiedevano aiuto agli antenati, i quali, lontani dalle cure terrestri, pensavano, li avrebbero sempre ben consigliati. Noi italiani ne abbiamo di eccellenti e, in occasione delle prossime elezioni, stanno quasi sicuramente già ora, valutando dal cielo gli affari nazionali. Ci spiegherebbero da una parte le ragioni per cui alcuni progetti esemplari nell’ultimo trentennio sono poi stati disattesi, come l’atteso riformismo della Giustizia del governo Berlusconi de1994 forte de 54% del Parlamento o la mancata riforma costituzionale del governo Renzi (forte quasi al 40%) del 2016, falliti a causa delle opposte fazioni dei maggiori partiti ognuna ritenendosi indispensabile; dall’altra argomenterebbero come l’assenza di gruppi politici intermedi: liberali, socialisti, socialdemocratici e repubblicani che per mezzo secolo di onorato servizio a una democrazia traballante, dopo il 1991, l’annus terribilis di tangentopoli siano misteriosamente scomparsi lasciando il quadro politico privo del suo più autentico DNA liberaldemocratico di stampo europeo. Per cui, oggi l’Italia è l’unico paese occidentale che non offre agli elettori una formazione politica che si richiami esplicitamente al liberalismo o alla socialdemocrazia.
Gli europei e soprattutto gli italiani oggi sanno che nei prossimi anni si troveranno innanzi problemi che non potranno essere affrontati da maggioranze raccogliticce fondate sul nulla. In questa prospettiva gli elettori non potranno fare a meno di constatare con sgomento la scarsità di un’offerta politica adeguata nel bel mezzo delle varie crisi che si annunciano in tutto il mondo: in materia di stabilità economica, di lavoro, di approvvigionamenti energetici, di immigrazione, di impegnativi e di costosi interventi ambientali, giustizia sociale. Per nulla dire della collocazione geopolitica dell’Italia nel contesto europeo, atlantico e mediterraneo in relazione alle imprevedibili implicazioni della guerra russo-ucraina.
In vista delle elezioni prossime i nostri antenati di cui sopra dovrebbero affrettarsi e affacciarsi dal cielo per ricordare agli italiani, dopo averli ben consigliati, anche un evento interessante del 10 e l’11 dicembre 1979 al Palazzo delle Stelline a Milano: un incontro che per due giorni ha ospitato il più importante convegno liberaldemocratico della storia d’Italia. Oltre cento relatori, fra cui Noberto Bobbio, Nicola Matteucci, Ralph Dahrendorf, Max Salvatori, Enzo Bettiza, Francesco Compagna e Luciano Pellicani, hanno spaziato su temi come la giustizia sociale, il neo-liberalismo, l’eredità di Carlo Rosselli, l’internazionalismo, la comunanza spirituale fra il liberalismo e il socialismo in Germania, l’ingegneria costituzionale del liberalismo e altri. Il convegno, organizzato dalle rivista liberale Alleanza fondata da Antonio Baslini e Beatrice Rangoni Machiavelli e da quella socialista storica di Filippo Turati Critica Sociale, fu un evento di successo. E’ stato a lungo commentato da tutta la stampa poiché sembrava annunciare aria politica nuova nelle politica italiana. Scorrendo i nomi dei 100 relatori colpisce oggi la distanza fra loro e i politici attuali degli stessi maggiori partiti. Chissà se gli antenati riusciranno a bucare le nuvole, che sempre affollano i cieli, per far arrivare ai futuri elettori italiani questo breve memorandum.