Si è costituita a Roma l’assemblea collaboratori del Messaggero. Proclamato lo stato di agitazione. L’iniziativa, sotto l'egida del sindacato dei giornalisti, è una risposta alla riduzione unilaterale dei compensi con la formula del "prendere o lasciare" decisa dall’editore del quotidiano romano in data 15 giugno 2020.
Una decurtazione che è solo “l'ultima di una serie iniziata più di dieci anni fa, che ora arriva in un contesto in cui i collaboratori sono pagati con importi sotto la soglia minima di dignità professionale, e soprattutto, al di fuori dei minimi tariffari previsti dall'Accordo tra Fieg e Fnsi sul Lavoro Autonomo sottoscritto nel 2014 ed allegato al Cnlg Fieg-Fnsi”.
Caltagirone sa bene, sostengono i giornalisti non dipendenti che “i collaboratori sono una componente fondamentale nella confezione del prodotto editoriale a ogni latitudine. Per questo è del tutto irricevibile e discriminante la prassi aziendale di differenziare le tariffe a seconda che i giornalisti si occupino di cronaca nazionale o locale», si legge nel documento conclusivo della riunione”. Perciò l'Assemblea contesta “il comportamento aziendale per aver inviato la suddetta modifica unilaterale all'indomani di una sottoscrizione di un accordo per l'accesso all'ammortizzatore sociale riguardante i giornalisti dipendenti che ha portato notevoli risparmi”.
Lo stato di agitazione, si sostiene, è finalizzato all'apertura di un confronto con l'azienda e al ritiro della proposta unilaterale di riduzione dei compensi. Si chiede dunque “fin da ora all'editore di revocare la comunicazione con effetti immediati e ai colleghi del Cdr e delle Associazioni regionali di Stampa competenti per territorio di affiancare i colleghi, insieme con la Fnsi, nel confronto aziendale. Il giornalismo di qualità è un contributo fondamentale per arricchire il dibattito del Paese. Il lavoro di giornalisti senza diritti, senza tutele e senza garanzie non può che riflettersi sull'intera società”.