La settimana scorsa è stata la "Settimana della natura", un’iniziativa lanciata dal Ministero dell’Ambiente per sensibilizzare tutti alla necessità di valorizzare il nostro territorio, attraverso diversi appuntamenti importanti.
Il 20 maggio è stata la Giornata mondiale delle api, istituita nel 2017 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per ricordarci l’estrema importanza che questi insetti rivestono per la nostra stessa sopravvivenza. Infatti insieme a diversi insetti impollinatori, come bombi, farfalle ed altri, le api contribuiscono all’impollinazione di gran parte della nostra produzione ortofrutticola. E’ stato infatti calcolato che la produzione agricola europea garantita dagli impollinatori vale 15 miliardi di euro all’anno. Ma dovrebbe anche ricordarci quanto poco noi esseri umani siamo riconoscenti a questi piccoli insetti, che oltre a fornirci prodotti di pregio come il miele e la cera, la propoli e la pappa reale, ci permettono di usufruire della straordinaria varietà di frutta e verdura che molti altri paesi ci invidiano. La sopravvivenza di questi insetti infatti è sempre più minacciata dall’uomo. Le principali cause della diminuzione delle api e degli altri impollinatori sono da ascriversi alla perdita di habitat, all’introduzione di specie aliene, all’uso di pesticidi e diserbanti di sintesi, all’inquinamento e ai cambiamenti climatici. La loro scomparsa metterebbe a rischio la riproduzione dell’84% delle specie coltivate nell’Unione Europea, ma anche del 78% delle specie di fiori selvatici e, a cascata, di numerosi insetti ed altri invertebrati e poi di uccelli, rettili e anfibi che se ne nutrono. Un danno incalcolabile per la biodiversità sulla Terra.
Il 21 maggio è stata la Giornata europea della Rete Natura 2000, ed è stata l’occasione per pensare a quanto avrebbe potuto essere importante questo strumento, costituito da una rete di siti di interesse comunitario (SIC) e di zone di protezione speciale (ZPS) creata dall’Unione europea nel 1992 per la protezione degli habitat e delle specie, animali e vegetali, identificati come prioritari dai diversi stati membri. Questa rete era stata concepita per essere resa operativa, ampliata ed in continua evoluzione nel tempo, mentre in realtà in molti casi è rimasta quasi soltanto “sulla carta”.
Il 22 maggio è stata la Giornata mondiale della biodiversità, proclamata nel 2000 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per celebrare l’adozione della Convenzione sulla Diversità Biologica, per la difesa e la tutela della biodiversità. Il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno in cui si sarebbero dovuti raggiungere gli obiettivi sulla conservazione della biodiversità fissati nel 2010, il primo anno dedicato alla biodiversità, ma purtroppo non è stato così. Il rapporto "Biodiversità a rischio" di Legambiente sottolinea che per buona parte degli obiettivi della strategia Ue i progressi possono definirsi modesti, per esempio negli ecosistemi agricoli e forestali la situazione della biodiversità è peggiorata dal 2010 a oggi, mentre solo una percentuale ridotta di specie (23%) e habitat protetti (16%) risulta in buono stato di conservazione. L’unico traguardo che probabilmente verrà raggiunto è la tutela di alcune aree marine e terrestri, ma questo non è assolutamente sufficiente.
Il Covid-19 ci ha ricordato quanto sia importante tutelare la diversità biologica, anche direttamente e banalmente per la nostra salute, dato che il 31% delle epidemie di malattie emergenti, come Ebola e Zika e ora il SARS-CoV-2, tutte caratterizzate dal salto di specie (spillover) da un animale selvatico all’uomo, è generato in fin dei conti dall’invasione umana delle foreste pluviali tropicali. Eppure la biodiversità è sempre più a rischio in tutto il mondo. Secondo i dati dell’Ipbes, il panel di ricerca delle Nazioni Unite dedicato alla biodiversità, tre quarti delle terre emerse sono stati significativamente alterati dall’uomo. Tra le cause più impattanti sugli habitat ci sono l’agricoltura e l’allevamento a livello industriale. E non dimentichiamoci, per quanto riguarda gli ambienti marini, gli impatti devastanti dell’inquinamento, plastica compresa, della pesca industriale, nonché della diffusione di specie aliene, che alterano gli equilibri all’interno degli ecosistemi.
Il 23 maggio è stata la Giornata mondiale delle tartarughe, che negli ultimi anni sono tornate a riprodursi sulle nostre coste, ma che sono sempre più in difficoltà, per diversi fattori, fra cui il by– catching, cioè la cattura accidentale che si verifica durante la pesca industriale, la distruzione degli habitat di riproduzione e non ultima la plastica dispersa in mare, che esse ingeriscono scambiandola per una delle loro prede preferite: le meduse.
Domenica 24 è stata la Giornata europea dei Parchi, nel corso della quale è stato lanciato il portale dedicato alle Meraviglie dei Parchi. Questo sito andrà ad affiancare le vetrine informative già esistenti sul turismo e sui Sapori dei Parchi, portale che promuovere il legame tra prodotti tipici e patrimonio naturale.
La strategia europea per la biodiversità 2020-2030
Durante la giornata europea della Rete natura 2000 la Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) ha proposto sul suo sito una serie di filmati e conferenze in diretta su vari temi relativi alla salvaguardia della natura e della sua biodiversità. Particolarmente importante è stata l’intervista di Danilo Selvaggi, direttore generale della Lipu, al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il quale ha spiegato che "la Settimana della natura è un appuntamento che assume particolare valore, anche perché coincide con un periodo particolare della situazione che stiamo vivendo, la cosiddetta Fase 2, di uscita e ripartenza dall’epidemia del Covid-19. Un periodo in cui è importante riuscire a dare la visione di un ritorno alla normalità che sappia mettere al centro la valorizzazione dell’ambiente, con un’attenzione particolare all’enorme patrimonio di biodiversità che il nostro Paese possiede".
Ma soprattutto ha parlato della presentazione, da parte della Commissione europea, di un documento importantissimo: La nuova Strategia europea per la biodiversità 2020-2030 con la quale, ha detto, “vogliamo riportare la natura nelle nostre vite”. Adesso questo documento verrà discusso dal Parlamento europeo e speriamo adottato al più presto.
Tutelare la biodiversità e ripristinare gli ecosistemi danneggiati è necessario per prevenire future pandemie e cercare di minimizzare gli effetti dei cambiamenti climatici. Investire in tali attività potrà anche consentire all’economia europea, piegata dalla crisi legata al coronavirus, di riprendersi, evitando però di avere il precedente impatto negativo sull’ambiente.
L’Unione europea ha già definito un piano per rendere sostenibile l’economia del Vecchio continente, il green new deal, ed è in quest’ottica che la Commissione europea ha proposto la nuova Strategia europea per la biodiversità, che si prefigge i seguenti obiettivi importanti e ambiziosi da raggiungere entro il 2030:
Più aree protette
L’attuale rete di aree protette si è dimostrata insufficiente per salvaguardare la biodiversità ed è previsto pertanto di ampliarla e di proteggere almeno il 30 per cento della superficie terrestre e il 30 per cento della superficie marina nell’Ue. Attualmente godono di tutela il 26 per cento della terra e l’11 per cento dei mari. Un terzo di queste superfici protette, particolarmente ricche di biodiversità o vulnerabili, dovrà inoltre essere soggetto a protezione rigorosa. Al momento, solo il 3 per cento della terra e meno dell’1 per cento delle aree marine sono rigorosamente protette nell’Ue. Tra le aree che necessitano di particolare tutela ci sono le foreste primarie e vetuste che ancora sopravvivono in Europa, che sono tra gli ecosistemi più ricchi di biodiversità e che contribuiscono maggiormente a sottrarre anidride carbonica all’atmosfera. Gli stati membri saranno responsabili della designazione delle nuove aree protette e avranno tempo fino al 2023 per individuare aree e corridoi ecologici per prevenire l’isolamento genetico delle popolazioni e agevolare la migrazione delle specie.
Piantare 3 miliardi di alberi
Oltre a proteggere le foreste superstiti, l’Ue ha esortato gli stati a piantare tre miliardi di nuovi alberi entro il 2030. Questo obiettivo, oltre a supportare la biodiversità e a favorire il raggiungimento dei target climatici, creerà opportunità di lavoro legate alla piantumazione e alla cura degli alberi. Il rimboschimento è particolarmente utile nelle città, più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici.
Più agricoltura biologica e meno pesticidi
L’agricoltura intensiva è tra le cause principali del declino di biodiversità ed è pertanto necessario sostenere e incentivare la transizione verso pratiche agricoli sostenibili. Il miglioramento delle condizioni e della diversità degli agroecosistemi aumenterà la resilienza del settore ai cambiamenti climatici e agli shock socioeconomici, creando al contempo nuovi posti di lavoro.
Per raggiungere tali traguardi l’Ue chiede che il 25 per cento delle terre agricole dell’Ue venga coltivato in maniera biologica entro il 2030. Inoltre, per arrestare l’allarmante declino di uccelli e insetti impollinatori, da cui dipende in larga parte la salute degli ecosistemi e la nostra sicurezza alimentare, è prevista una riduzione del 50 per cento dei pesticidi chimici di sintesi.
Il 10 per cento dei terreni agricoli sarà infine mantenuto intatto (o dovrà presentare comunque un’elevata diversità paesaggistica) per offrire spazio e riparo a piante e animali selvatici. Ciò significa mantenere o ripristinare siepi, fossi stagni, dislivelli naturali, muri a secco e tutto ciò che può contribuire ad arricchire e diversificare l’ambiente per creare habitat diversi per la fauna selvatica.
Ripristinare gli ecosistemi d’acqua dolce
I corsi d’acqua sono tra gli ambienti su cui l’uomo ha avuto il maggiore impatto: li ha inquinati, dragati e frazionati con dighe e barriere, ne ha cementificato e rettificato gli argini, alterandone profondamente la natura e la funzionalità. Queste azioni hanno avuto un impatto negativo sia sulla biodiversità che sugli stessi esseri umani, le loro abitazioni e le loro attività economiche, rendendoli maggiormente vulnerabili alle alluvioni.
Ripristinare gli ecosistemi degradati che versano in condizioni precarie, riducen-do le pressioni sulla biodiversità. Nella pratica ciò richiederà l’elaborazione un nuovo quadro giuridico e di target vincolanti. In questo contesto la Commissione europea propone di:
• migliorare lo stato di conservazione di almeno il 30% degli habitat e delle specie il cui stato non è oggi soddisfacente;
• recuperare almeno 25.000 km di fiumi a scorrimento libero;
• arrestare e invertire il declino degli uccelli e degli insetti presenti sui terreni agricoli, in particolare gli impollinatori;
• ridurre l’uso e i rischi dei diserbanti di sintesi in genere, dimezzando quelli più pericolosi;
• adibire almeno il 25% dei terreni coltivabili all’agricoltura biologica, migliorando la diffusione delle pratiche agro-ecologiche;
• ridurre di almeno il 20% l’uso di fertilizzanti di sintesi;
• piantare almeno 3 miliardi di alberi, nel pieno rispetto dei principi ecologici, e proteggere le foreste primarie e antiche ancora esistenti;
• evitare le “catture accessorie” di specie protette o ridurle a un livello che consenta il pieno recupero delle popolazioni.
“La natura è vitale per il nostro benessere fisico e mentale, filtra l’aria e l’acqua, regola il clima e impollina le nostre colture”, ha commenta-to Virginijus Sinkevičius, Commissario europeo all’ambiente. “Ma ci stiamo comportando come se non avesse importanza e la stiamo perdendo a un ritmo sen-za precedenti. Questa nuova strategia sulla biodiversità si basa su ciò che ha funzionato in passato e aggiunge nuovi strumenti che ci porteranno su un percorso verso la vera sostenibilità, con vantaggi per tutti”.
Non sarà facile tradurre in interventi concreti questi ambiziosi enunciati, ma la competenza e la passione dimostrate dal ministro Costa nell’illustrarli mi hanno fatto ben sperare.
Questa nuova strategia mi sembra, insieme al Green new deal e al progetto Farm to fork, di cui parlerò in un prossimo articolo, una prima scalfittura al Pensiero unico rappresentato dal Sistema economico dominante: quel Neo liberismo che vede in ogni cosa e in ogni persona un oggetto da sfruttare per trarne il massimo profitto, passando sopra a tutto il resto, comprese la salute e la stessa vita umana, come ci stiamo accorgendo in questi tristi mesi di pandemia.