In un Pianeta che letteralmente arranca sotto il peso dell’inquinamento e dello sfruttamento delle risorse, concentrate in poche mani mentre la maggior parte degli uomini manca di quelle più elementari, il libro – La forza della vocazione, Conversazione di Papa Francesco (con Fernando Prado) tradotto in dieci Lingue tra cui il cinese, edito da EDB (pag.118, euro 9,50), fresco di stampa, è come un sassolino gettato in uno stagno che crea mille cerchi concentrici allargantisi a raggiungere ogni luogo e ogni cosa. Una pura ventata di speranza e di amore per la vita e il Mondo. E, soprattutto, come sottolinea Fernando Prado, amore da innamorato di Gesù che si fa bambino per portare a chi vuole accoglierla, liberamente, la lieta novella.
La conversazione con Padre Fernando Prado, sacerdote clarettiano e docente di Teologia della missione all’Istituto Teologico di Vita religiosa a Madrid, si è svolta in agosto nella residenza del Papa, Casa Santa Marta, dove egli vive rinunciando ad occupare gli appartamenti papali. Una lunga conversazione che ha toccato tanti punti riguardanti la società contemporanea, con un accenno alla società liquida, priva di riferimenti solidi, di saldezze, quale definita da Bauman, ed in particolare la realtà della vita consacrata, le difficoltà espresse dalla crisi delle vocazioni in Occidente mentre, sottolinea Papa Francesco, gli altri Continenti sono serbatoio vivo e vitale di vocazioni. Alle domande di Prado il Papa risponde con chiarezza, profondità e al medesimo tempo semplicità. Si parte dalla affermazione che papa Francesco ammira chi è consacrato, sia in un Ordine che sacerdote secolare, e lavora attuando la teologia della vita consacrata col dono di sé, sia che essi insegnino, siano in Missione o in ospedale o nelle parrocchie. Papa Francesco racconta un episodio toccante che invita a riflettere e pensare, nei momenti di scoramento, che in silenzio, con umiltà e una fortissima vocazione, nel mondo ci sono persone che danno tutte se stesse per il bene degli altri dando una prova di fede salda. Racconta il Papa che durante un viaggio apostolico nella Repubblica Centrafricana aveva incontrato una religiosa di 84 anni che viveva in Congo da oltre sessant’anni e gli riferì che era ostetrica e aveva assistito a più di tremila parti. Era arrivata in canoa perché voleva incontrare il Papa e aveva portato una bimba di circa tre anni la cui madre era morta dandola alla luce. Allora la suora aveva adottato la bambina che la chiamava mamma. Inoltre per la spesa raggiungeva in canoa quella località ogni settimana e si mostrava piena di vita, di energia. Meravigliò il Papa per la tenerezza e la forza della vocazione. Il Papa ricorda con commozione una visita in Amazzonia dove vide le tombe di tanti missionari, molti giovanissimi. Dice il Papa che essi andrebbero tutti canonizzati, sono santi di tutti i giorni, santi della porta accanto. Egli sostiene fondamentale sia l’inculturazione, cioè l’assimilazione con la cultura altra, del luogo in cui si è in missione.
La conversazione si sviluppa seguendo uno schema tratto da Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte secondo cui è necessario ricordare con gratitudine il passato, vivere con passione il presente e aprirsi con fiducia al futuro. Si parla così della vita consacrata nel postconcilio. Papa Francesco sostiene che molto sia mutato in meglio, con apertura verso il mondo esterno ma ciò che egli teme è che attualmente il processo di rinnovamento possa essere guidato dall’ideologia, volgendosi verso uno gnosticismo e quindi verso la teoria piuttosto che la pratica. Si parla di tensioni per quanto riguarda la vita consacrata femminile negli USA ed egli sostiene che in molti istituti le monache erano costrette a seguire regole rigidissime e a chiedere il permesso per tutto alla superiora. Ciò si sarebbe verificato fino agli Anni Ottanta, è quindi ovvio che, dice il Papa, aperte le dighe, ci sia stata uno scroscio inarrestabile che sta ora rientrando nell’alveo. Il Papa parla delle difficoltà incontrate quando salì al Soglio che vanno risolvendosi. Sostiene che la Chiesa stia diseuropeizzandosi, che negli altri Continenti ci sia vitalità e freschezza nell’ambito della vita consacrata. Internazionalizzazione della vita consacrata fondamentale momento di svolta. Altro punto è la memoria feconda nel senso di ricordo dei Padri fondatori degli Ordini da cui si deve trarre linfa vitale per un’evoluzione e arricchimento della vita consacrata. Come nelle famiglie i piccoli devono stare e parlare con i nonni per una crescita equilibrata, così deve avvenire tra i religiosi. Non si deve smettere di essere innamorati di Gesù ed è necessario trasfondere questo ardore a chi ci sta vicino aiutandolo e seguendolo. Tra religiosi non deve mancare il dialogo, e la riflessione, il discernimento che dà la maturità necessaria a una persona consacrata. Papa Francesco parla con naturalezza della sua vocazione, della decisione di entrare nella Compagnia mosso soprattutto dal desiderio di aiutare, fare qualcosa. La forza della vocazione si traduce sempre in gioia. E nel seguire i giovani che vogliono consacrarsi è fondamentale l’attenzione dei formatori, il dialogo, il discernimento, non smette di sottolineare Papa Francesco. La vita consacrata deve essere, direi, una sorta di maieutica che fa emergere la personalità del giovane, sviluppandone le caratteristiche. Nella formazione si deve fare un lavoro da artigiano, sostiene il Papa, piuttosto che un lavoro poliziesco. Molto interessante la sottolineatura del diffuso clericalismo nelle parrocchie, nei gruppi, presso i conventi. Ciò significa ritenersi eletti, un atteggiamento aristocratico che, mi permetto di aggiungere, mi è capitato di trovare in alcuni gruppi parrocchiali. Altro difetto è la mondanità che si esprime nel vestire, nell’atteggiamento. Semplicità è l’antidoto e non è necessario indossare abiti talari perché la mondanità si rivela anche in questi casi.
Papa Francesco guarda con fiducia al futuro, trae esempio dai missionari, dal fermento di rinnovamento presente in Ordini e comunità. Sostiene l’importanza della formazione dei giovani, della diffusione della cultura tra essi perché il Male si annida nell’ignoranza, nell’incapacità di discernimento. Educare al bene, alla bellezza, alla verità scaccia le tenebre dell’ignoranza radice del Male
Papa Francesco si rivela ancora una volta, come scrive Prado, gigante e semplice, un uomo di Dio entusiasta e insieme realistico. Nelle sue parole c’è verità, sapienza e passione. Francesco è un uomo veramente innamorato di Gesù Cristo.